Campari Soda, l’aperitivo “senza etichette”

Con il suo contenuto rosso rubino, la bottiglietta di Campari Soda accompagna il rito dell’aperitivo di tutta Italia da sempre. Oggi ci racconta qualcosa in più su questa icona dell’happy hour nostrano Roberto Mirandola.

Per me, errante dall’animo colmo di cosmopolitismo, esistono alcune abitudini tipicamente italiane che, volutamente, ho deciso di mantenere. Una di queste è il rito dell’aperitivo preserale, anche se spesso devo celebrarlo da solo a casa qui a Brighton nel Regno Unito, considerato che la mia bevanda alcolica preferita – il Campari Soda – è disponibile solo in alcuni grandi centri del Paese. Fortunatamente, da circa un anno, è commercializzato presso alcuni punti vendita di una delle principali catene di supermercati britanniche, cosicché non devo più pormi il problema di trasportalo – almeno questo – dall’Italia.

Campari soda, la storia

Con il suo contenuto rosso rubino, la bottiglietta di Campari Soda accompagna il rito dell’aperitivo di tutta Italia, vantando più di novant’anni di storia alle spalle, una storia simbolo dell’incontro tra arte e pubblicità avvenuto nei primi anni del ‘900. Fu, infatti, il 1932 quando Davide Campari (uno dei cinque figli di Gaspare, il fondatore dell’azienda) chiese a Fortunato Depero, illustratore e designer futurista, di ideare il flacone – così veniva chiamato all’epoca – per la preparazione monodose che avrebbe rivoluzionato l’aperitivo italiano. Ecco allora che Depero, prendendo ispirazione dai disegni realizzati in precedenza, dà vita alla bottiglietta iconica del Campari Soda dalla forma a calice rovesciato, che segue lo stile e le tendenze futuristiche. Nel 2016 verrà leggermente modificata nella grafica, ma non nella forma, in occasione dell’80° anniversario per poi ritornare nella versione originale l’anno successivo. Anche il tappo a corona è stato scelto appositamente per favorire una rapida apertura e un consumo immediato. Un’altra caratteristica che lo distingue dai prodotti concorrenti è la mancanza di etichetta. Lo scopo è quello di far risaltare l’intensa tonalità di rosso attraverso il vetro e la stampa a rilievo, con il marchio dell’azienda e il nome della bevanda: Preparazione speciale, Davide Campari & C. Milano – Campari Soda». Successivamente viene registrato il nome Campari Soda per proteggere il nome del prodotto stesso: il marchio stampato in rilievo sul vetro non poteva essere registrato a causa di un mancata definizione giuridica.

Differenza tra Bitter Campari e Campari Soda

A differenza del Bitter Campari che contiene una percentuale di alcol di 25% vol, il Campari Soda è un aperitivo venduto in bottigliette monodose da 9,8 cl, a moderata gradazione alcolica – 10% vol – ottenuto dalla miscelazione tra Bitter Campari e acqua di seltz. Nello specifico, il Bitter Campari si prepara dall’infusione in piante aromatiche (c’è chi dice siano più di 20), erba e frutta in una miscela di alcol, sciroppo di zucchero e acqua distillata. La ricetta è ancora oggi quella inventata nel 1860 quando, qualche anno dopo Gaspare Campari iniziò a proporre il suo amaro prima e non dopo pranzo, lanciando di fatto la moda dell’aperitivo, diventata poi un rito in tutto lo Stivale e oltre i confini nazionali. L’acqua di seltz, invece, altro non è che acqua gassata molto frizzante, cioè con un’elevata concentrazione di anidride carbonica disciolta.

Bitter Campari

Come si beve il Campari soda

Va servito freschissimo o con tre cubetti di ghiaccio e mezza fettina d’arancia, possibilmente nel bicchiere ‘Fortunato Depero’ ispirato a un bozzetto dell’omonimo artista. In alternativa, in un bicchiere tumbler basso. Oltre a gustarlo liscio, personalmente il modo migliore, con il Campari Soda è possibile preparare anche alcuni cocktail. Tra questi, il Campari Orange, estremamente semplice ma molto dissetante. Si prepara mescolando in un bicchiere per long drink una parte di Campari Soda e quattro parti di succo d’arancia. Questa miscela è conosciuta anche come ‘Garibaldi’, in onore dell’eroe dei due mondi, in quanto il colore rosso ne ricorda la giubba e le arance lo sbarco in Sicilia. Esiste anche una variante – Anita –  dove si utilizza dell’aranciata amara al posto del succo.

Il successo del Campari Soda.

Il successo, unito alla longevità commerciale, ma soprattutto all’originalità della bottiglietta – esempio di design semplice, elegante e senza tempo – ha stimolato la creatività di molti designer. Uno di questi, l’architetto Raffaele Celentano, creò nel 2002 la lampada a sospensione Campari Light, prodotta dallo studio di progettazione tedesco Ingo Maurer. Si tratta di un oggetto molto particolare, proprio perché sono le celebri bottigliette a fare da protagoniste. 10 Campari Soda originali, ciascuno dei quali è singolarmente removibile e può essere sostituito con una nuova bottiglietta Campari. È possibile regolare in altezza l’intero corpo illuminante mediante il tappo – anch’esso originale Campari –  e la struttura essenziale, quasi invisibile, unita al caratteristico bagliore rosso può essere un’interessante proposta come luce d’accento e di assoluta originalità in cucina.  
Poco importa se quest’anno il Campari Soda abbia da poco compiuto 90 anni. A distanza di tanto tempo continua a essere l’aperitivo italiano per eccellenza adatto per ogni occasione, proprio come recitava lo slogan di una vecchia pubblicità:  C’è chi lo gusta solo al night e chi, freschissimo, nel Kuwait! Alla salute!

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