La minestra maritata: condivisione di cibo e gusto sulle tavole pasquali

Tra le tante ricette del pranzo pasquale napoletano è impossibile dimenticare la minestra maritata: un’unione di carne e verdure che regala gioie al palato.

Siamo sotto Pasqua e, come ad ogni festività che si rispetti, siamo alle prese con il pranzo da preparare: quello iconico, immancabile, che ci dedichiamo solo in quest’occasione, oppure uno nuovo, per sperimentare qualcosa che fino ad oggi non abbiamo provato.

Siamo sotto Pasqua e a Napoli si inizia a preparare la minestra maritata. Qualcuno potrebbe ribattere che si faccia a Natale ma, come tutti i piatti delle feste, ha subito delle modifiche, e negli ultimi anni dal giorno di Santo Stefano ha iniziato a essere preparata anche nel giorno di Pasqua. Forse, tanto tempo fa, era effettivamente una minestra pasquale: alcune persone la conoscono così. Nei miei ricordi il suo calore mi ha sempre accompagnato il 26 dicembre.

Non importa fino infondo, perché come ogni piatto della tradizione, la ricetta, la storia e le radici non sono semplici da individuare.

Ministrare, ovvero condividere

La minestra maritata è infatti una tradizione consolidata che vede il sodalizio tra carne di maiale e verdure a foglia verde, da questo deriva la specifica data al suo nome: maritata, ovvero sposata.

Per quanto riguarda il significato della parola minestra è interessante attingere una nuova ottica dalle parole di Massimo Montanari, storico dell’alimentazione : “parola magica, di amplissimo spettro semantico, che richiama un’infinità di preparazioni diverse. In questo caso la parola non evoca neppure un genere di vivanda, ma piuttosto un gesto. Un gesto di fortissimo significato conviviale: ministrare, somministrare, distribuire. Il gesto di offrire e condividere il cibo […]. In questo gesto il bisogno di nutrimento si sublima in un’idea di fortissimo significato, rappresentando la solidarietà degli uomini che si riuniscono attorno al desco per celebrare il rito collettivo della sopravvivenza, nel calore di un cibo che li affratella.”

Carne e verdure nella minestra maritata

La minestra maritata, oltre ad essere simbolo di unione e condivisione, è anche alla portata di tutti. La carne che viene impiegata per prepararla è data dalle parti povere del maiale: orecchio, guancia, piede, muso, l’immancabile salsiccia di polmone, tipica dell’entroterra campano. Spesso si impiega anche carne di gallina e manzo, ma non esiste una ricetta unica: ci si accontenta delle interiora che il macellaio ha a disposizione, e se si vuole si prendono dei pezzi di carne per bollito. La cottura dei pezzi di carne avviene in un grande pentolone insieme ad un mazzetto di erbe aromatiche, sedano, carote e cipolla.

Le verdure, invece, sono tutte caratterizzate da sapori e consistenze diversi, talvolta contrastanti, motivo per cui devono essere preparate separatamente e bilanciate nella quantità. Torzelle, broccoletti, cicoria, verza, scarola, borragine, bietole sono quelle che vengono maggiormente utilizzate.

Il matrimonio

Solo nella fase finale le verdure si uniranno alla carne, quando si consoliderà “o’ spusarizio”, ovvero, il matrimonio.

Indubbiamente non è una ricetta veloce, anzi, prepararla richiede un distacco dalla vita frenetica che potremmo quasi cogliere come un’occasione, un regalo non solo per il palato ma anche per la nostra mente. È già tardi però, è ora di iniziare a pulire le verdure perché Pasqua si avvicina!

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