Se il capocollo è glamour è Santoro!

salumificio santoro

Può un salumificio essere glamour? Sì, se parliamo del Salumificio Santoro. Sì, se dietro a un prodotto come il capocollo ci sono due ragazze intraprendenti e appassionate, amanti del design e che hanno saputo donare un nuovo abito ad un prodotto di grande qualità e lunga tradizione.

Il Salumificio Santoro nato a Cisternino, un piccolo borgo della Valle d’Itria (Puglia), dalla caparbietà di Giuseppe Santoro e di Piero Caramia, macellai da più di quarant’anni, è ad oggi una delle realtà più apprezzate d’Italia nella produzione di salumi di qualità. La storia di questa azienda è rappresentata da quella di due famiglie: il sogno e la passione dei padri hanno contagiato le nuove generazioni, che hanno deciso di percorrere la stessa strada, ma ad una velocità nuova, più moderna e con un tocco originale che ha saputo dare vita e nuova identità all’azienda.

Artefici di questo rinnovamento sono state Angela e Micaela Santoro, cresciute letteralmente a pane e salame, e che hanno saputo creare il giusto mix di competenza, grande efficacia comunicativa, qualità del prodotto e design.

Siamo sorelle, ci chiamano Le Santorine, nostro padre ci ha trasmesso la grande passione per i salumi e stiamo provando a scrivere una nuova storia, in equilibrio fra tradizione e glamour. Siamo cresciute all’interno del salumificio e abbiamo respirato l’odore degli ingredienti, della fatica e il fascino di un antico mestiere, che da sempre è poco femminile” affermano all’unisono.

E in effetti essere un produttore di salumi significa appartenere a un ambito declinato prevalentemente al maschile, in cui è raro trovare delle donne, figurarsi poi delle ragazze giovani e carine. “Se nostro padre è stato caparbio nella sua visione di crescita, noi lo siamo ancora di più – dice Micaela –  vogliamo rendere questo mondo unico e soprattutto divertente. E perché no, essere anche un esempio per le donne del sud e non solo, comunicare che è possibile fare rete, crescere e cambiare gli stereotipi. Mi piace pensarci come delle femministe contemporanee”.

Le Santorine il know-how del salumiere lo hanno nel dna, la loro è una questione genetica. Dei loro prodotti, infatti, conoscono ogni singolo dettaglio, ingredienti, lavorazione, tradizioni che hanno saputo raccontare da sempre sul web attraverso il blog e i social network. Se poi ci aggiungiamo l’amore per la moda e le belle cose, una visione internazionale e aperta, ma soprattutto alternativa, ecco che nasce intorno al marchio un’immagine nuova, quasi di lusso.

Come ci conferma Angela: “Abbiamo apportato una rivoluzione vera e propria nella nostra brand identity e abbiamo voluto costruire un’immagine alta, che rappresentasse al 100% il valore e la qualità del prodotto attraverso un logo nero e oro e un packaging studiato nei minimi dettagli. Ricordo ancora la faccia di nostro padre quando lo vide la prima volta, disse che non gli piaceva perché sembrava il logo di una gioielleria. Ma era proprio ciò che volevamo: perché per noi i suoi salumi sono e valgono come gioielli”.

Tutto questo ha contribuito a elevare ancora di più un prodotto di grande qualità e a raccontarlo in giro per il mondo seguendo un filone narrativo differente, partendo proprio dalle loro radici robuste. E se parliamo di storia da raccontare quella del Salumificio Santoro è la storia ideale per ogni storyteller che si rispetti. Qui coesistono e si alimentano a vicenda tutti gli ingredienti come la tradizione, l’innovazione, il gusto e il territorio, ma anche i topic come l’eroe, la sfida e l’oggetto magico, che in questo caso è rappresentato dal re dei salumi della Valle d’Itria, il Capocollo di Martina Franca.

E sono proprio le Santorine a raccontarcelo: “Presidio Slow Food dal 2000, dal 2007 è stata istituita un’Associazione dei produttori Capocollo di Martina Franca che tutela questo storico prodotto con l’obiettivo di diffonderne la conoscenza a livello nazionale e non solo. E’ un prodotto storico perché segue un procedimento basato su una lavorazione minuziosa e tradizionale, che va rispettata e a cui noi ci atteniamo meticolosamente. Facciamo una marinatura nel vin cotto dopo la salagione a secco e una leggera affumicatura fatta con il fragno, una quercia presente solo nella Valle d’Itria, per cui la caratteristica che rende unico il Capocollo di Martina Franca è proprio la lavorazione con degli ingredienti tipici del territorio e introvabili altrove”.

Un salume tra i più rinomati ed apprezzati d’Italia, presente anche da Harrods a Londra, capostipite di una serie di prodotti di successo, che rispettano il territorio e la modernità, come la Santorella, cugina pugliese della mortadella di Bologna, o il Pancapocollo, l’unione golosa di un panettone artigianale e del capocollo, il dolce e il salato che ha letteralmente conquistato il web in questi giorni. Più glamour di così non si può!