La frittura fa male! Un altro mito da sfatare

la frittura fa male: un mito da sfatare

Nuovo appuntamento con la nostra consulente per la nutrizione Daniela Galdi che in questo articolo ci racconta come realizzare una buona frittura, senza alterare le proprietà degli alimenti e sfatando i falsi miti su questa tecnica di cottura.

La frittura è una metodologia di cottura che prevede l’immersione di un alimento in un grasso bollente, il risultato è un piatto particolarmente appetitoso (“fritto è buono anche il cartone” si diceva qualche tempo fa) ma, secondo credenze comuni, anche molto calorico e pericoloso per la nostra salute. Da questa convinzione ne è risultato che soffritti e fritture sembrano ormai del tutto spariti dalle nostre tavole, sostituiti da cotture al vapore, alla piastra o bolliture.

Ma è proprio vero che la frittura fa male?

Quando si parla di frittura, l’opinione comune tende a considerarla poco salutare. Questo è particolarmente vero se pensiamo alle fritture dei fast food o di alcune pizzerie, dove i supplì e altre delizie vengono presentati con un preoccupante colore marrone, risultato di olio usato ripetutamente e di qualità discutibile. In questi casi, la frittura può effettivamente risultare dannosa. Tuttavia, se ci concentriamo su una frittura ottimale, preparata in casa seguendo semplici regole di preparazione, scopriamo che la frittura può essere uno dei metodi di cottura migliori per preservare quasi del tutto le proprietà organolettiche degli alimenti.

La frittura, se fatta bene, non è solo gustosa ma offre anche vantaggi per la salute. Quando un alimento viene immerso nell’olio bollente, si forma una crosta superficiale che blocca la fuoriuscita dei nutrienti e preserva le proprietà nutrizionali del cibo. Inoltre, questo processo stimola la produzione di bile da parte del fegato, necessaria per emulsionare i grassi e renderli più digeribili. Questo maggiore afflusso di bile non solo migliora le capacità digestive, riducendo il senso di pesantezza e sonnolenza post-pasto, ma favorisce anche l’eliminazione delle tossine liposolubili, difficilmente eliminabili con il sudore o l’urina.

la frittura fa male: un mito da sfatare

Alcuni accorgimenti per realizzare una frittura a regola d’arte

Innanzitutto utilizzare oli con punto di fumo elevato: la temperatura ideale per friggere è intorno ai 180°C. L’olio di semi di girasole, con un punto di fumo di 130°C, e l’olio di arachide, con un punto di fumo di 160°C, non sono ideali poiché iniziano a produrre sostanze tossiche a queste temperature. L’olio extravergine di oliva, con un punto di fumo di 210°C, è la scelta migliore, poiché non produce tossicità durante la cottura.

Altro dato importante è asciugare bene il fritto: dopo la cottura, è fondamentale asciugare il cibo fritto su carta assorbente o carta paglia per eliminare l’eccesso di olio e ridurre il sapore forte che molti associano all’olio d’oliva in frittura.

In ultimo, ma non per importanza, meglio non friggere quotidianamente: la frittura non deve essere un metodo di cottura quotidiano, ma uno sfizio da concedersi 1 o 2 volte alla settimana. In questo modo, anche il costo più elevato dell’olio extravergine di oliva diventa più accettabile.

Conclusioni

In conclusione, sebbene la frittura abbia una cattiva reputazione, può essere parte di una dieta sana se eseguita correttamente. Utilizzando oli di alta qualità e seguendo semplici regole di preparazione, la frittura può diventare un metodo di cottura non solo sicuro, ma anche benefico per la salute. Inserire cibi fritti nella dieta, se preparati con attenzione, non solo soddisfa il gusto, ma aiuta anche a preservare le proprietà nutrizionali degli alimenti, offrendo un elevato potere saziante. Quindi, non escludiamo i cibi fritti dal nostro regime alimentare, ma impariamo a friggerli nel modo giusto!

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