Farina di grilli e il consumo inconsapevole di insetti

In Italia sta creando scalpore l’autorizzazione rilasciata dall’Ue della commercializzazione della polvere parzialmente sgrassata del grillo domestico come nuovo alimento. Saremo capaci di accettarli e adattarci a questo nuovo stile alimentare, al di là di quello che si definisce consumo inconsapevole di insetti? Intanto è già pronta la prima pasta prodotta con farina di grilli.

Una volta ci volevano guerre e pestilenze per imprimere profondi cambiamenti nel modo di pensare e di vivere delle persone. Oggi non è più così, per fortuna (anche se, nel suo piccolo, il Covid19 ci ha messo del suo), e forse per la prima volta nella storia, i cambiamenti epocali sono il risultato di qualcosa di nuovo e di positivo che sta prepotentemente crescendo dentro di noi. La nostra capacità di adattamento come esseri umani è straordinaria ed è ciò che ci ha consentito di arrivare fin qui. Solo che, da qualche anno, le cose stanno cambiando radicalmente e non siamo più noi a doverci adattare all’ambiente o alle circostanze, ma abbiamo raggiunto la capacità di piegare questi ultimi ai nostri bisogni e, purtroppo, anche ai nostri capricci. Di cosiddette “svolte epocali” l’umanità ne ha viste e vissute tante, ma oggi questi termini non sono più sufficienti per descrivere ciò che sta accadendo durante la nostra esistenza.

Farina di grilli e consumo inconsapevole di insetti

In Italia sta creando scalpore l’autorizzazione rilasciata dall’Ue della commercializzazione della polvere parzialmente sgrassata del grillo domestico (Acheta Domesticus) come nuovo alimento.

Iniziamo col dire che la commercializzazione di insetti a scopo alimentare era già stata introdotta in Europa il primo gennaio 2018 con un altro Regolamento Ue dedicato ai cosiddetti “novel food”, cioè il riconoscimento di insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da Paesi terzi. Sappiate che oltre ai grilli domestici (Acheta domesticus), nell’Unione Europea è già possibile commercializzare anche la larva gialla della farina (Tenebrio Molitor) e la Locusta migratoria.

L’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) a tal proposito, ci tiene a precisare, per la tranquillità dei futuri consumatori che, sebbene i regolamenti che disciplinano l’immissione sul mercato di questi nuovi alimenti siano recenti, non si deve pensare ai novel food come a qualcosa di non conosciuto e rivoluzionario. Questi nuovi alimenti, infatti, sono presenti da sempre nella nostra alimentazione, seppur spesso si faccia fatica a ricordarlo. Si trovano, ad esempio, soprattutto in quei prodotti che presentano una colorazione rossa o tendente a queste tonalità: al posto del colorante vegetale, spesso viene usato un prodotto noto come estratto di cocciniglia.

È possibile trovarlo negli yogurt, succhi di frutta, bitter, liquori, caramelle o ancora certe marche di aranciata, dove la dicitura che ne segnala la presenza è “Colorante E120” o “acido carminico”.

Chi di noi quest’estate non ha fatto un aperitivo sorseggiando uno spritz? Beh io fortunatamente quasi ogni sera e quasi ogni sera ho fatto un aperitivo con gli insetti.  Il colorante rosso dello spritz, infatti, è prodotto con derivati della cocciniglia. Nessuno lo sa, nessuno si sconvolge.

Va poi ricordato che ci sono tutta una serie di altri insetti che inevitabilmente finiscono già in altri cibi. A certificarlo è stato uno studio del Centro per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Università Iulm di Milano. Il consumo inconsapevole medio di insetti per gli italiani si aggira ogni anno sui 500 grammi: questi animali sono considerati contaminanti alimentari comuni e sono tollerati in piccola percentuale.

Dall’aranciata coi moscerini (fino a 5) alla cioccolata con 8 pezzetti di insetti, per non parlare poi di insalate, passate di pomodoro e succhi di frutta, lo studio sottolinea come la farina di insetto approvata dall’UE potrebbe essere solo un’aggiunta ad una già nutrita lista di insetti che finiscono nei piatti.

In Italia intanto con buona pace dei ministri Francesco Lollobrigida e Matteo Salvini (che l’ha definito «una follia») stanno per arrivare sulle tavole i primi spaghetti torinesi a base di farina di grillo. Sono prodotti da Italian Cricket Farm, azienda di Scalenghe (To), nata nel 2007 e prima società italiana a chiedere l’autorizzazione per commercializzare polvere di grilli sul mercato alimentare umano. Il via libera definitivo della vendita che dovrebbe arrivare tra 60 giorni, porterà dunque la pasta di grilli nei supermarket e nei ristoranti. Oltre che miele, barrette energetiche e biscotti ottenuti con polvere di grillo domestico. Ricordiamo, inoltre, che oltre al grillo domestico si possono già mangiare cavallette, locuste e larve gialla della farina.

Che sapore ha la pasta di farina di grilli

Ma al dì là della polemica e dei sì o dei no, la domanda che tutti si fanno è: come è e che sapore ha la pasta di farina di grilli?

All’occhio la pasta di Italian Cricket Farm ha un colore più scuro, simile a quella integrale, il sapore si avvicina a mandorla e nocciola, ma dipende da quanta farina di grillo si mette nel piatto. E, proprio per questo suo sapore, la farina di grillo è perfetta con i prodotti da forno, sia dolci che salati ed è ideale per pane, crackers, biscotti e torte.

Sembrerebbe buona, dunque. Così come anche dal punto di vista nutrizionale: i grilli sono altamente proteici. Proteine complete di alta qualità, contenenti tutti gli amminoacidi essenziali. Ma non solo, i grilli sono una fonte ricca di fibre e minerali come il calcio e il ferro (oltre il doppio di ferro rispetto agli spinaci), di vitamina B12 (una vitamina carente nella dieta vegetariana e vegana) e di acidi grassi omega 3. Ricordiamo, inoltre che non si usano antibiotici per fare crescere i grilli.

Praticamente, portando in tavola le tagliatelle con farina di grillo e altre pietanze a base di questo alimento, potremmo favorire la crescita e lo sviluppo dei muscoli e il rafforzamento delle ossa. Inoltre sembra che aiutino a prevenire problematiche quali l’anemia sideropenica e quella megaloblastica.

Ma, nonostante ciò, i cibi con gli insetti continuano a dividere e Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole, si è schierato ancora una volta contro i piatti a base di insetti: “Nel nostro e in altri paesi europei il cibo è tradizione, cultura e identità. La Dieta Mediterranea è riconosciuta dal 2010 patrimonio immateriale dell’Umanità dall’Unesco e da anni è considerata, anche oltreoceano, come la migliore al mondo. Un regime alimentare semplice, equilibrato che non solo concorre a contenere e prevenire diverse patologie ma è anche sostenibile. Ai nuovi alimenti a base di insetti continuiamo a preferire, difendere e valorizzare il nostro Made in Italy”.

Sebbene in molti, allineandosi alla linea di pensiero patriottica e nazionalista di Centinaio saranno contrari a questa nuova forma di cibo e alimentazione, il business del mercato degli insetti commestibili, considerati cibo del futuro, cresce vertiginosamente e oggi vale quasi un miliardo di euro nel mondo.

Vorrei però soffermarmi a pensare e prendere in considerazione una questione: fra i vari comportamenti che vengono definiti “intelligenti” si ritrova costantemente l’adattamento, ossia la capacità dell’individuo di sapersi adeguare alle mutevoli circostanze dell’ambiente fisico e sociale. Molti studiosi definiscono l’intelligenza come la capacità di cambiare insieme con il mondo che ci circonda.

La società evolve sempre più velocemente nel mondo contemporaneo. Nella storia, anche in quella più recente, non era mai accaduto che si verificassero mutamenti profondi nell’organizzazione del lavoro, del proprio tempo, nella vita privata e nelle sue abitudini ed i suoi ritmi, mutamenti tali da interessare generazioni intere. Ciò comporta e comporterà uno sforzo di adattamento via via crescente per le generazioni coinvolte.

Sapersi adattare significa allora essere aperti a eventuali modificazioni delle nostre abitudini, della nostra vita e, alla lontana, anche del nostro modo di pensare. Chissà fino a che punto saremo in grado di accogliere un cambiamento oppure preferiremo sempre il “Meno sai e meglio stai”.

Il fonio, l’antico e nuovo cereale che fa bene.