Pizza Girls, nuovo programma Rai e tante storie di pizza al femminile.

Sabato 6 aprile è andata in onda la prima puntata su Rai Italia, “Pizzagirls ’24”, un programma dedicato alle donne della pizza e alle loro storie. In attesa della seconda abbiamo intervistato una delle protagoniste di questo format.

Pizza Girls è il primo programma in Italia che ha voluto raccontare la pizza in “rosa”. Cosa non scontata, soprattutto quando la pizza è da sempre legata nell’immaginario di tutti ad un universo maschile. Il format nasce a un’idea di Carlo Fumo, suo autore e regista, che dal 2019 ha prodotto tre stagioni per un totale di 100 puntate. Dalla scorsa settimana è ufficialmente in onda la 4 stagione e per di più sulla tv pubblica, Rai Italia è il canale ufficiale, in replica su Rai Premium e in streaming su RaiPlay.

Possiamo definirlo come lo stesso autore conferma, una prima serie TV sulla pizza al femminile dedicata alle donne, che mette in primo piano non solo capacità, talento e bravura, ma anche storie personali, difficoltà e riflessioni su un sistema – quello della pizzeria, più che della ristorazione – appannaggio degli uomini e legata ad una cultura prettamente machista. E forse l’originalità e la sua innovazione, a tratti sperimentale, sta proprio nell’approccio tematico: si parla di food, si parla di pizza che è tanto di moda in questo periodo, ma lo si fa con una sensibilità differente. Perché laddove non dovrebbe esserci distinzione di genere, come nella bellezza e convivialità del cibo, pare invece che ci siano differenze e a sottolinearlo sono proprio le pizzaiole che vivono ogni giorno questo mondo.

Cosa succede in Pizza Girls

Saranno 8 puntate da 45 minuti e in ogni puntata – girata all’interno di uno studio trasformato in una vera pizzeria con tanto di forno a legna – incontreremo le maestre di arte bianca Roberta Esposito, Petra Antolini, Francesca Calvi, Concetta Esposito, Helga Liberto, Eleonora Orlando, Francesca Gerbasio e Federica Mignacca, con la conduzione di Angela Tuccia.

In ogni puntata le nostre pizzaiole oltre a raccontare la loro storia. il loro lavoro e la loro tecnica, ma anche il percorso che le ha portate a diventare imprenditrici, si dovranno cimentare nella creazione di una pizza ispirata ad una donna iconica italiana che ha lasciato un segno nella storia, che sono: Alda Marini, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Bebe Vio, Samanta Cristoforetti e Mina.  Attraverso un piccolo quiz, si scoprirà l’identità del personaggio femminile e l’ingrediente speciale al quale è legato, che sarà protagonista della pizza che verrà realizzata in puntata.

Spazio anche alla pizza fatta in casa, ma questa volta con le mani in pasta c’è il Pizza Chef Alessandro Servidio, conosciuto durante la pandemia come il ragazzo che ha insegnato a tutta Italia a fare la pizza a casa e che svelerà i segreti di una pizza “home made” in collegamento con lo studio insieme alla giovane inviata Fabrizia Santarelli. Al termine non mancheranno i consigli da parte della biologa nutrizionista Alessandra Botta.

“Pizzagirls” si inserisce secondo gli autori e la direzione Rai tra i programmi che pensiamo possano essere di maggiore interesse sia all’estero che in Italia in tema di Food, argomento a cui la rete sta pensando di dedicare un intero canale.

Il mondo della pizza al femminile secondo Federica Mignacca

Ma cosa significa nel 2024 partecipare ad un programma di questo tipo? Può essere veramente utile alla comunicazione del mondo pizza e al riconoscimento di professionalità donne, prima ignorate o poco considerate (magari per mancanza di comunicazione stessa che si focalizza sempre sugli stessi nomi), ma sempre esistite? Sono domande che ci siamo posti guardando la prima puntata e ascoltando anche il regista Fumo durante la conferenza stampa e che abbiamo provato a fare anche a qualcuna delle pizzaiole protagoniste, che nel corso di tre stagioni, alcune sono delle veterane del programma, hanno avuto una vera evoluzione personale e professionale.

La mia prima partecipazione a Pizza Girls – ci racconta Federica Mignaccarisale alla prima edizione. All’epoca muovevo i miei primi passi nel mondo della pizza. Ero felice e spaventata allo stesso tempo. Lo dico subito ad un mio collega e lui, entusiasta quanto spontaneo, mi chiede: “oltre a te, chi altro c’è?”  Lì capisco che era importante esserci e lanciarsi in questa avventura. Tornare sul set oggi è un modo per raccontarsi al grande pubblico, raccontare cosa si è costruito e senz’altro adrenalina condivisa con colleghe straordinarie”.

Federica Mignacca

E continua: “Occupandomi spesso di formazione, mi rendo conto che le donne sono ancora troppo poche. Spesso mi chiedo se quelle donne, oggi, non vedendo molte donne fare parte di questo mondo, si stiano ponendo le stesse domande che mi sono posta io inizialmente. Se magari abbiano accanto qualcuno che le spinga ad andare oltre: un amico, un docente o un compagno come accadde per me. Credo che Pizza Girls aiuti a rendere più vivida la possibilità di immaginarsi in questo ruolo. Preferisco pensare di essere “rara” e non “eccezionale” nel mio ruolo. Provare ad essere “eccezionale” è qualcosa da conquistare sul campo ogni giorno – e il giorno successivo ancora- accanto a tutte le persone di questo settore, vivendo di ammirazione per sé stessi quanto per il prossimo”.

Federica è una ragazza solare e innamorata della pizza da fare e da mangiare, lo si capisce subito guardandola negli occhi che brillano e che ci conferma: “In realtà l’amore per la pizza c’è sempre stato; da questo amore, dopo la mia laurea, mi dirigo, con non pochi dubbi essendo donna, a cercare di capire se potesse essere per me un lavoro. Si certo, sono due cose differenti! Ho la fortuna di farlo a Napoli da due grandi maestri della tradizione napoletana e non solo. Dopo un primo colloquio conoscitivo, dopo due ore avevo preso casa. Da quel momento in poi, il tempo è passato velocissimo fino ad oggi. Credo non ci sia mai stato, come avevo previsto, un momento in cui mi son detta: “Fede sono passati 30 giorni, fa’ per te o no?”

Sul tema difficoltà di ieri e di oggi in questo ambito la nostra pizzaiola fuga (per fortuna) una serie di dubbi e anche di stereotipi: “Se dovessi pensare alle difficoltà avute posso dire che certamente quello della pandemia è stato un momento molto provante che ha generato una grande riflessione tra gli operatori del settore a prescindere dal genere. Da donna, non ho avuto molte difficoltà, sicuramente dei pregiudizi iniziali, ma devo dire che dopo qualche ora di lavoro in un ambiente sano, tutto questo era solo una sensazione durata pochi minuti. Oggi a Torino come a Napoli, vivo rapporti di amicizia e lavorativi con colleghi e imprenditori, con cui spesso mi confronto. La Scuola Italiana Pizzaioli, per me, ha rappresentato oltre che un’occasione imperdibile di crescita personale, un grande esempio di inclusione”

Un aspetto questo forse non diffuso, se ascoltiamo altre testimonianze, ma per fortuna che ci danno prova che il mondo della pizza al suo interno è più inclusivo di quanto si creda e che forse siamo noi consumatori che tendiamo a stupirci ancora della pizzaiola donna.

“Credo che più che cambiamento, ci sia stata una piena rivoluzione. Il “cambiamento” inteso come “evoluzione” mi ha posto, come persona e come pizzaiola, in una posizione sempre più consapevole. Abbiamo attraversato in questi anni un processo di trasformazione sociale ed economica che hanno fortemente influenzato anche il mondo del cibo e della pizza in generale. Sempre più, siamo di fronte alla necessità di interrogarci sul valore della formazione e sulla responsabilità che si ha nel selezionare quella materia prima che ci rende ambasciatori di una cultura gastronomica che parla di noi. Innegabilmente la “sopravvivenza” di gran parte del nostro patrimonio culturale ci riguarda direttamente. Pizza Girls mette al centro questi aspetti restituendo, forse, quello che il passato dava per scontato: la figura della donna come generatrice di nutrimento”.

Con questa riflessione di Federica Mignacca master istruttrice presso la Scuola italiana Pizzaioli che condividiamo a pieno, ci auguriamo che un programma di questa matrice o altri simili siano pensati non tanto per sottolineare le differenze e la difficoltà che il genere femminile incontra ancora in certi ambiti lavorativi, quasi come una minoranza protetta, ma per promuovere e aprire la strada alle nuove generazioni, invitandole a seguire percorsi che magari non avevano considerato o che avevano semplicemente timore ad affrontare.

Nel mondo pizza ci sono tante professioniste (sicuramente in numero inferiore degli uomini) e tutte brave, non tutte famose, non tutte partecipano a programmi tv, ma sicuramente poco improvvisate e capaci, bisogna solo dare loro voce.

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