Tenuta Monteti, un’eredità familiare di passione e ricerca.

Questa è la storia di Tenuta Monteti, un’azienda vitivinicola immersa in una valle dalle pendenze diversificate di Capalbio. Abbracciata da un monte e accarezzata dal vento del mare, dove i vini omaggiano l’integrità del territorio, la vigna ricambia con gratitudine. Siamo stati in azienda in visita.

Siamo abituati a pensare alla zona di Capalbio come a una delle località balneari più esclusive della costa maremmana, ma se decidiamo di inoltrarci al suo interno troviamo una zona incantevole, storicamente una delle zone più povere della Toscana, ma da circa venti anni sede di una agricoltura specializzata.

Tenuta Monteti, il sogno di Paolo Baratta

Qui nel 1998 l’ingegnere Paolo Baratta, dopo una serie di ricerche, ebbe la lungimiranza di individuare in questo territorio quello per poter realizzare un progetto che è sempre stato vivo nelle sue intenzioni, creare un vigneto di famiglia. Quando guardava la sua futura tenuta dall’alto del colle Monteti, vedeva solo un’antica porcilaia, una casa diroccata e una terra vergine cosparsa di massi da cui iniziare ad impegnarsi per realizzare un sogno, sogno che inizialmente aveva l’aspetto di una vera e propria sfida, ma con la sua attitudine a individuare i possibili sviluppi, quel luogo arcaico e incontaminato è apparso sotto i suoi occhi come un luogo magico. Quei massi ciclopici sarebbero diventati parte integrante del paesaggio, simbolo della Tenuta, oggi posizionati lungo il viale che la circonda; il colle, fondamentale nel proteggere le sue vigne dal vento eccessivo proveniente dalla vicina costa, sarebbe stato il suo gigante buono, per questo l’auspicio di un successo sarebbe passato attraverso l’attribuzione del suo nome all’Azienda.

Dal 2010 le redini sono tenute dall’attenta e appassionata professionalità della figlia Eva Baratta e suo marito Javier Pedrazzini, che ci accolgono all’ingresso della splendida casa tornata a nuova vita. Insieme ai padroni di casa e a un cantiniere d’eccezione, il maremmano Aron, passeggiamo verso i vigneti, scaldati da un sole incoraggiante e avvolti da un’atmosfera che sa di casa. Eva racconta che i suoi nonni acquisirono nel dopoguerra una proprietà nell’Oltrepò Pavese e si divertivano a vinificare Bonarda per soddisfazione personale, innestando nel figlio i semi di una passione che lo porterà, in futuro, a lasciare l’azienda lombarda al fratello e intraprendere la sua ricerca di terroir perfetto in Toscana, coadiuvato dall’enologo Carlo Ferrini, fino al colpo di fulmine.

Dopo un lungo lavoro di preparazione del terreno, la prima messa a dimora delle viti avviene nel 2000, la costruzione della cantina nel 2004, quindi la prima annata vinificata si realizza in quell’anno, che vedrà poi l’uscita sul mercato nel 2007. Nel 2018 Tenuta Monteti ha acquisito la proprietà vicina, alle pendici del colle Monteti, incorporando così oltre 5000 piante di olivi coltivati a regime biologico e 6 ettari di campi su cui piantare nuovi vigneti; 120 ettari di superficie totale, di cui 28 dedicati a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot, Alicante-Bouschet, Merlot e Mourvèdre per una produzione di circa 130.000 bottiglie.

Eva Baratta e suo marito Javier Pedrazzini

Sperimentazioni in vigna

Passeggiando a monte degli impianti, si vede maggiormente la suddivisione in campi separati da siepi e percorsi, a formare una scacchiera in cui le 6 varietà sono distribuite in 28 parcelle di un ettaro, in modo da avere la stessa varietà impiantata in diverse parcelle. Sul momento è difficile capirne il motivo, ma una precisazione dei produttori ha manifestato come ci sia un intento sperimentale e oggettivamente pratico dietro a questo impegno: assegnando la stessa varietà a diverse parcelle, creando al loro interno addirittura  micro parcelle, si ha la possibilità di produrre la stessa varietà separatamente, contrastando meglio le possibili annate difficili o le avversità climatiche. Questa organizzazione permette, inoltre, una ottimizzazione degli interventi in vigna, adoperandosi con un’agricoltura di precisione e lavorando di sottrazione, più che addizione di concimi e antiparassitari.

A ulteriore supporto, nel 2014 è stata installata una centralina meteorologica che, con i suoi sensori, individua precocemente un cambiamento climatico o la minaccia di eventuali agenti patogeni legata ad esso o uno stress idrico, consentendo di abbattere di circa il 40% i trattamenti; inoltre ulteriore intervento mirato di prevenzione e allo stesso momento di arricchimento della biodiversità, è la liberazione di coccinelle e anagyrus in primavera. Assaggi e analisi direttamente in vigna individuano la maturazione adeguata, cosi le diverse varietà potranno essere vinificate alla loro massima espressione varietale.

E’ risaputo che “il vino si fa in vigna”, ed ecco che l’attento dispendio di energie in fase di preparazione alla vendemmia si traduce in una vinificazione ideale che di lì a breve avverrà, dopo la raccolta manuale e il trasporto in cantina, anche questa è frutto dell’ingegno di Paolo Baratta. L’ingresso degli acini in tinaia di fermentazione avviene per caduta dal piano superiore, deputato alla selezione dei grappoli, attraverso delle proboscidi di acciaio. Questa operazione conferisce una naturale pigiatura soffice, l’integrità e la qualità del frutto. Quando è terminato il tipo di affinamento diversificato per ogni parcella, quelle con più struttura lo completeranno in barriques e tonneaux di legni scelti appositamente per accogliere il frutto delle diverse selezioni parcellari. Solo ad affinamento concluso si procederà all’assemblaggio in vasche di cemento per amalgamarsi, cui seguirà un ulteriore lungo affinamento in bottiglia.

I vini di Tenuta Monteti

E dopo tanto passeggiare e chiacchierare, arriva il momento che noi gaudenti bevitori aspettiamo con desiderio intenso e fremente, il confronto con le referenze. Apre le danze della degustazione l’Igt Toscana TM Rosè 2021, un Rosato da uve Merlot 70%, Cabernet Franc e Mourvedre in percentuali variabili; un bel corpo di 13% vol che sostiene una freschezza e sapidità meravigliose, frutto di pressatura soffice e fermentazione a freddo. Un tuffo nelle acque capalbiesi dalla cui spuma esce una bottiglia rosa pallido elegante e note di frutta estiva e agrumi. All’omaggio al vicino mare segue quello al latino Plinio il Vecchio e ad un refuso di trascrizione di un suo passaggio riguardo la descrizione della viticoltura in epoca romana nella provincia gallica Narbonense, in cui la vitis viene riportata come Carbunicam, in luogo di Narbonicam.

Come per le migliori ricette nate da una sbadatezza, questa nomina un grande Igt Toscana Caburnio 2017, specchio dell’incontro tra note mediterranee e collina. Blend di Cabernet Sauvignon circa 50%, Alicante-Bouschet 30-20% e Merlot 20-10%, matura per 12 mesi in acciaio, barriques e tonneaux di rovere francese, cui segue un anno di affinamento in bottiglia. Un sorso di ciliegia, lampone, spezia delicata e tostatura da invecchiamento, sostenuti da tannini suadenti e un finale fresco che ti fa dire “ancora”.

Per ultimo ma non ultimo, come in ogni degna conclusione di una grande sfilata, appare in pedana l’Igt Toscana Monteti 2017 con il suo sontuoso abito rosso rubino intenso e cangianti sfumature granate. Dopo 20 giorni di macerazione a contatto con le fecce, 18 mesi in barriques e tonneaux di rovere e ulteriori 24 mesi di affinamento in bottiglia, la sua veste elegante è pronta a racchiudere un’anima di frutta scura, sottobosco, sentori terziari persistenti nel finale, che regalano ad ogni sorso una freschezza di balsamicità,  preparando ogni boccone in abbinamento ad un nuovo sorprendente sorso. www.tenutamonteti.it

“Castellina in Chianti – Territorio, vino, persone”, il nuovo libro di Armando Castagno.