Curiosità e sapori della frutta giapponese

Se pensate che la verdura e la frutta giapponese possa somigliare alla nostra vi sbagliate. In Giappone la frutta ha una forma e un sapore decisamente originale e diverso rispetto a quanto siamo abituati. Facciamo un viaggio insieme tra i frutti più conosciuti e vi raccontiamo alcune curiosità.

La cucina giapponese è tanto complessa e ricercata quanto il paese stesso. A stupire da subito sono le materie prime e il loro utilizzo e non parliamo solo dei tagli di carne o di pesce, delle salse o degli spaghetti ma anche di ingredienti che erroneamente si potrebbero immaginare uguali a quelli europei. Stiamo parlando della verdura e della frutta, che in Giappone hanno una forma e un sapore decisamente originale e diverso rispetto a quanto siamo abituati.

Curiosità

La prima cosa da sapere sulla frutta giapponese tradizionale è che ha dei prezzi folli. Ma non qui in Italia, come si potrebbe pensare, ma proprio in Giappone, nei mercati e nei centri commerciali nipponici. Il motivo principale è la mancanza di spazio. La superficie destinata alla coltivazione di frutta (e verdura) è piuttosto limitata perché le piantagioni di riso occupano la maggior parte delle zone rurali. Così i frutticultori moderni hanno fatto di necessità virtù, specializzandosi nelle varietà cosiddette deluxe che sono sì deliziose, ma anche piuttosto care.

In campagna tutte le operazioni vengono eseguite dall’uomo, senza l’utilizzo di macchinari, e c’è una cura maniacale per ogni singola pianta, che viene potata senza badare a scarti per ridurne drasticamente il potenziale produttivo. In questo modo i pochi germogli selezionati possono concentrare per sé tutto il nutrimento e dare vita a frutti succosi e maturi. In una parola: perfetti. Il culto della forma, in Giappone, riguarda anche la frutta.

Altra cosa da sapere sulla frutta giapponese: non viene venduta al chilo, ma a frutto (tanto hanno tutti la stessa dimensione e lo stesso peso) che viene incartato e impacchettato come si farebbe con dei cioccolatini. Di fatto la frutta giapponese è un bene di lusso, una specie di status symbol. Quando siamo invitati a cena noi regaliamo una bottiglia di vino, mentre i giapponesi si presentano con un cestino di frutta ben composto. Altra curiosità: è facile trovarla anche scorrendo le voci delle liste di nozze.

Qual è e quali caratteristiche ha la frutta giapponese

Kaki – Cachi giapponesi

Questi frutti rotondi non sono particolarmente diversi da quelli europei se non per la polpa leggermente più soda.
Generalmente vengono serviti crudi dopo essere stati sbucciati e tagliati a fette, ma possono anche venire essiccati.
La loro stagione è l’autunno e l’inverno ed, essendo presenti in moltissimi giardini e parchi di quartiere, in molti ne hanno abbondanti scorte. A dire il vero, tra i nostri cachi e quelli nipponici non c’è una grande differenza né a livello di forma né di gusto. Ma in Giappone è molto diffusa una pratica che da noi manca: l’Hoshigaki, ovvero l’essiccazione. Per chi ama questo frutto, la ricetta dei cachi essiccati è una vera e propria scoperta rivoluzionaria (quanto a bontà) nonché una soluzione definitiva per evitare sprechi. Se avete un albero di cachi in giardino o nella casa in campagna, non aspettate oltre.

I cachi sono uno dei frutti più significativi dell’autunno in Giappone. Ne esistono sia varianti dolci che amare, ma le qualità più famose sono la Fuyugaki che assomiglia al caco nostrano, morbido e dolcissimo, e i Jirogaki che hanno polpa più soda e croccante, assomigliano ai nostri caco-mela. Questi ultimi hanno forma squadrata generalmente rispetto a quelli che troviamo in Italia che sono più tondeggianti. Anche i cachi costano circa 100 yen al pezzo in giappone.

La maggior parte dei cachi dolci viene mangiata fresca come dessert, mentre per quanto riguarda le varietà dal gusto amaro, i frutti vengono pelati e messi ad asciugare al sole in modo da intensificare gli zuccheri.
Se viaggiate in Giappone in autunno vedrete file di cachi legati con uno spago appesi ad asciugare all’aria: si trovano specialmente nelle zone montane intorno a Takayama e si chiamano Hoshigaki.
Gli Hoshigaki vengono anche serviti come parte degli Osechi, il cibo speciale preparato per il primo giorno dell’anno.

Momo – Pesca giapponese

Le pesche giapponesi sono coltivate con cura e attenzioni per far si che crescano con forme regolari e di dimensioni più grandi di una pesca normale. La polpa è di colore bianco pallido ed estremamente succosa, zuccherina e ricca di acqua. Questo è uno dei frutti tipicamente coltivati in versione super lusso e una pesca gigante confezionata con incarti preziosi può costare fino a 30 euro.


Nashi – Pera asiatica

Questi frutti sono decisamente più grandi e rotondi delle nostre pere. Il sapore è zuccherino e molto acquoso, spesso vengono consumate quando la polpa è ancora molto soda perché poi tendono a diventare acide. Vengono solitamente regalate o mangiate per le festività invernali.

Le pere giapponesi sono anche conosciute col nome di Nashi mentre nei paesi anglofoni si parla di pere “sabbia” poiché la texture della polpa è abbastanza croccante e contiene dei granelli più densi.
Questo tipo di pera può essere addentato immediatamente al momento della raccolta senza aspettare che maturi come si fa per altri tipi di frutta. La stagione delle Nashi comincia a settembre-ottobre ed in Giappone si possono trovare al costo di 100 yen circa a frutto. Ci sono anche altri tipi di pere come le Nijusseiki dalla buccia giallo-verde e dal gusto ricco e succoso e le pere Kosui e Hosui che hanno buccia rossa-marrone e sono più dolci delle Nijusseki.

Hatsukoi no Kaori Ichigo – Fragola bianca

Il suo nome significa “profumo del primo amore” ed è probabilmente la fragola più costosa al mondo (fino a 10 euro per una sola unità). Ha il sapore di una fragola normale di grandi dimensioni, anche se esteriormente e interiormente è bianca. Il sapore è simile a quello delle fragole occidentali ma meno aromatico. Molto simili ma di dimensioni minori ci sono le fragole Pineberries, sempre bianche ma con un sentore di ananas. In Giappone anche i frutti di piccole dimensioni vengono spesso venduti singolarmente. Al mercato come nei reparti ortofrutta delle catene di lusso, troneggiano dentro alle loro mini-confezioni elegantemente incartate, disposte in modo che non prendano colpi né si rovinino. È così, ad esempio, per le fragole, un altro frutto-gioiello che ogni tanto salta agli onori della cronaca perché viene battuto all’asta a prezzi stratosferici. Tra le ultime mode c’è quella di Hatsukoi no Kaori Ichigo.

Budo – Uva Giapponese

L’uva giapponese non differisce molto dalla cugina occidentale, ma qui vengono preferite varietà grandi, dolcissime e dagli acini rotondeggianti e regolari. Al gusto l’uva è soda e polposa, la buccia, spessa e di colore viola scuro, viene rimossa prima di essere servita per godersi al massimo la dolcezza dell’acino. Una delle varietà giapponesi più popolari è l’uva Kyoho, particolarmente grande e dal colore viola scuro.

Si consuma a fine pasto, alla stregua di un dessert, ma c’è chi la preferisce in versione drink sotto forma di succo di frutta, tè verde aromatizzato e cocktail a base di sake, il Kyoho cobbler.

Ume, la prugna made in Japan

L’albero dell’Ume è il primo a fiorire, regalando un anticipo di primavera già tra la metà e la fine di gennaio. Proprio come il sakura (il ciliegio), l’ume è molto amato dai giapponesi per la sua leggiadra bellezza, che riecheggia nella cultura nazionale attraverso poesie, canzoni e danze popolari. Quanto al frutto, è simile alla nostra susina, ma di colore verdastro e decisamente più aspro. La sua astringenza lo rende inadatto a essere consumato fresco. Dalla sua trasformazione nascono il celebre Umeboshi, un condimento che può essere assimilato alla salamoia, e l’Umeshu, un liquore da fine pasto, dolce e aromatico.

Leggi anche: Mikachan a Roma, la tradizione di un’Izakaya giapponese

Yubari King, il melone più caro del mondo

Il discorso sulla frutta come bene di lusso trova forse nel melone la sua concretizzazione più emblematica. Lo Yubari King, una varietà di melone particolarmente pregiata, può arrivare a superare i 20 mila dollari (il prezzo è sempre al pezzo, non al kilo). Ok, la forma è perfettamente sferica, la buccia piacevolmente reticolata e regolare; ma all’apparenza questo melone non è così diverso da quelli che si trovano in Italia. Chi l’ha assaggiato, però, conferma che il gusto è davvero unico. Se lo Yubari King è la Rolls-Royce dei meloni, sul mercato si trovano versioni decisamente più economiche. Anche perché stiamo parlando del frutto in assoluto il più amato dai giapponesi, che lo consumano come dolce, ma anche insaporitore e ingrediente. Attenzione però: i melon pan, i famosi dolcetti panosi, non sono tradizionalmente preparati con il melone. Si chiamano così perché ricordano il melone di Cantalupo, anche se di recente c’è chi ha usato il melone come ripieno al posto di cioccolato, caramello o crema pasticciera.

Restiamo nel campo della famiglia delle curcubitacee per parlare dell’anguria Densuke, che ha una buccia verde scuro quasi nero e viene coltivata solo a Toma, sull’isola di Hokkaido, la più a nord del Giappone. Inutile dire che il suo prezzo, vista anche la produzione contenuta, è esorbitante, mai inferiore ai 250 dollari per un peso di 8-10 chili. La consistenza è croccante, con pochissimi semi e un sapore molto – ma molto – più dolce rispetto alle angurie a cui siamo abituati. Il premio di anguria più instagrammabile però lo vincono le angurie quadrate giapponesi, il cui prezzo scende (si fa per dire) intorno ai 100 dollari. Sfatiamo subito il mito: non è madre natura a donare loro questa forma geometrica, bensì una specie di gabbia cubica dentro alla quale vengono fatte crescere per essere liberate solo a perfetta maturazione. Lo scopo? Renderle più ergonomiche e quindi più facili da essere riposte in frigo e da tagliare.

Shikuwasa, piccoli agrumi allungavita

Dal macro al micro: gli Shikuwasa sono dei piccoli agrumi originari di Okinawa e Taiwan. In italiano il termine potrebbe essere tradotto con “mangiare aceto” e in effetti il frutto – che da verde diventa giallo quando è completamente maturo –  risulta particolarmente acidulo. Una specie di lime dal diametro di 3-4 cm al massimo. Antinfiammatori e antiossidanti naturali, gli Shikuwasa sono considerati un elisir di lunga vita e in Giappone (così come in Cina e Corea) vengono utilizzati come condimento, per preparare succhi, marmellate e, perché no, a mo’ di decorazione del piatto. Anche la pianta, sia in versione big-size che bonsai, è molto diffusa per uso ornamentale nelle case e nei giardini del Sol Levante.


La mela Sekai-Ichi

Segni particolari: è considerata la mela numero uno al mondo. La mela Sekai-Ichi pesa circa un chilo e viene venduta a un prezzo vicino ai 20 dollari che, per gli standard a cui questo articolo ci ha ormai abituato, è tutto sommato accettabile. La tecnica di coltivazione è più che particolare: l’impollinazione delle piante viene fatta dall’uomo utilizzando una specie di bacchetta. Anche le fasi successive sono attentamente (leggi anche maniacalmente) controllate dai produttori fino alla raccolta che, non serve dirlo, è rigorosamente manuale. Poi le mele vengono passate una a una per sincerarsi che siano perfette, senza macchie e del calibro desiderato. Segue un lavaggio con dell’idromele, l’etichettatura e il confezionamento.

Da noi le mele sono di stagione in inverno e ovviamente non fa eccezione il Giappone. La differenza sta nel confezionamento, ogni frutto viene riparato dagli urti con una retina di polistirolo oppure vengono insacchettate 4 mele a forma piramidale in un sacchetto trasparente. La cura dell’imballaggio è sempre molto evidente e anche qui il prezzo è di circa 100 yen per un frutto.
Mentre in Europa abbiamo diversi tipi di mele gialle e verdi, in Giappone si preferiscono le mele rosse.
La zona intorno al monte Fuji dà circa la metà della produzione nazionale ed è famosa per un tipo di mela dalla buccia rossa brillante e dalla polpa dolce e succosa che a volte contiene addirittura dello sciroppo.

Mandarini – Mikan

I mandarini giapponesi contengono raramente dei semi. Si possono mangiare ovunque poichè la buccia si incide facilmente con le mani e sono ottimi come snack.

Gli Unshu-mikan sono mandarini che maturano circa all’inizio dell’inverno cambiando la buccia dal giallo all’arancione e vengono venduti in sacchetti di plastica da circa Giappone e hanno la polpa morbida e succosa. Si dice che mangiare questi mandarini al calduccio sotto al kotatsu sia proprio del primo giorno dell’anno.
Ci sono anche altri tipi di mandarini giapponesi, come gli iyokan, un incrocio tra arance e mandarini (tipo mandaranci), i ponkan dal sapore forte e buccia corrugata e gli amanatsu, gli ultimi della stagione che appaiono tra marzo e maggio.

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