Trattoria Verbano e la semplicità del passato

Trattoria Verbano

Il dibattito sulle trattorie è uno dei tormentoni più attuali nel mondo dell’enogastronomia. Si parla tanto di quelle che si definiscono “moderne”, accusate spesso di esser costose e di non essere autentiche come i locali di alcuni decenni addietro. Al tempo stesso vengono demonizzate le trattorie caratterizzate da una proposta gastronomica di livello molto basso. C’è chi è fautore dell’abbondanza nei piatti e chi pretende di poter mangiare antipasto, primo, secondo e dolce a prezzi di moda prima della caduta del muro di Berlino. Poi, ogni tanto, può capitare di imbattersi in posti che riescono a far rivivere il piacere di stare a tavola, addirittura in compagnia conversando con gli altri commensali (pratica oramai in disuso nell’epoca delle chat e delle notifiche), fregandosene di impiattamenti ed eventuale frastuono creato dall’allegro vociare. Un luogo di questo tipo è la Trattoria Verbano.

La Trattoria

Perché è arredata con gusto e semplicità, senza scomodare il Maradona degli architetti per impressionare ma al tempo stesso senza rinunciare alle scelte stilistiche. Ma anche perché i camerieri non sono pinguini imbalsamati ma neanche clown invadenti. O perché mise en place e stoviglie sono quelle giuste, da trattoria che non deve far rima con sciatteria. Perché quando il locale è pieno il vociare è intenso, ma si percepisce che è un insieme di voci festanti. E soprattutto perché si mangia bene, con un rapporto tra qualità, quantità (non facciamo sempre gli snob, magna è bello) e prezzo di tutto riguardo.

Piazza Verbano è trafficata di giorno e tranquilla di sera, è circondata da palazzoni alti che donano una densità abitativa di tutto rispetto. Ma a prescindere da quanto persone possano esserci in zona o quante possano passeggiare nei pressi della trattoria, il successo di una realtà ristorativa è determinato dalla soddisfazione dei clienti. Ed il livello dell’esperienza gastronomica scaturisce dall’insieme di elementi citati in precedenza: ambiente, servizio, cibo. Stop.

Ascolta l’intervista a Marco Morello su Radio Food Live

La prova d’assaggio

Potrei descrivervi piastrelle e sedie, banconi e vetrate, giochi di luce e panelli fonoassorbenti. Ma questo diverrebbe uno dei tanti articoli fotocopia che vengono scritti in occasione del lancio di un locale, come nel caso della Trattoria Verbano. E quindi vi parlerò solo di una cosa: il cibo. Perché qui (mea culpa per il ritardo) ho scoperto le “Uova in trippa”, ho provato delle ottime “Bruschette con i calamari”, dei golosi “Fagioli alla ‘mbriacona”, giusto per iniziare all’insegna dell’intensità dei sapori. Ma anche i primi sono dello stesso livello, dalle “Fettuccine al ragù di coda” alla classica “Carbonara”, dagli irresistibili “Spaghettoni burro e acciughe” ai secondi, con il “Maialino da latte alle erbe con friggitelli” che si fa amare per il contrasto tra la morbidezza della carne e la croccantezza della cotenna.

Dietro a tutto questo c’è la mano di Marco Morello, oramai decano di aperture e consulenze nonostante la giovane età, che ha voluto dare un’impronta chiara, decisa, coerente al menu, con preparazioni che richiamano gesti del passato. Il senso ad un pasto è sempre dato, a mio diabetico avviso, dal dessert, e qui tra il “Tiramisù” e il “Gelato allo zabaione con croccante di mandorle e scaglie di cioccolato fondente” c’è l’imbarazzo della scelta. Anzi, non scegliete. Prendeteli entrambi.