Vino e distillati: settori in crisi a causa della mancanza di bottiglie di vetro

I distillatori italiani sono rimasti senza bottiglie e subiscono incrementi di costi mai visti in passato, ora chiedono aiuto al Ministro Giorgetti per superare questo momento di crisi, dovuto alla guerra in corso.

Il settore della distillazione e delle bevande spiritose svolge da sempre un ruolo essenziale nell’equilibrio della filiera vitivinicola ed agroalimentare nella logica dell’economia circolare, grazie al riutilizzo dei sottoprodotti della vinificazione ed alla lavorazione di frutta e cereali, valorizzati in distilleria per produrre alcole, additivi alimentari naturali, coloranti naturali, fertilizzanti, energia elettrica e termica rinnovabile in impianti a biomassa o impianti di biogas e biometano, senza dimenticare l’importanza fondamentale dell’alcol etilico prodotto dalle nostre aziende nel contrasto alla pandemia da Covid-19.

Il drammatico aumento dei costi energetici, cominciato già a decorrere dall’anno passato ed esacerbato dall’attuale conflitto tra Ucraina e Russia, sta incidendo sensibilmente sull’attività industriale ed in particolare in un settore altamente energivoro come quello distillatorio, già provato dalle conseguenze derivanti dalla situazione pandemica non ancora conclusasi.

Oggi le aziende devono fronteggiare un aumento dei costi del metano di oltre il 400% nei primi 4 mesi dell’anno oltre ad aumenti medi dei prezzi delle materie prime agricole di oltre il 50% in un anno di cui alcune prodotte proprio in Ucraina.

L’allarme per il mercato del vino: ripercussioni sulla qualità del prodotto

La carenza di bottiglie di vetro si ripercuote in particolare sul mercato del vino. Sia i grossi produttori che le piccole imprese denunciano i danni derivanti dall’allungamento dei tempi di invecchiamento nelle botti di legno.

L’allarme bottiglie che Federvini ha definito reale, non riguarda solo i produttori nostrani, anzi è una problematica che interessa gran parte del settore enologico a livello globale. Anche per il vino arriva l’allarme: la mancanza di vetro sembra essere un problema mondiale.

Oltre alla mancanza del vetro, si registrano anche difficoltà e rallentamenti per ciò che concerne le attività connesse, prima tra tutte, i trasporti; la ripresa dei consumi, dopo la crisi dovuta alla pandemia, ha, infatti, creato caos su diversi piani, provocando rallentamenti nella produzione, nelle forniture e, particolare rilevante, aumento dei prezzi delle materie prime.

Inoltre, va segnalato che la carenza di vetro è dovuta anche a motivi di carattere etico poiché le fornaci attualmente in uso per produrre questo materiale sono considerate molto inquinanti, mentre la predisposizione di nuovi impianti a minor impatto ambientale non è incoraggiata attualmente. Secondo Federvini, la difficoltà a reperire il vetro per imbottigliare i vini avrà ripercussioni importanti anche sulla qualità del prodotto enologico, dato che, la carenza di bottiglie costringe i produttori ad allungare le tempistiche di invecchiamento.

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Con la mancanza delle bottiglie di vetro il settore distillatorio rischia una profonda crisi

“Senza adeguati ed immediati interventi da parte del Governo per contrastare l’impennata dei costi energetici e delle materie prime, il settore distillatorio, fondamentale, nell’equilibrio delle filiere agroalimentari ed esempio virtuoso di economia circolare, rischia una profonda crisi dalla quale probabilmente molte aziende non riusciranno a risollevarsi” è questo il messaggio contenuto nella lettera inviata al Ministro Giorgetti da AssoDistil, l’associazione nazionale dei distillatori di alcole ed acquaviti.

Le aziende produttrici delle prestigiose acquaviti e liquori nazionali, come la Grappa IG, già pesantemente penalizzate durante la fase acuta della pandemia Covid19 dalla chiusura delle attività del circuito HORECA, oggi si trovano a dover fronteggiare anche il “caro vetro” (con aumenti del 15% solo in aprile) nonché problemi di approvvigionamento causati dalla difficoltà di reperimento della silice e della Soda da parte delle vetrerie e dell’aumento dei costi energetici.

Se a tutto questo si aggiunge l’impatto dell’aumento dei costi del packaging, dei trasporti e la difficoltà a rinegoziare durante l’anno le condizioni contrattuali con la GDO, si comprende come la situazione del settore della distillazione sia in grandissima sofferenza con il reale rischio che le aziende siano costrette a chiudere la propria attività.

Le misure finora adottate dal Governo non sono sufficienti ad arginare i problemi di costi ed approvvigionamenti dei produttori di acquaviti e liquori” dichiara Sandro Cobror, Direttore di AssoDistil “e sono ad ogni modo temporanee e non idonee a consentire alle imprese di operare adeguate programmazioni finanziarie

E’ necessario un intervento del Governo che, oltre ad individuare rapide soluzioni per permettere un contenimento ed una stabilizzazione dei costi dell’energia e delle materie prime, consenta anche al settore distillatorio di continuare a svolgere il ruolo fondamentale di equilibrio delle filiere agricole a monte, nonché di fornitore di presidi indispensabili in tempi di pandemia, come l’alcole etilico, e di produttore di formidabili liquori e distillati, simbolo del Made in Italy esportati nel mondo da secoli”. È il commento di Sebastiano Caffo, Presidente del Consorzio Nazionale Grappa. 

A queste dichiarazioni fa eco Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato Nazionale acquaviti e liquori di AssoDistil che chiede al Governo un intervento per mitigare l’aumento dei costi delle materie prime, come fatto recentemente per altri settori, oltre ad un intervento di sensibilizzazione della GDO per venire incontro alle distillerie che stanno sopportando un aumento dei costi di produzioni mai visto in passato e che se non verranno presi urgenti provvedimenti saranno costrette a rivedere da subito i listini di vendita.