Clean meat o cultured meat.

Clean meat: in un futuro l’uomo produrrà della vera carne senza lo sfruttamento degli animali, ma al contempo senza privare della carne chi ne è appassionato. O forse ha già iniziato? Vediamo di cosa si tratta.

La rivoluzione vegetale a cui stiamo assistendo passa anche attraverso i sostituti della carne e dei suoi derivati: da una parte abbiamo le alternative plant based che imitano la carne per aspetto, gusto e consistenza, dall’altra abbiamo carne vera coltivata in laboratorio, ma senza macellazione animale.

Clean Meat, carne etica e sostenibile?

Carne perciò etica e sostenibile, carne vera, senza costituire un cibo alternativo che somiglia alla carne ma viene ricavata da altro. Nulla a che vedere con le “finte carni” vegetali (plant based), gluten-free e ogm-free di Beyond meat, l’impresa cofinanziata dall’attore Leonardo Di Caprio, o quella prodotta da Impossible food, famosa per la creazione di burger “che sanguinano” grazie all’impiego di una molecola – la leghemoglobina di soia, nota come “eme” – che ha reso gli Impossible Burger un prodotto particolarmente famoso. A differenza dell’hamburger di Impossible food e di Beyond meat, la carne clean meat è un prodotto pensato per persone “diversamente carnivore”. Non per vegetariani o vegani ma per chi vuole mangiare carne senza subire il pensiero assillante di cibarsi di sofferenza altrui, quella degli animali.

La clean meat mira a sostituire la produzione di carne convenzionale, i cui numeri sono agghiaccianti: più di 70 miliardi di animali vengono allevati per il cibo ogni anno, utilizzando un’enorme quantità di risorse naturali e contribuendo all’emissione di una grande quantità di gas serra, che hanno un ruolo decisivo nel cambiamento climatico. Alcune stime suggeriscono che l’industria del bestiame produca il 51% di tutti i gas serra derivanti dalle attività umane. La carne pulita può rappresentare un’alternativa per coloro che consumano carne e costituisce un importante passo verso la liberazione animale e la fine dello sfruttamento: sicuramente non un traguardo, ma una transizione che porti alla scelta delle alternative plant-based.

Clean meat, che cos’è e come si produce?

La clean meat è essenzialmente la carne in provetta, una realtà che negli Stati Uniti hanno già adottato due importanti catene di burger, inserendo nel menù anche il pollo “in vitro”. La carne creata in laboratorio è un prodotto complesso: innanzitutto non si tratta di un alimento vegetale né vegano come da più parti è stato sostenuto. Il target a cui sono rivolti questi prodotti non è il vegano che, avendo operato una scelta di tipo etico, non è interessato a mangiare proteine animali.

La carne sintetica è prodotta utilizzando tecniche di ingegneria cellulare. In pratica, si prelevano alcune cellule animali, come cellule staminali o cellule muscolari e si fanno crescere in laboratorio in un ambiente controllato. Poi si forniscono loro le sostanze nutritive necessarie per farle crescere e moltiplicarsi. Le cellule si coltivano su un supporto tridimensionale chiamato scaffold, che può essere costituito da materiali naturali o sintetici. Una volta che le cellule hanno raggiunto la giusta densità, vengono “allenati” per sviluppare le proprietà desiderate della carne, come il sapore, la consistenza e il contenuto di grasso.

La carne viene quindi raccolta dal scaffold e lavorata per creare prodotti alimentari come hamburger, polpette, salsicce e altro ancora. Il processo di produzione di questa carne è ancora in fase di sviluppo e sperimentazione, ma molte aziende stanno lavorando per perfezionare la tecnologia e portarla sul mercato a prezzi competitivi.

Clean Meat, il mercato

Il mercato dei prodotti alternativi alla carne è in costante espansione e protagonisti assoluti del cambiamento in atto, come già detto in altri articoli, sono gli analoghi della carne noti come “fake meat” e “clean meat”. Parliamo di due tipologie di prodotti che, seppure molto diversi, rappresentano i veri game changer del settore, che sta ampliando la propria offerta in risposta al cambiamento dei consumi in atto.

Da una parte troviamo la “fake meat”, ovvero un alimento a base di ingredienti vegetali che imita per gusto, aspetto e consistenza, ma anche per proprietà nutrizionali, la carne di origine animale. Quello della “carne vegetale” è un trend ormai consolidato e ci sono aziende che sono ormai colossi a livello globale, discorso diverso va fatto invece per la cosiddetta “clean meat”, carne coltivata in laboratorio partendo da cellule staminali prelevate da animali. Il primo hamburger creato con questa tecnologia fu presentato durante una conferenza stampa a Londra, nel 2013, dal professor Mark Post, Chief Scientific Officer dell’azienda Mosa Meat, che produce carne in vitro. Fu il risultato di anni di ricerca presso l’Università di Maastricht ed è costato 250.000 euro. Va ricordato inoltre, che per problemi di scalabilità e costi, la carne in vitro è ancora molto lontana dall’essere immessa sul mercato, mentre le proteine vegetali continuano a guadagnare terreno rispetto alla controparte animal based, e si prevede che la tendenza continui per il prossimo futuro. A dieci anni dal primo esperimento, lo scenario che si prospetta, potrebbe richiedere meno di dieci anni per diventare realtà.

In Italia cosa succede?

Tra qualche anno, al ristorante potremo ordinare manzo wagyu, pollo ruspante, salmone selvaggio, bluff oyster, carne di canguro o di alpaca che non sono stati né allevati né macellati.

Anche se in realtà l’Italia è già pronta a vietare la carne sintetica, lo ha fatto sapere una nota ufficiale del governo, in cui si legge che “nel rispetto del principio di precauzione” si vuole vietare “la produzione e commercializzazione di alimenti sintetici”. I motivi sono due: “tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare”. Ne è nato un dibattito, diventato in alcuni casi anche un vero e proprio scontro tra favorevoli e contrari. Tra coloro che approvano il divieto ci sono gli allevatori e Coldiretti, il cui presidente aveva parlato di “pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy e la stessa democrazia economica”, come spiegato dal presidente, Ettore Prandini. Tra i favorevoli alla carne sintetica, invece, ci sono i vegani, ma anche coloro che vedono nelle colture in laboratorio un modo per ridurre il consumo di carni rosse e l’impatto ambientale degli allevamenti.

La questione dell’eticità della carne sintetica è un argomento di dibattito in corso e non esiste una risposta univoca o definitiva. Da un lato, la carne sintetica potrebbe essere vista come etica poiché non comporta la sofferenza degli animali e non ha un impatto negativo sull’ambiente come l’industria zootecnica tradizionale. D’altra parte, alcuni potrebbero sostenere che la carne sintetica non sia etica perché richiede comunque l’uso di cellule animali per la sua produzione.

In mezzo ci sono gli scettici, quelli che la accolgono senza troppo entusiasmo e gli allarmisti, preoccupati per gli eventuali effetti a lungo termine sulla salute umana dell’uso di carne sintetica come sostituto della carne tradizionale. Il dibattito è appena iniziato ed è possibile che col passare del tempo e l’avanzare della tecnologia, possa diventare un importante argomento di discussione.

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