Italiani sempre più bio, anche al supermercato.

Crescono i consumi bio in Italia, complice la pandemia. I dati BioBank mostrano una crescita continua in dieci anni e su tutti i tipi di canali: dalla grande distribuzione ai negozi specializzati.

L’emergenza Covid ha accelerato il consumo degli alimenti biologici. Tra gli italiani da due anni a questa parte si è palesata, e poi confermata, una certa voglia di salute e sicurezza. Questo ha portato nell’ultimo anno ad un aumento del 7% degli acquisiti di prodotti bio Made in Italy nel 2021 sfiorando il record di 7,5 miliardi di euro di valore fra mercato interno ed esportazioni.

Crescono i consumi bio. Numeri e canali di vendita

Questo è quanto ci dicono i dati Biobank, che evidenziano peraltro che le vendite nell’ultimo decennio di crescita ininterrotta sono più che raddoppiate (+122%). Crescita che si conferma su tutti i canali di spesa, dai supermercati (+4,3%) ai negozi (+7,8%) fino agli altri canali alternativi, come i mercati degli agricoltori, che segnano una crescita del 4%.

Ogni canale ha una sua dinamica e la stessa crescita ottenuta risponde a determinati fattori. Di sicuro ci sono i numeri totali che segnano i 4,6 miliardi di euro, che si suddividono tra 2,2 miliardi di vendite nei supermercati, mentre nel canale storico dei negozi specializzati ci aggiriamo intorno ad un miliardo di euro. Per la prima volta nell’ultimo anno si assiste al sorpasso della Grande Distribuzione.

In dieci anni l’incidenza dei due canali sul totale delle vendite al dettaglio si è quindi capovolta: i supermercati sono saliti dal 31 al 56%, i negozi sono scesi dal 53 al 26%, in linea con quanto accade già in Francia e Germania. Complice e motivo di questa impennata di ricerca del bio nella GDO sono i prodotti bio a marchio proprio, un’offerta che passa dai 644 del 2001 ai 5.851 del 2020.

Leggi il Focus Bio Bank Supermercati 2021

Il bio al supermercato

Andando a studiare cosa accade nei singoli supermercati vediamo che Coop si conferma al primo posto con 950 referenze, al secondo entra Dm con 605, al terzo Esselunga con 485. L’ortofrutta rappresenta il 22% di tutte le referenze bio nelle marche della Gdo. Considerando che per ogni prodotto bio a marchio della Gdo (Mdd) ne entrano quasi tre con le marche dell’industria (Idm), si stima un totale di 22mila referenze bio, variamente distribuite in circa 24mila punti vendita, solo nelle 27 catene censite. Nel 2020 restano 8 le catene della Gdo con prodotti equosolidali nelle proprie marche. Salgono invece a 13 le catene con cosmesi naturale o bio certificata per un totale di 766 referenze. La scelta di investire su una propria marca certificata di cosmesi è la naturale evoluzione dell’offerta a marchio di alimenti biologici.

I negozi specializzati

Scende invece e ancora il numero di negozi bio, arrivati a quota 1.291 nel 2020, in calo da tre anni consecutivi (-10% in totale). I negozi legati alle catene specializzate sono il 41% del totale, in calo per il secondo anno consecutivo, con una flessione totale del 16,6% dovuta a due fattori. Da un lato la riduzione del numero di catene operanti in Italia con il passaggio di Biobottega e Piacere Terra sotto l’insegna NaturaSì nel 2019, poi la chiusura dei 16 negozi Bio c’ Bon nel 2020. Dall’altro il progressivo passaggio d’insegna tra Cuorebio e NaturaSì con la conseguente razionalizzazione della rete di negozi sul territorio. Negozi storici, insieme alle piccole botteghe, che nel tempo hanno “educato” il consumatore verso un certo tipo di consumi, che ora per una questione di comodità e convenienza spesso sceglie il Bio del supermercato.

La svolta green degli italiani è testimoniata dal boom dei mercati contadini a chilometri zero, sempre più diffusi e indicati dal 73% degli italiani come il luogo dove tornare a fare acquisti, secondo Coldiretti/Censis, spinti anche dalla volontà di recuperare o mantenere il rapporto diretto, di fiducia tra consumatore e azienda agricola. Ancora una volta il mercato si dimostra un’organizzazione di valore economico, sociale e antropologico, rappresentando un ruolo di tradizione popolare, di socialità e scambio e non solo di qualità e bontà.  Luoghi inoltre che negli ultimi anni hanno anche acquistato il ruolo di promotori dell’educazione alimentare, diffondendo la conoscenza dei territori.

Bio italiano all’estero

Sempre dai dati BioBank è chiara l’espansione dei consumi di prodotti biologici italiani anche all’estero, dove sono sempre più richiesti, in particolare in Usa e Germania.

Tra i principali clienti del tricolore a tavola ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto con un incremento del 15%, ma positivo l’andamento anche in Germania che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 7%, e in Francia (+7%) che è stabile al terzo posto mentre al quarto c’è la Gran Bretagna dove però le vendite arretrano dell’1% a causa delle difficoltà legate alla Brexit, tra le procedure doganali e l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Fra gli altri mercati – evidenzia la Coldiretti – si segnala la crescita del 15% in quello russo e del 31% su quello cinese

Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con – evidenzia la Coldiretti – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Il Belpaese – continua la Coldiretti – è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

Se i consumi crescono cosa accade sul versante della produzione?

L’Italia è il primo Paese europeo per numero di aziende impegnate nel biologico con 70mila produttori e 2 milioni di ettari di terreno coltivati. In poche parole almeno 1 campo su 4 (25%) dedicato al bio in Italia.

Un trend che è diventato realtà e sta muovendo delle economie importanti per il made in Italy, non solo dal punto di vista produttivo e dell’investimento, ma anche da quello dell’immagine e della qualità che vanno per forza di cose tutelate. Per questo – sottolinea la Coldiretti – occorre approvare subito la legge nazionale sul bio che prevede anche l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale.

Il ddl sul marchio “bio italiano” emanato nel 2020 prevede maggiori controlli anti truffa e contraffazione, sostenendo l’impiego di piattaforme digitali per garantire piena informazione su provenienza, qualità e tracciabilità dei prodotti.  Si spera in un’ accelerazione politica a questo punto.

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