Lo strano fenomeno della cucina Itanglese

Itanglese

L’Itanglese, ovvero la Carica dei 101 nuovi termini enogastronomici difficili da digerire…

Al contrario di Paesi come Francia e Spagna dove il fenomeno si mantiene su livelli tutto sommato accettabili, da un paio di decenni impetuose ondate di anglicismi si riversano nell’uso dell’italiano parlato e scritto. Una sorta di morbus anglicus capace di “infettare” e “corrompere” anche la nostra bella lingua in qualsiasi campo, compresi quello della ristorazione e dell’enogastronomia.

Dal cibo di strada allo street food

Nella percezione del parlante comune la parola straniera è sempre, almeno tendenzialmente, più espressiva di un sinonimo italiano. Inoltre, a parità di condizioni, l’anglicismo è dotato di maggiore emotività ed evocatività. Possono entrare in ballo fattori come l’attenuazione, l’eufemismo, la reticenza. Un esempio su tutti: oggi lo street food non più ha nulla a che vedere con l’aura rustica, rurale del cibo di strada di un tempo. Adesso sa di internazionale, sembra più raffinato e meno provinciale del suo predecessore, in compenso costa di più e continuiamo ad acquistarlo nelle solite bancarelle o nei chioschi di sagre e fiere.  

La scarsa conoscenza della lingua inglese in Italia

All’inizio della diffusione dei computer in Italia a metà degli anni ‘80, apparve con evidenza un fatto: sebbene gli anglicismi lussureggiassero nei cataloghi commerciali, apparivano più raramente nei manuali di istruzione e addirittura scomparivano nei trattati scientifici di teoria dei sistemi e di informatica. Il caso suggerì un’ipotesi: dietro tutti gli usi linguistici c’era una questione di “densità di cultura”. A chi conosce davvero una lingua straniera, compresa, parlata e scritta correttamente (ahimè in Italia una bassissima percentuale di popolazione, nell’ordine del 20-22%) non viene nemmeno in mente di esibirla fuori tempo e luogo come faceva “l’ammericano” di Alberto Sordi o come pappagalleggiano spesso troppi “finti moderni”.

L’Itanglese

Usare vocaboli inglesi senza tradurli o sostituirli a quelli italiani anche quando esistono equivalenti nazionali di pari efficacia le alternative (nel 90-95% dei casi) che facciamo morire perché non le utilizziamo, non significa essere “internazionali”, ma “provinciali” e culturalmente limitati. Vuol dire rinnegare la nostra storia e le nostre radici per scegliere di diventare creoli. Questo è il virus che sta soffocando la nostra lingua. Chi, con l’alibi dell’internazionalismo o del tecnicismo insostituibile vuole dirlo in inglese mente: sta semplicemente imponendo la propria visione del futuro della nostra lingua (non più l’italiano, ma l’itanglese) e il proprio senso di inferiorità verso l’inglese. Correggere il grave, persistente analfabetismo nazionale in materia di lingue straniere è una via più lunga, ma forse più produttiva di qualche ukase contro tutti quegli inutili forestierismi.

L’elenco di 101 termini

Ecco allora l’elenco di 101 termini con riportata a fianco la corrispondente parola in italiano. Sono solo una parte dei tanti barbarismi nei quali mi imbatto quotidianamente leggendo menu di ristoranti, articoli di giornale, navigando su siti internet che trattano di enogastronomia o semplicemente guardando programmi di cibo alla TV. E tutti riguardano – beninteso – piatti, ricette di cucina italiana e ristoranti presenti nel nostro Paese.

terminetraduzione o parola corrispondente in italiano
ALL-YOU-CAN-EATTUTTO A VOLONTÀ o A VOLONTÀ
APPETIZERANTIPASTO, STUZZICHINO
BACONPANCETTA AFFUMICATA
BAGUETTEFILONE (DI PANE)
BARBECUEGRIGLIATA
BARMAN – BARTENDERBARISTA
BISTROTsovente scritto anche BISTRÓ, significa CAFFÈ PARIGINO e, per estensione, TAVERNA, MESCITA
BLENDMISCELA, MISTURA, UN MISTO
BLENDERFRULLATORE A IMMERSIONE
BREAKFASTPRIMA COLAZIONE
BRUNCHpasto di origine americana consumato nei fine settimana tra le undici ed il primo pomeriggio che unisce e sostituisce prima colazione e pranzo. Da noi è stato tradotto in un improbabile COLANZO. Per non incorrere in ridicoli neologismi (e fors’anche mangiare in maniera più corretta) meglio fare colazione prima e pranzare poi agli orari canonici italiani
CAKETORTA o FOCACCIA DOLCE
CANAPÈTARTINA
CATERINGSERVIZIO DI RISTORAZIONE (alimentare per matrimoni, cerimonie, eventi o in aereo)
CHEFCAPOCUOCO
CHIPSPATATINE FRITTE A FETTE SOTTILI
CHUTNEYSALSA INDIANA A BASE DI FRUTTA E SPEZIE
COCKTAILBEVANDA MISCELATA, ARLECCHINO (termine arcaico non più usato)
COFFEE BREAKPAUSA CAFFÈ
COMFORT FOODCIBO CONFORTANTE, CIBO CONSOLATORIO
CONTESTCONCORSO
COOKIEBISCOTTO
COURSEPORTATA. L’articolo nel quale ho trovato questo termine, riportava – a onor del vero – CORSE che, tradotto dall’inglese, significa cadavere (!)
CRAMBERRIESMIRTILLI ROSSI (AMERICANI)
CORNFLAKESFIOCCHI D’AVENA
CRUMBLESBRICIOLATA
CUPCAKEDOLCETTO, TORTINA
DECANTERDECANTATORE (PER VINO)
DETOXDEPURATIVO, DISINTOSSICANTE
DINING ROOMSALA DA PRANZO
DINNERCENA
DOGGIE BAGletteralmente sacchetto per il cane. Si tratta di una vaschetta in alluminio o di un sacchetto di carta che si richiede al ristorante per portare a casa il cibo avanzato. Corrisponde a CONTENITORE DEGLI AVANZI
DRESSINGCONDIMENTO
DRYSECCO
FILLINGRIPIENO
FINGER FOODSTUZZICHINO/I. indica ciò che si mangia con le mani, senza posate, come patatine, pizzette, tartine. Possono essere anche cibi serviti o venduti in un cartoccio
FOODCIBO
FOOD & BEVERAGECIBO E BEVANDE
FOOD FESTIVALFESTA DEL CIBO
FOOD TRUCKCHIOSCO AMBULANTE, FURGONE RISTORANTE
FOODIEAPPASSIONATO DI CIBO
FREEZERCONGELATORE
ICING / FROSTING (amer.)GLASSATURA
GARNISHnel mondo del bere miscelato si riferisce ad un ORNAMENTO
GINGERZENZERO
GLAMOURDI FASCINO, PRESTIGIOSO
GLUTEN FREESENZA GLUTINE
GOURMANDGOLOSO, GHIOTTONE. BUONGUSTAIO
GOURMET (1)ESPERTO DI CIBO
GOURMET (2)PIETANZA o PIATTO PREPARATO CON INGREDIENTI DI QUALITÀ
GRILLGRIGLIA, GRATICOLA
HAMBURGERSVIZZERA, PANINO CON CARNE
HAPPY HOURletteralmente ora felice. È la fascia oraria in cui le consumazioni costano meno. Equivale al neologismo APERICENA. Meglio PROMOZIONE APERTIVO
HOME RESTAURANTRISTORANTE DOMESTICO, RISTORANTE CASALINGO
HOMEMADEFATTO IN CASA
ITALIAN SOUNDINGCONTRAFFAZIONI ALIMENTARI DALL’ONOMATOPEA ITALIANA, PRODOTTI PSEUDOITALIANI
JELLYGELATINA
JUICE – FRUIT JUICESUCCO – SUCCO DI FRUTTA
JUNK FOODCIBO SPAZZATURA
LIGHTLEGGERO, CON POCHI GRASSI E/O CALORIE
LIMELIMETTA
LOCATIONletteralmente identifica il luogo scelto per l’ambientazione di una ripresa cinematografica. In generale LUOGO, AMBIENTAZIONE, POSIZIONE
LUNCHPRANZO
LUNCH BREAKPAUSA PRANZO
LUNCH BOXCONTENITORE PER IL PRANZO, SCHISCETTA
MADE IN ITALYPRODOTTO IN ITALIA o genericamente PRODOTTI ITALIANI
MARSHMELLOWSTOFFOLETTE
MIGLIO 0anche se citato o scritto in italiano, corrisponde a CHILOMETRO 0 (o km. 0)
MILK-SHAKEFRAPPÉ
MIXERFRULLATORE
MIXOLOGYABILITÀ NEL PREPARARE UNA BEVANDA MISCELATA
MUFFINFOCACCINA DOLCE DA TÈ
MUGTAZZONE, TAZZA GRANDE CILINDRICA
ON THE ROCKSCON GHIACCIO
PACKAGINGCONFEZIONE, IMBALLAGGIO
PANCAKECRÊPE
PET FOODCIBO PER ANIMALI
PIETORTA, PASTICCIO
PUDDINGBUDINO
RAISINUVA PASSA
RUNNERTOVAGLIETTA ALL’AMERICANA
SALADINSALATA
SANDWICHPANINO IMBOTTITO, TRAMEZZINO
SHOW COOKINGSPETTACOLO CULINARIO
SMOOTHIEFRULLATO o VELLUTATA. È riferito ad una bevanda a base di frutta
SNACKSPUNTINO, STUZZICHINO
SOUPZUPPA
SPONGE CAKEPAN DI SPAGNA
STEAKBISTECCA o FETTA DI CARNE
STREET FOODCIBO DI STRADA
SUGAR FREESENZA ZUCCHERO
TAKE AWAYPER ASPORTO
TEXTURECONSISTENZA
TOPPINGDECORAZIONE, GUARNITURA, COPERTURA
VEGANVEGANO
VEG e VEGGIE

(contraz. di VEGETARIAN)

VEGETARIANO
VINTAGED’ANNATA, D’EPOCA
WEDDING CAKETORTA NUZIALE
WINE BARENOTECA, VINERIA
WINE COOLERCESTELLO DEL GHIACCIO
ZESTSCORZETTA DI ARANCIA O DI LIMONE

Non si tratta quindi di una crociata contro le lingue straniere, tantomeno a sfavore dell’impiego di contaminazioni inglesi che, da computer a mouse, da shampoo a toast, non hanno un equivalente nazionale accettato di pari efficacia. Esistono forestierismi insostituibili come sport, utili come autobus o Wi-Fi, ma anche molti superflui e l’elenco sopra riportato ne è un esempio.

Esistono alternative realistiche?

L’intenzione è trovare alternative italiane realistiche alla moltitudine di ridicole locuzioni straniere che sentiamo o leggiamo ogni giorno. Non a caso, i puristi della lingua italiana sostengono che il nostro idioma sia ricco di termini e di sfumature e che quindi, il più delle volte, non esista la reale necessità di usare parole straniere. Come si è visto, food può essere benissimo sostituito con cibo, così come location con luogo o ambientazione e texture con consistenza. Se ciò non avviene è proprio per questioni di pigrizia, di ignoranza linguistica e di snobismo linguistico all’inverso: uso le parole inglesi al posto di quelle italiane per sembrare più disinvolto, più colto o, in questo caso, per “parlare in punta di forchetta”. E, personalmente, tra i due tipi di snobismo, preferisco di gran lunga quello italico a quello anglosassone. Nonostante ogni giorno parli e scriva fluentemente in inglese…