La Tognazza, il vino che fa “Situescion”

 GianMarco Tognazzi eredita da papà Ugo una passione viscerale e la trasforma in un brand. Nascono i Vini La Tognazza: Alternativi, Creativi, Audaci, Irriverenti, Conviviali, come chi li beve.

Se il tuo life style è viverecon sereno e ironico distacco o addirittura allegramente, se essere sia leone che gazzella la mattina ti affatica, se dopo il secondo bicchiere chiami tutti amici miei, se la rivendicazione alla cazzata credi sia un tuo sacrosanto diritto, il Territorio Libero di Tognazza diventerà la tua Situescion.

La Tognazza, la genesi

Fautore intransigente di una libertà prossima all’anarchia, poco interessato alla sovrastruttura creata intorno la comunicazione del vino, perché confonde il ruolo di collante conviviale tra commensali che una bottiglia, a suo avviso, dovrebbe avere, per il team di Tognazza il vino è innanzitutto il mezzo con cui raggiungere meglio uno scambio di opinioni, ovviamente le più disparate. Così GianMarco Tognazzi e Alessandro Capria, suo compagno contemplativo, nonché consulente aziendale, giungono alla conclusione che le loro figlie avrebbero intrattenuto quel pubblico che avrebbe capito il loro punto di vista. “E devo dire che il risultato è stato sorprendente – sottolinea Alessandro – perché per quanto La Tognazza non sia una realtà grande, conosciuta ai più, le persone che si sono avvicinate l’hanno fatto sposando un life style. L’entrata in scena e il posizionamento sul mercato costituiscono un percorso che dura anni, partendo dalla vigna per arrivare alla bottiglia – e finirla, tutta, senza problemi. Alla domanda “Mission?” l’esitazione credo sia durata poco: partire dalla vigna per arrivare alla bottiglia. E finirla. Tutta. Anche da solo, senza problemi. L’impatto al bicchiere meno accattivante ma l’idea di bere un vino fatto bene, che racconti le storie e le passioni comuni, le girate, le suonate e quel senso di libertà che fa rima con quello che decidiamo noi“.

Si, ok, ma come e quando si beve?

La nostra prima bottiglia risale al gennaio del 2016, il 2019 era un po’ l’anno della conferma, la produzione era di 50-60 mila bottiglie ma il momento storico ci ha regalato una pandemia – spiega Alessandro – io e GianMarco arrivavamo da altre esperienze di vita, nessuno del team era un tecnico, ma la voglia di dedicare il proprio tempo ad una attività che prevedesse una migliore qualità della vita, magari a scapito di un atteso guadagno, ma sicuramente senza stress da risultato, ha messo tutti d’accordo“.

La collocazione sul mercato si è trasformata in una zingarata. Cioè in verità era partita bene, l’organizzazione c’era, ma il viaggio cambia la persona si sa, o in questo caso più la persona ha cambiato il viaggio. Quindi se la distanza più breve tra due punti è una retta, l’Asse Velletri- Londra è diventata una spirale tra Francoforte, Zurigo, Bruxelles fino a destinazione, passando per un luogo mitologico che i sopravvissuti sono soliti nomare Amsterdam. Grazie al monitoraggio delle dirette Instagram i protagonisti a bordo del Westfalia sono riusciti a tornare a Itaca entro i 10 anni (con un certo malcontento – ndr), accolti da un giornalista del Corriere della Sera, di cui si sono perse le tracce subito dopo l’intervista.

Questa premessa era doverosa per interpretare tre etichette che prima di tutto sono rappresentative di un modus vivendi reale, da cui parte, come sottolineato, tutto il progetto. Le prime tre in particolare inneggiano alla Libertà, al Viaggio, e a un Rock & Roll style. La nostra Situescion insomma.

I vini de La Tognazza

Tapioco – sabbia calda, tramonto..scatta l’aperitivo! Chardonnay e Vermentino regalano fraschezza, mineralità, un sorso persistente di frutti e fiori bianchi; i 12,5% vol lo rendono accessibile, ma guai a voi a pensarlo banale. Quel tocco di eleganza dello Chardonnay sul finale che vi renderà il protagonista del falò. Lei ancora ha i capelli bagnati, tu il costume, ma non ti sentirai mai più libero di così.

Come se fosse – si dibatte ancora sull’obbligo di prescrizione medica, maè assodato il beneficio al sistema enovegetativo apportato, tanto che l’Unesco non molla la presa per una candidatura de La Tognazza a patrimonio dell’umanità. Si vedrà. Al momento questo blend di Merlot e Sangiovese affinato fino a 6 mesi in barriques di rovere francese è una partita tra la morbidezza dei tasti del pianoforte di Ray Charles  e l’acidità delle corde di B.B.King. nel frattempo guardi saltellare nel rosso rubino tutti i frutti rossi, le amarene, i mirtilli. E viaggi. Grazie anche ai suoi 13,5 % vol.

Antani – sarà stato il blend di Syrah e Sangiovese, il suo affinamento in rovere francese per 6 mesi, il mix di spezie pepe nero, chiodi di garofano e cannella a corollario di un bel sorso pieno di prugna rossa e frutta rossa matura o sempre i famosi 13,5 % vol, ma l’Antani ha talmente acceso il senso eno-musicale di Pau dei Negrita, che in preda a un vortice di sensi ha prestato la schiena (in verità c’è una discussione in atto sul protagonista effettivo dell’etichetta, gira voce possa rappresentare un desiderio recondito di GianMarco di essere una rock star ) e la matita per la realizzazione di un’etichetta very very rock&roll! E’ ancora avvolto dal mistero il significato se il pugno alzato stia a significare “evviva abbiamo stappato l’Antani!, o  assuma più il significato “daje, questa è andata, stappiamone un’altra”. Ai posteri l’ardua sentenza.

Il Conte Mascetti…il Conte Mascetti è la bottiglia del lumergiovedì fisso tra amici, è l’inno alla zingarata, al diritto alla cazzata, il momento della rivendicazione al diritto di fare un po’ gli  stronzi finché non si fa del male a qualcuno, ma che male c’è?.. il vino dell’illusione di andare a caccia di nuove emozioni, quando sapete fin dall’inizio dove andare a cercarle per trovarvi la certezza. Antica filosofia tognazzana e parallelamente toscana, come l’areale da cui provengono il Sangiovese, Merlot e Sirah. Servono 12-15 mesi di barriques di rovere francese per restituire morbidezza, eleganza e equilibrio tra l’intensità della frutta rossa matura, a tratti spiritata, le spezie e le note tostate offerte dal legno. Si garantisce serva molto meno per terminare la bottiglia.

La Voglia Matta – E quando ripensi di non pensare più, ecco che ti ritorna quel ricordo di pesca, frutta esotica, di vaniglia e burro che persisteva addosso e in testa. Che coraggio, che fascino, che complessità…Ma no, lei  è solo un’amica, mi riferisco allo Chardonnay in purezza, alla malolattica in barrique, dove riposa circa 12 mesi. Anche se questa bottiglia ha tutto l’aspetto di un tributo alla femminilità. Lo terrò a mente.

 Casa vecchia –  E dopo che s’è girato, s’è mangiato, s’è bevuto che si fa? E si ritorna a casa. Quale? Quella vecchia..quella dove ti riposi, quella che quando entri c’è l’odore del sugo impregnato nei muri, quella dove scricchiola il pavimento sempre sotto la porta e senti rumore anche se non c’è nessuno. È qui che è bello tornare alla fine di ogni viaggio, dove è cominciato. “Casa vecchia fa buon brodo? Buon vino lo fa sicuro”. Sangiovese con un pizzico di Cabernet  Sauvignon, il rubino qui sfuma sul granato, al sorso è una staffetta di sentori, la ciliegia passa il testimone alla viola poi ai frutti di bosco che passano alla prugna matura e via in volata verso i terziari di tabacco e cuoio. Grande struttura, rassicurante coi suoi 18-20 mesi di affinamento in rovere francese, come una casa vecchia, senza tempo e per nulla scontato.

La Tognazza, oltre al vino una storia da raccontare

Progetto prossimo venturo?

Slitta al 2023 il Progetto Situescion che, dopo l’affermazione del brand vede la sua evoluzione in una sorta di Life Style dove tutto questo discorso di distacca dal vino e assume un aspetto più ampio che trova dimora in una sorta di eterotopia, dove lasci fuori ansie, frustrazioni entrando in un posto dove la pluridimensionalità ti ingloba e non sei più un numero. Non sei più l’autore di 20 album o l’ultimo sulla scala sociale stabilita, diventi un abitante de Il Territorio Libero di Tognazza. Qui “non esistonogerarchie e non esistono leggi, ognuno è libero di pensare e fare un po’ come cazzo gli pare. In Tognazza non esistono frontiere e quindi non esistono stranieri: tutti sono ben accetti, anche se a dir la verità guardiamo un po’ con sospetto gli astemi (..) il prodotto tipico del territorio libero di Tognazza è il vino. le manifestazioni pubbliche sono sempre accompagnate dai vini tipici del territorio, finanche quelle istituzionali. Non esistono istituzioni pubbliche ma le manifestazioni si organizzano lo stesso per poter bere vino e cantare tutti insieme”. Dietro questo progetto si capisce bene esserci una spinta generata da un sangue che comprende senz’altro globuli rossi e bianchi, ma nel caso della famiglia Tognazzi “anche una discreta percentuale di salsa di pomodoro”. È una questione di viscere.

La casa vecchia di Velletri è stata palcoscenico di eventi tragicomici come il famoso “scherzo” del clamoroso arresto di Ugo, riconosciuto come il cervello delle BR, con tanto di prove fotografiche che lo ritraggono mentre esce dal suo frigorifero bunker; è stata testimone delle leggendarie abbuffate da cui nacque la sceneggiatura de “La grande abbuffata” e “L’abbuffone”, famoso libro di ricette di Ugo che rievoca il suo ascetico attaccamento ai piaceri della tavola. Ma anche di momenti privati tra GianMarco e suo padre. La sua cucina tempio era occasione di una lezione di vita, di punti di incontro e scontro, era un momento privato in cui un figlio, condividendo gli interessi di un padre, cerca di stargli vicino il più possibile, e amare la sua cucina era per lui un modo per attirare l’attenzione di un padre spesso assente da casa per lavoro. Giammarco ha ereditato tutte le passioni da Ugo. Ha scelto di vivere nella casa di Velletri indipendentemente dall’intenzione di creare il brand Tognazza; era ed è molto legato a uno stile di vita bucolico e troppo a questo tipo di anfiteatro che lo ha segnato in modo particolare. 

Se si prova ad immaginare cosa potesse significare essere un bambino e ragazzo in un contesto di cene e assemblee con un Gassman, Philippe Leroy, un Antony Quinn, Villaggio, Vianello, e tutti gli altri compagni del consueto TTT -Torneo Tennis Tognazzi- che per 25 anni ha animato la fine di Agosto a Torvajanica, si capirebbe il significato di quanto raccontato da GianMarco: ”Ugo le chiamava le cene dei dodici apostoli, ed è facile capire che ruolo occupava nella tavolata. Ho avuto la fortuna di parteciparvi perché papà mi usava come riserva. Se mancava uno dei commensali, come Monicelli, Ferreri, Villaggio, avevo il privilegio di sedermi a tavola con loro e di apprezzare le straordinarie qualità istrioniche di mio padre. Per me era un’opportunità straordinaria, da quelle cene ho imparato tutto sul cinema e sul mondo. In quelle occasioni ho capito che volevo fare l’attore”.

L’organizzazione tornerà presto a riproporre nella lochescion storica Casa Museo i suoi memorabili eventi anconvenscional, le sue Situescion figlie delle cene che per decenni hanno animato gli stessi ambienti, tra un bicchiere di bianco e rosso, rigorosamente della casa, come da tradizione. Gli stessi ambienti dove nacque la Supercazzola durante momenti molto eno e poco logici, ma che aleggia ogni giorno sulla tenuta di Velletri, aspettando l’occasione per palesarsi. E nessuno rimarrà impunito. Neanche io, che mi sono ritrovata in macchina dieci cartoni vuoti di cui da tempo dovevano sbarazzarsi, omaggiati come un pezzi rari da conservare gelosamente.

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Photo di Christian Sana