27 cose che rovinano l’atmosfera al ristorante. Prima parte.

I cellulari nuocciono alla salute dei bambini. Lasciate a casa entrambi! Ovvero le cose che rovinano l’atmosfera al ristorante. Roberto Mirandola con la sua ironia e arguzia trova 27 fattori o motivi che possono rovinare l’atmosfera durante una cena al ristorante. Vediamo quali sono, qui la prima parte di questi.

Ormai è un dato di fatto: mai come in passato mangiamo fuori più frequentemente e per i motivi più diversi. Pranziamo o ceniamo al ristorante, in trattoria, in osteria, alla tavola calda, per lavoro, per festeggiare qualche ricorrenza particolare, per trascorrere un po’ di tempo con gli amici oppure per provare un locale che ci è stato consigliato o che, per qualche motivo, ci incuriosisce.

Ma cosa rovina l’atmosfera quando andiamo al ristorante?

La qualità scadente del cibo è la condanna unanime che il popolo dei frequentatori di ristoranti solleva più abitualmente. Esistono molte altre ragioni, tutte però accomunate da un unico risultato: guastare la nostra esperienza risto-gastronomica. Ecco quindi la classifica – in ordine del tutto casuale – dei 27 motivi più comuni.

1. PORZIONI SCARSE

Non è un dato scientifico, ma in molti ristoranti stellati o di alto lignaggio sembra vigere una bizzarra regola secondo cui le porzioni dei piatti sono inversamente proporzionali al prezzo. Ottima maniera per uscire dal locale poco appesantiti ma, vista la nota acuta dell’impegnativo conto finale, con il portafoglio sottoposto a terapia dimagrante d’urto.

2. APERITIVO

Al ristorante, soprattutto se elegante, non c’è niente di meno elegante della furbizia. Fa sentire subito ben accolti la domanda del cameriere sorridente: «Posso offrirvi un aperitivo?» soprattutto se si presenta già con la bottiglia in mano non appena seduti a tavola. Peccato poi accorgersi al momento del conto che quell’atto di cortesia aveva un prezzo. Variabile tra 4 e 6 euro.

3. TAVOLI VICINO ALL’INGRESSO O AL BAGNO

I primi da evitare per il “traffico pedonale” foriero di ventate di aria gelida all’entrata e all’uscita dei clienti nel periodo invernale. Gli altri per le folate di disinfettante dal lezzo acre, dalla fragranza di sapone liquido industriale accompagnati dai caratteristici miasmi dei locali di servizio.

4. MUSICA DI SOTTOFONDO

La musica al ristorante deve essere consona in termini di contesto e di volume per l’ascolto “distratto” o, ancor meglio, per creare la giusta atmosfera. È davvero fastidioso subire quei pochi brani ripetuti ad intervalli regolari per mancanza di adeguato repertorio. Meglio investire pochi euro al mese abbonandosi ad una delle numerose web radio che trasmettono canali musicali dedicati senza interruzioni pubblicitarie.

5. TELEFONO CELLULARE

A tavola il telefono va ostracizzato: nonostante io stesso mi macchi quotidianamente di questo crimine contro la convivialità, ritengo sia una delle più alte forme di maleducazione socialmente accettata. In ogni circostanza e non solo a tavola.

  • Stare chini sul telefono a “pattinare” con l’indice sullo schermo non prestando alcuna attenzione verso gli altri commensali rappresenta la quintessenza della scortesia.
  • Vicini di tavolo che usano i telefoni cellulari come fossero in riunione nel loro ufficio. Ecco perché negli Stati Uniti si stanno diffondendo locali dove l’uso del telefono, così come qualsiasi dispositivo abilitato alla ricezione Wi-Fi, è visto come un sigaro cubano in un asilo infantile.
  • Avviso apparso sul menu del ‘Ristoro Re di Puglia’ di Coltano (PI): I cellulari nuocciono alla salute dei bambini. Lasciate a casa entrambi!

6. VIETATO FUMARE

Alzarsi da tavola guadagnando l’uscita per andare a fumare da soli o in branco. Pessima pratica, ma occorre comprendere che i tabagisti sono dei tossicodipendenti. Inutile chiedere loro di essere educati.

7. STUZZICADENTI  

Se in un ristorante sono a tavola, è già un buon motivo per cambiare locale. Che sia per scribacchiare sulla tovaglia mappe o messaggi, per spezzettarli nervosamente o per tenerli stretti tra le labbra una volta finito di mangiare, particolarmente quest’ultimo, è sempre uno spettacolo di cattivo gusto. Gli stuzzicadenti devono essere dimenticati comunque, da chiunque e dovunque.

8. VENDITORI DI FIORI E QUESTUANTI

Trovo insopportabile dovere insistere per non comprare rose (e – aggiungo – spesso di provenienza dubbia, qualità discutibile e nient’ affatto a buon mercato), tantomeno fare finta di ignorare chi mette le mani sul nostro tavolo appoggiando paccottiglia accompagnata da pizzini sudici e sgualciti per sovvenzionare fantomatiche associazioni.   

9. BAMBINI MALEDUCATI

Nella classifica delle cose che rovinano l’atmosfera al ristorante la categoria dei bambini maleducati e/o urlanti, probabilmente figli di genitori affetti da una strana patologia di sordo-cecità, insidia a pieno titolo il gradino più basso del podio di questa particolare classifica. Senza voler legare i bambini strepitanti con lo spago da arrosto né ammutolirli con il proverbiale limone in bocca, proviamo a non imporre i nostri figli agli altri. Perché va bene il metodo Montessori, ma noi, probabilmente, eravamo commensali migliori. Oppure, come è avvenuto per il divieto di fumare, propongo di affiggere per legge all’entrata di ogni locale l’avviso letto tempo fa in un ristorante in Liguria: I bambini non guardati dai genitori saranno presi e venduti come schiavi.  

10.        COPERTO…

La presenza del costo del coperto, variabile tra 2 timidi euro agli assurdi, sfacciati 19 vessati in occasione di un’esperienza personale, con la scusa del cestino di pane “fatto in casa” o del “saluto della cucina”. Tassa da corporazione, anacronistica stortura tipicamente italiana impossibile da spiegare agli stranieri. All’estero già da molto tempo hanno capito che per evitare l’effetto-coperto spesso unito ad un’altra iniqua gabella, quella del servizio – uno dei tanti bracci armati di chi denigra l’Italia – è molto meglio edulcorarla nei prezzi delle singole pietanze.  

Che dire poi della lenta scomparsa della tovaglia e, in qualche caso, addirittura della tovaglietta stile-americano di carta accompagnata dalla presenza sempre più frequente del tovagliolo in tessuto-non-tessuto? È forse il preludio all’imminente introduzione della posateria in plastica cromata usa-e-getta?

11.        … E SERVIZIO

Prestazione, variabile tra il 10 e 15% del totale del conto, imposta (in tutti i sensi) da alcuni ristoranti. Trae origine dal passato quando non c’erano i contratti di lavoro ed il personale veniva pagato a percentuale sulle ordinazioni dei clienti e dei tavoli che serviva. All’epoca, il servizio era, appunto, la retribuzione dei camerieri. È paradossale che questa voce sia rimasta anche oggi, nonostante i camerieri siano regolarmente retribuiti. Pur trattandosi di un addebito chiaramente pretestuoso, nessuna norma lo vieta e l’unica condizione è che sia specificato nel listino prezzi.  

12.        CAMERIERE

Quello del cameriere è un lavoro duro, faticoso. Per le cameriere è anche peggio, soprattutto perché una buona percentuale di uomini, solitamente vecchi e/o frustrati che si siedono al tavolo di un ristorante ritiene come preciso dovere di maschi provarci. Purtroppo per loro le cronache non hanno mai riportato di cameriere scappate con i clienti. Molto meglio pensare di intrattenere rapporti con il cuoco, soprattutto se è affermato.

Un cameriere scortese può rovinare la serata. Si può essere nel migliore locale con il migliore chef del mondo, ma se la sala non funziona non c’è niente che si possa fare per raddrizzare la barca. La stragrande maggioranza dei ristoratori non ha ancora compreso che il lavoro del cameriere in un ristorante ha lo stesso peso di quello di un cuoco: se non all’altezza, rischia di creare disastri. Troppo di frequente si trova in ristoranti di livello personale non formato, ma a volte anche scontroso, dallo scarso acume o palesemente alle prime armi. Negli istituti alberghieri, oggi, tutti ambiscono a diventare chef relegando il servizio in sala come un ripiego. I ristoratori, ancora oggi, investono sui cuochi e mai sul personale di sala con risultati che talvolta possono determinare le sorti del locale.

Nasce Agriexperience, viaggio sostenibile tra tradizione e natura