Assocarni, Farm to Fork per valorizzare il Made in Italy

Così, Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni, lo ha spiegato all’AGI, riprendendo il recente evento di approfondimento sulla Farm to Fork promosso da Eunews in collaborazione con Carni Sostenibili e European Livestock Voice

Il nostro modello rappresenta un’opportunità e una transizione verso una realtà più sostenibile, in grado di valorizzare le eccellenze agroalimentari italiane e rispondere alle esigenze dei consumatori. L’implementazione della strategia Farm to Fork, studiata per trasformare il sistema alimentare europeo deve avvenire in modo razionale. Sarà necessario accantonare gli approcci ideologici e irrazionali e procedere con estremo equilibrio”.

Il presidente di Assocarni ha sottolineato che l’assenza di valutazioni di impatto accurate sulle modalità di implementazione della strategia nelle filiere agroalimentari potrebbe provocare un effetto boomerang e penalizzare le eccellenze italiane ed europee, andando a discapito di produttori e consumatori.

Italia seconda potenza al mondo per uso di robot e automazione nelle filiere agroalimentari

Il settore di zootecnia in Italia produce eccellenze qualitative uniche anche dal punto di vista della sostenibilità – ha ribadito Scordamaglia – si pensi che produrre un chilogrammo di carni rosse in territorio italiano provoca circa un quinto delle emissioni associate alla stessa produzione in altre parti del mondo. Nel nostro Paese solo il 4,4 per cento del totale delle emissioni dipendono dalle filiere agroalimentari, e questo valore è calato dell’11% negli ultimi decenni, mentre nelle altre economie europee le emissioni zootecniche hanno registrato aumenti e incrementi”.

Credo sia davvero significativo evidenziare che siamo la seconda potenza al mondo per robot e automazione impiegata in ambito di filiera agroalimentare – continua – un risultato raggiunto non grazie al ritorno che qualcuno vorrebbe a tecniche antiquate, ma, al contrario, per l’utilizzo di metodi e tecnologie innovative che ci permettono di ottimizzare le rese riducendo al massimo gli input: abbiamo registrato una diminuzione del 15 per cento nell’uso di fertilizzanti chimici, e del 42 per cento nel ricorso agli antibiotici, per citarne solo un paio”.

Scordamaglia ha aggiunto che, viste le esigenze uniche di ogni differente terreno, poter contare su strumenti quali satelliti, sensori, georeferenziazione in grado di soddisfare selettivamente le esigenze specifiche dei differenti terreni ed allevamenti, rappresenta un motivo di orgoglio per la nazione in questo settore.

Cibo naturale, sostenibile e sicuro VS fake meat, fake cheese e alimenti sintetici

“Il consumo reale di carne rossa in Italia è di circa 75 grammi al giorno, nettamente inferiore rispetto al limite dei 100 grammi giornalieri indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. L’assunzione di alimenti naturali, sostenibili e sicuri, così caratteristica del nostro Paese, non può essere accantonata.

Un approccio ideologico e irrazionale – ha proseguito Scordamaglia – potrebbe d’altro canto avvantaggiare quelle multinazionali che hanno tutto l’interesse a distaccare la produzione di un prodotto dalla terra, dai contadini, dai territori e favorire ad esempio il consumo di fake meat o fake cheese, prodotti che non possono essere paragonati agli alimenti naturali. Nonostante l’enorme potenza di fuoco nella comunicazione di queste multinazionali, i prezzi più elevati e i falsi claim salutistici fabbricati ad hoc per questi articoli non possono essere comparati a una filiera di produzione e trasformazione agroalimentare naturale.

Alimenti sintetici con meat naming che ingannano il consumatore con presenza di vegetali ultra trasformati, additivi chimici aggiunti all’alimento per alterarne sapore e consistenza, basi chimiche invece che naturali non devono e non possono rappresentare l’obiettivo di una nazione come l’Italia, che gode di salumi, formaggi, carni e prodotti di eccellenza”.

La strada della sostenibilità

Il percorso verso la sostenibilità non può prescindere dall’utilizzo di tecnologie volte a ridurre l’impatto ambientale e massimizzare la resa. “Tornare all’aratro al passato come qualcuno vorrebbe significa esporre gli stessi animali allevati e i consumatori a una serie di rischi. L’approccio della strategia Farm to Fork deve essere basato su un grande equilibrio.

Quello della sostenibilità è un concetto dalle varie accezioni – ha concluso il presidente di Assocarni – tra cui la valenza economica, che riguarda l’importanza di un ritorno equo non solo per il distributore ma anche per l’allevatore o l’agricoltore a monte della filiera. Implementare una strategia di sostenibilità che si basi su un approccio razionale ed equilibrato ci consentirebbe di vendere i nostri prodotti con una valenza competitiva maggiore, in termini di qualità, prezzo e sostenibilità a livello globale“.