Pangoccioli ad oltranza

Quando la Fame Chimica chiama, puntate dritti verso Ostiense

Non dobbiamo spiegarvi cos’è la Fame Chimica. Piuttosto dobbiamo spiegarvi come combatterla. Ognuno di noi ha un metodico e indiscutibile rituale che applica con una eccezionale dose di impegno (e l’utilizzo della parola dose non è certo casuale). Infatti, quanto più è fornito il vostro joint, tanto più lunga sarà la caccia al cibo della sopravvivenza. E qui le leggende si sprecano: c’è chi punta al rimedio salato, quello più trucido, quello più unto. Quello che, come il cinghiale della nota reclame (come dicevano i nonni), ti si mette comodo sull’esofago e tu sei lì che lo guardi, cantandogli la ninna nanna per i quattro giorni a seguire… e poi c’è il rimedio dolce, rigorosamente porco, libidinoso desiderio delle notti più buie e senza ombra di dubbio cioccolatoso. Un dolce senza ritegno, che fa scoppiare una coronaria al sol guardarlo. Un dolce che tecnicamente definiremmo: sbrodoloso.

Da veri esperti quali siamo, abbiamo effettuato estenuanti ricerche sul campo, viaggiando sull’altalena della bilancia che prima sale e poi scende a seconda dell’impegno profuso e finalmente, in una notte come tante, girovagando per la capitale con una combriccola di noti estimatori di marija, ci imbattemmo in un luogo sacro sulla Via Ostiense e sul cui altare si immolava Lui: il Pangocciolo al Nocciolatte.

Una pallina di pane morbido al latte, sul cui dorso lucido si stagliava una distesa di nei di cioccolato fondente, sublimi gocce che attraversando il palato ti inviavano un’immediata schicchera al cervello, tanto da solleticarci il risveglio. Ma ciò che realmente ci ha spalancato gli occhi è stata lei, la suprema crema di nocciole color avorio che l’omino sul banco infondeva con veemenza all’interno del panino aiutato da uno stantuffo penetrante, ripieno ovviamente di libidine alla nocciola. Una cosa talmente pornografica che per ascoltarla bisogna aver compiuto almeno sedici anni.

Dopo quella notte nulla fu più come prima. Averlo assaggiato è stato come una rivelazione sulla Via dell’Ostiense, per l’appunto. La dipendenza da Lui ci ridusse a cercarne inutili copie in giro per la città, seppur nemmeno fossimo in chimica. E così capimmo presto che, sia fame chimica oppure un semplice languore, poco importa: Il Pangocciolo va bene per tutte le ore!

(Foto: Vanessa D’Orazi)