Amaro Estense: il recupero della tradizione

Ferrara, terra dove la gastronomia rinascimentale sfodera piatti come il pasticcio, un’intera lista della spesa chiusa in una frolla dolce degna di un banchetto reale. Forse, quello che serve per riprendersi dopo le ricche portate quattrocentesche è proprio l’Amaro Estense.

La tradizione culinaria di Ferrara è conosciuta per la sua ricchezza di ingredienti e sapori. Questo è possibile grazie alla qualità delle materie prime del territorio, come la zucca ferrarese, l’aglio di Voghiera e, spostandoci verso il Delta del Po, le acquadelle e le anguille. Piatti di terra e di mare che permettono di creare dei veri e propri capolavori gastronomici. Per favorire la digestione di queste laute pietanze si consiglia il consumo di un amaro a fine pasto. Non uno qualsiasi, però, L’amaro Estense.

La riscoperta dell’Amaro Estense

Una ricetta dimenticata nelle cantine fra una salama da sugo e una Zia (il salame all’aglio locale). Un dimenticatoio di tutto rispetto, ma pur sempre un dimenticatoio. Grazie all’impegno di Antonio Romagnoli, ferrarese DOC, oggi è possibile degustare di nuovo l’Amaro Estense. Una guida ambientale escursionistica che ha preso in mano la tradizione un tempo portata avanti dall’Antica Distilleria di Mirabello di Ferrara, fondata nel 1824. Il motivo? “Spesso ai ristoratori veniva chiesto un prodotto locale come digestivo e la risposta era sempre una: ‘Non l’abbiamo’” racconta Romagnoli.

Se Ferrara ora può vantarsi di un prodotto tutto suo, il merito è di Antonio che, con l’aiuto di una distilleria locale, ha estratto dal cilindro la storica ricetta. Gli agrumi coltivati presso la Loggia degli Aranci del Castello e le erbe raccolte presso la tenuta di caccia degli estensi non sono più un ricordo.

Dove nasce il recupero dell’Amaro Estense

Il punto di partenza è legato all’attività di guida escursionistica di Antonio Romagnoli. Lo scenario è quello di San Vito di Ostellato, dove era solito accompagnare i turisti tra attività di birdfeeding e intermezzi gastronomici. L’assenza di un fine pasto adeguato l’ha portato alla ricerca dell’antica ricetta del vecchio amaro locale, andato poi perduto e dimenticato con il passare del tempo. Un modo per far rivivere la storia ferrarese del passato, ma per dare anche un futuro a queste eccellenze del territorio.

Una gradazione alcolica pari a 28 volumi e un mix di erbe segrete a cui si aggiunge un tocco aromatico con gli estratti di agrumi. In poche parole, in una sola bottiglia è concentrata l’essenza di Ferrara, tra le antiche reminiscenze di corte e i propositi per un presente volto alla riscoperta della qualità. Perché la tradizione si fa anche attraverso i prodotti e l’Amaro Estense racchiude al meglio questa teoria.

Amaro Estense e Amaro DeltAntico: la scoperta del territorio attraverso la distillazione

Una vera e propria arte quella della distillazione che ha portato alla nascita dell’Amaro Estense e del suo fidato compagno di viaggi: l’Amaro DeltAntico. Un nome che richiama le sue origini lungo il Delta del Po. Un fine pasto aromatico che racchiude l’essenza del territorio attraverso l’utilizzo di erbe autoctone come la salicornia. Una specie vegetale che cresce sui terreni ricchi di sale marine e che, quindi, è in grado di apportare notevoli sentori aromatici anche all’amaro DeltAntico.

Ora, andare a Ferrara avrà un sapore più aromatico e concludere un pasto in cui si sono susseguiti cappellacci di zucca, somarine con polenta e burrose torte tenerine, non sarà più così complesso. Un bicchiere di Amaro Estense con due cubetti di ghiaccio porta via tutte le preoccupazioni e contribuisce a rilanciare questa produzione che valorizza il territorio e l’impegno di chi ce l’ha a cuore.

Arriva in libreria “Le Quattro Province a tavola – Storie di tradizioni culinarie”