Andare a nozze… senza sposarsi! Cronaca semiseria di un pranzo nuziale

La recente partecipazione al matrimonio della figlia di un amico di lunga data, ha fornito l’occasione al nostro Roberto Mirandola per raccontare la cronaca dell’evento conseguente la cerimonia civile. Ecco allora una sorta di “diretta differita” gastronomico-sponsale.

La recente partecipazione al matrimonio della figlia di un amico di lunga data – ne ho di tutte le età, accenti e talenti –  mi ha fornito il destro per raccontare la cronaca dell’evento conseguente la cerimonia civile. Ecco allora una sorta di “diretta differita” gastronomico-sponsale.

La tavola è imbandita. Pranzo in piedi o seduti. Il Prosecco non può mancare. Al rosso, caso mai, ci si pensa dopo. Tutti a casa della sposa perché è abbastanza grande. A casa dello sposo perché è in campagna e c’è l’enorme tavolo per gli eventi importanti. Al ristorante non è un dramma. Anzi, si può fare la tavolata classica a ferro di cavallo, che è di buon auspicio. I consuoceri, alternati, due di qua e due di là accanto al genero e alla nuora raggianti. I testimoni fianco a fianco e poi il resto dei parenti anche loro molto soddisfatti. La commozione è ormai passata e l’allegria è di rito, anche senza sbilanciarsi in applausi fuori luogo e berci benauguranti. Ma non c’è da preoccuparsi: qui la prosapia degli inviati è una certezza.

Via il velo. Adesso si mangia! Antipasti prelibati. Il tris di primi – gnocchetti, pennette e risotto – per fortuna nessuno l’ha proposto. Un primo può bastare. Due al massimo, ma non nello stesso piatto. Il pesce, se è previsto, viene prima dell’arrosto e, a volere essere davvero raffinati, tra i due ci sta bene un fresco sorbetto: al pompelmo rosa o il classico al limone. Il contorno non è un accessorio purché non siano patate fritte o purè, fagiolini lessi o in umido. Meglio un’insalata. Il banchetto è lo stesso un banchetto anche senza il formaggio.

Evviva! Arriva la torta! Due, tre, sette piani di morbida panna, di frutta e di glassa color avorio. In cima la coppietta stretta in un abbraccio di marzapane. Ogni debolezza è assecondata, ma il dessert al cioccolato, se c’è, non si deve notare troppo: sarà anche buono, sarà anche il preferito degli sposi, ma è marrone! Mano nella mano, coltello alla mano, la foto è un classico. Il bacio anche, ma prima di addentare il boccone di quella squisita torta che gronda di crema.

E poi via, in fretta, per evitare che gli ospiti comincino a sbadigliare e che la digestione diventi difficile. Prima del buio: lui a raccogliere pacche sulle spalle e congratulazioni, lei a distribuire i confetti agli invitati con la paletta d’argento e la manina inanellata. Grazie per essere venuti! Grazie per esservi sposati! Un clic in più per l’album dei ricordi: un colpo di spazzola, il rossetto ritoccato e, appoggiata la tazzina del caffè, la coppia felice se ne va alla chetichella. Senza salutare nessuno? Agli sposi è permesso! Al padre di lei, che ha perso una figlia, non resta che la magra consolazione di saldare il conto. Tocca a lui pagare la bella festa… e il talamo nuziale!

Viva gli sposi!

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