La frittata di Montaquila è fatta. Il problema è girarla.

C’è un paesino in Molise con poco meno di 2.500 abitanti che porta avanti una tradizione pasquale straordinaria. Siamo a Montaquila, nell’Alto Volturno in provincia di Isernia, qui dal 1982 il paese intero si mobilita per fare una frittata di dimensioni gigantesche. Roberto Mirandola si è imbattuto in questa tradizione e ci racconta la frittata pasquale di Montaquila o fr’ttjata d’Pasqua.

L’occasione per trascorrere un fine settimana in Molise, l’unica regione d’Italia che non avevo ancora visitato come meritava e la frequentazione del primo e al momento unico ristorante  appartenente all’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo – la Locanda Belvedere di Rocchetta a Volturno, rivelatasi peraltro un’ottima scelta – mi ha casualmente fatto scoprire un curioso evento gastronomico che si svolge poco lontano.

La frittata di Montaquila

C’è un paesino in Molise con poco meno di 2.500 abitanti che porta avanti una tradizione pasquale straordinaria. Ormai è diventato un vero e proprio rito e una grande sagra che, per una mera questione metereologica, si svolge da alcune edizioni dal 30 aprile al primo maggio. A Montaquila, nell’Alto Volturno in provincia di Isernia, dal 1982 – esattamente da 40 anni –  il paese intero si mobilita per fare una frittata di dimensioni a dir poco gigantesche: la settimana prima dell’evento, tutti vanno alla ricerca delle erbe selvatiche che serviranno per la ricetta e soprattutto passano quotidianamente in rassegna i pollai locali per la raccolta delle uova. La frittata pasquale di Montaquila o fr’ttjata d’Pasqua, come la chiamano da quelle parti, è infatti una ricetta piuttosto impegnativa sebbene non da Guinness dei Primati: l’attuale record spetta a una “frittatona” preparata in una cittadina del Portogallo – Ferreira do Zèzere – utilizzando circa 145.000 uova. In ogni caso si parla sempre di numeri ragguardevoli: ben 1.681 uova nell’edizione del 2019, circa 12 ore di tempo impiegato per cuocerla e scenografico il momento della famosa “girata” (raggiunge quasi i 100 kg di peso). Assieme alla grande frittata ne vengono cucinate anche di più piccole (“piccole” per modo di dire visto che vengono utilizzate da 51 a 201 uova), successivamente caricate su un carretto e portate in processione da un corteo in costume lungo le vie del paese sino alla centrale piazza Umberto I.

E ogni anno, galline permettendo, si aggiunge qualche uovo tenendo sempre ben presente che la cifra totale sia sempre un numero dispari. La tradizione della frittata pasquale accomuna molti paesi del Molise, ma la versione dei montaquilani, che ne vanno davvero orgogliosi, è sempre stata particolare. Tanto che nel 2005 la Delegazione di zona dell’Accademia Italiana della Cucina ha voluto codificare la Frittata di Pasqua – Ricetta di Montaquila  in una versione dove vengono utilizzate  “solo” 45 uova di pollaio per poi depositarla presso la Camera di Commercio di Isernia. Successivamente, nel 2019, la stessa ha ottenuto l’attestazione di prodotto De.Co. ossia di Denominazione Comunale con la denominazione di Frittata di Montaquila.

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Concorrono alla riuscita del piatto anche asparagi selvatici, pancetta stagionata, prosciutto crudo magro, frattaglie di capretto, cacio-ricotta, cipolle novelle, prezzemolo, nepitella (conosciuta anche come menta selvatica), olio e sale. Il risultato è una frittata molto alta e, ovviamente, buonissima cotta rigorosamente in un tegame di rame stagnato che nei giorni della sagra gli abitanti assaggiano e condividono con i sempre più numerosi partecipanti all’evento provenienti ormai anche da fuori regione.

Così, dalla semplice tradizione di una frittata pasquale, grazie al caparbio e appassionato mantenimento della loro identità, i montaquilani hanno trovato un modo intelligente – una sorta di uovo di Colombo si potrebbe dire – per promuovere il loro territorio.