Ripe del Falco, la storia di un vino in un bicchiere.

Ripe del Falco è l’etichetta di spicco dei vini di Ippolito1845, un vino che rappresenta l’espressione altisonante del Gaglioppo e conferma la longevità di questo vino. A Rende lo scorso 25 novembre abbiamo partecipato alla degustazione di 5 annate storiche. Qui vi raccontiamo i nostri assaggi.

La cantina IPPOLITO1845 è ubicata nel centro di Cirò Marina, cuore della viticoltura calabrese, l’azienda include una tenuta agricola di oltre 100 ettari, distribuiti tra dolci colline e spazi pianeggianti a ridosso del mar Ionio dove la vite ha saputo caratterizzare il paesaggio ed esprimere al meglio il suo potenziale che, la grande esperienza della famiglia Ippolito, da cinque generazioni trasforma in vini dal carattere autentico. Nella gamma delle etichette dell’azienda spicca Ripe del Falco, espressione altisonante del Gaglioppo.  

A questo vino è stata dedicata la verticale di venerdì 25 novembre presso l’Hotel Europa a Rende. In collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier si è riscoperta l’evoluzione nel tempo di questo celebre vino dai tratti potenti, eleganti, longevi, frutto di una selezione in vigna dei migliori grappoli di Gaglioppo.  

Nel corso della degustazione Gianluca Ippolito, responsabile della produzione aziendale, accompagnato da Domenico Pate, docente di FIS, hanno raccontato al pubblico di appassionati e stampa specializzata, cinque annate storiche (2001, 2007, 2010, 2013, 2014) che descrivono oltre dieci anni di evoluzione di una delle etichette, che si è distinta da subito per eleganza e complessità nel panorama vinicolo delle produzioni calabresi fin dalla sua prima uscita sui mercati regionali, nazionali e internazionali.

Fondazione Italiana Sommelier – guidata dal presidente Francesca Oliverio – ha scelto la cosiddetta “riserva storta” per la forma delle bottiglie nelle quali veniva conservato Ripe del Falco, per testimoniare «come anche in Calabria – ha aggiunto la presidente Oliverio – possano essere prodotti dei vini pensati per esprimersi magistralmente anche nel lungo periodo».

La storia di Ripe di Falco

«Un vino di grande espressività che sottolinea al meglio – spiega Paolo Ippolito, responsabile commerciale per l’Italia dell’azienda Ippolito 1845 – la nostra mission aziendale: recuperare e valorizzare i vitigni autoctoni e renderli eleganti, esclusivi, altamente identitari e testimoni di un territorio in cui il vino si fa da sempre. Ripe del Falco – ha aggiunto – regala ad ogni vendemmia un piccolo passo nell’evoluzione della tecnica enologica. Questo viaggio nelle cinque annate, racchiude in un bicchiere la storia dei nostri vini».

Nato per sfidare il tempo e sovvertire le regole del mondo del vino calabrese che non pensava a vini da invecchiamento, Ripe del Falco dimostrò fin da subito di essere non convenzionale e non adatto ai compromessi. Rude, ampio, dinamico, prodotto solo nelle migliori annate, la bottiglia simbolo e sintesi della filosofia produttiva della cantina Ippolito 1845.

Quindici anni di questa etichetta da uve Gaglioppo proveniente dalla Tenuta Mancuso, un vero cru all’interno dei 100 ettari da vigne di 40 anni di proprietà della famiglia Ippolito, racchiusi in cinque bottiglie d’annata (2001, 2007, 2010, 2013, 2014) è stato possibile degustare l’evoluzione del vino che affina per dieci anni in cantina tra vasche di cemento, acciaio, tonneau e bottiglia.

Gli assaggi di Radio Food

Noi di Radio Food c’eravamo ed ecco i nostri assaggi:

Ripe del Falco 2014 – annata particolarmente piovosa, ma l’ottimo lavoro in vigna e in cantina ha portato buoni risultati. Il risultato è un vino dal colore rubino con sfumature granato e un’ottima trasparenza. Intensità di profumi: petali di rose, ciliegia sotto spirito, cenni di sottobosco, note dolci di vaniglia e liquirizia. Al palato, freschezza che sovrasta i tannini, sapidità presente. Finale molto persistente ed elegante.

Ripe del Falco 2013 – annata con caldo costante che ci regala un vino dal colore rubino con marcata sfumatura granata con toni più fruttati, fichi secchi, ribes, leggera nota di confettura, radice di genziana. Dal punto di vista del gusto più compiuto, maggiore equilibrio con tannino più in evidenza, ma sempre di ottima qualità.

Ripe del Falco 2010 – l’annata del secolo. Condizioni pedoclimatiche perfette per un vino dal colore granato, che presenta una maggiore intensità sia alla vista che all’olfatto, si spazia da note primarie a terziari, ma sempre con eleganza. Esordio balsamico che si intervalla a frutti rossi maturi, torrefazione, cioccolato, legno da sacrestia, macchia mediterranea. Freschezza vibrante in bocca, tannino levigato. sapidità importante, grande avvolgenza e persistenza.

Ripe del Falco 2007 – annata calda e poco piovosa per un vino che ha un colore granato deciso e risulta molto più evoluto nei profumi: canfora, naftalina, sottobosco, confettura, mandorla, noci, radice di liquirizia. Componente minerale importante, con caratteristiche da vino da meditazione e un’ottima corrispondenza gusto olfattiva. Tannini leggeri ma ben presenti.

Ripe del Falco 2001 – Annata con condizioni ottimali nei momenti topici della maturazione ci dà un vino dal colore granato deciso. Grande intensità ma diverso da tutti gli altri: smalto, vernice, nota agrumata di arancia sanguinella, china. Freschezza ancora percettibile, un vino potente, che è una degna conclusione di una batteria storica.

In conclusione

«Il Gaglioppo – ha dichiarato Domenico Pate durante la conduzione della verticale – è uno schiaffo alla consuetudine e Ripe del Falco testimonia il rapporto di continuità con il territorio dell’azienda Ippolito».

Condividiamo l’analisi fatta dal collega Domenico Pate, ribadendo l’importanza di questo vino nella storia del panorama enologico Calabrese. Cirò potrebbe presto diventare la prima Docg di Calabria. Le cinque bottiglie di vino proposte hanno testimoniato la forte espressività del Gaglioppo, ricco di freschezza e scalpitante nelle annate giovani (come la 2014 e 2013), per poi consolidarsi con maggiore intensità e un tannino più levigato (nell’annata 2010), fino al carattere da vino da meditazione (2007) e l’esuberanza ancora ottimale della annata più “vecchia” (la 2001).

Un vanto della famiglia Ippolito, tra i primi a credere nella capacità di longevità di questo vitigno, che sempre più si conferma nel gotha dei migliori vitigni Italiani.

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