Dolci italiani o dolci stranieri? Questo è il dilemma.

Il gusto cambia, così come le mode. Quel che resta è l’eterna lotta fra chi è fedele alla tradizione e chi è disposto ad aprirsi al cambiamento e, perché no, apprezzarlo di più. Nelle nostre pasticcerie sempre più presenti i dolci stranieri.

La rivoluzione del gusto ha raggiunto anche il mondo dei dolci. La globalizzazione ha portato un cambiamento importante a livello gastronomico e questo lo si può notare anche dal netto mutamento dei banconi delle pasticcerie. Se una volta dilagavano cannoncini e cavolini alla panna, oggi la pasticceria internazionale si sta ritagliando un grande spazio. Al di là dei grandi classici come croissant e bignè, sono i sapori più “esotici” a incuriosire il pubblico.

Dolci stranieri, quali sono i trend del momento

Grazie all’analisi effettuata da SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali, è possibile stilare una lista delle preferenze italiane del momento. Le ricerche sul web evidenziano un incremento esponenziale per quanto riguarda i dorayaki, i dolci giapponesi resi celebri in Italia dal cartone animato Doraemon. Al secondo posto troviamo i mochi, altra tipicità del Sol Levante che precede i baklava mediorientali.

La spiegazione è rintracciabile nell’aumento di informazioni con cui ogni giorno ci si trova ad avere a che fare. Essere a contatto con culture differenti può essere visto come motivo di crescita personale, anche dal punto di vista culinario. Andare a mangiare un kebab sotto casa può trasformarsi in un’occasione di scoperta di un nuovo dolce straniero che potrebbe stupire e aggiudicarsi un posto nel parterre dei fine pasto del cuore. Un incontro fortuito, nato un’inspiegabile dose di coraggio che porta a svoltare la propria idea di cucina; si, perché non sempre le novità sono viste di buon occhio, ma molto spesso sanno stupire.

Il ruolo dei social nelle nuove mode dolciarie

Aprendo i social è praticamente impossibile non imbattersi in qualche ricetta in stile “Ti spiego come fare i fluffy pancake più soffici del mondo”. La tradizione giapponese ben si presta a video ricette scenografiche, ma si adatta molto bene anche al gusto nazionale. Questi pancake, ad esempio, hanno trovato posto anche in caffetterie e locali dove fare colazione, soppiantando i classici americani, cornetti e fette di torta. E che dire di mochi e moon cake, a base rispettivamente di riso glutinoso e simil pasta frolla? Gli influencer ne propinano mille versioni e il pubblico ne va alla disperata ricerca.

La crescente diffusione delle pasticcerie in stile nordico è altro sintomo di grande richiesta di dolci stranieri. Anche qui i social hanno avuto un grande ruolo grazie all’assidua presenza di immagini e video dedicati a cinnamon rolls e lievitati scandinavi.

È davvero una battaglia quella tra dolci stranieri e italiani?

Dati alla mano, l’interesse verso i dolci stranieri è in continuo aumento. Questo non significa che si debba intraprendere una crociata verso questo nuovo trend, piuttosto si dovrebbe imparare ad avere mezze misure e non prendere una posizione netta senza lasciare spazio per altre idee. La tradizione dolciaria italiana conta grandi classici come i baci di dama e i maritozzi che da sempre procedono fianco a fianco con le altre paste della festa per rendere felici grandi e bambini.

Se ai grandi vassoi della domenica venissero aggiunti alfajores sudamericani o corni di gazzella marocchini, che direbbero nonni e genitori? Forse non ne sarebbero così soddisfatti, forse li assaggerebbero, ma pur di non dar soddisfazione non esprimerebbero la loro approvazione, o forse li mangerebbero con gusto. Questo è tutto da vedere, di certo rimane che l’idea di cucina come la si intendeva fino a qualche anno fa è cambiata. Oggi l’influenza multietnica è presente dall’antipasto al dolce, sia nei ristoranti che a casa. Sempre più spesso si ricercano ricette straniere per provare nuovi sapori o per andare incontro a nuove tendenze, questo non significa, però, rinnegare la storia gastronomica italiana.

Al supermercato con il tecnologo: le merendine.