Le aree rurali d’Italia: alternativa di vita più sana e sicura

Aree rurali

È quanto emerge dall’Assemblea nazionale di Turismo Verde, l’Associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori Italiani che ha fatto il punto sul comparto e le azioni da cui ripartire.

 Numeri in calo, ma anche nuove tendenze, indicano secondo Turismo Verde-Cia, la strada da percorrere puntando sul patrimonio rappresentato dalle aree interne d’Italia che meglio conciliano il rispetto delle regole anti-Covid con la ricerca dell’esperienza turistica autentica, promotrice di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, tra riscoperta di paesaggi e piccoli borghi, tradizioni e piatti tipici.

Per salvare il settore dell’agriturismo che, causa emergenza Covid-19 farà registrare nel 2020 una perdita di 600 milioni di fatturato e 295 milioni di presenze (stando all’analisi di CIA), occorrerà dunque scommettere sul valore dell’esperienza all’aria aperta e sull’economia delle relazioni umane, in connessione con l’identità paesaggistica, culturale ed enogastronomica di ogni luogo.

Mare e montagna hanno tenuto più delle città d’arte…ma la ripresa di fatto non c’è stata

Poco ha potuto l’avvio dell’estate con giugno che ha fatto registrare un -78% di arrivi e -80% di presenze. Luglio e agosto hanno riportato gli italiani in vacanza, ma senza incidere sul trend complessivo. Nel trimestre estivo la domanda estera è crollata del 65,9%, mentre l’aumento di quella interna è stato di solo 1,1%. In questo scenario non tutte le regioni hanno mostrato pari resistenza. Più forti Toscana, Veneto e Puglia.

Mare e montagna hanno tenuto più delle città d’arte, nel primo caso con perdite del 30%, mentre nel secondo quasi del 90%. Fragili per natura, perché ancora prive di servizi e infrastrutture fisiche e digitali adeguate, le aree interne hanno mostrato, di contro, importanti potenzialità con un +5,2% di presenze interne nelle località rurali e di collina, e un +2,7% in quelle montane.

L’agriturismo come chiave di volta

Il futuro del settore dell’agriturismo in Italia, si conferma la chiave di volta per la ripresa socioeconomica del Paese. Un settore che vale il 16% del Pil nazionale. Ne sono leve strategiche gli agriturismi diffusi su tutto il territorio nazionale, ovvero 24 mila strutture per 100 mila addetti, e le aree interne che occupano il 60% della superficie nazionale. Entrambi punti di forza importanti e duramente colpiti dalla pandemia.

Bonus Vacanze e sospensione di Imu e Tari, hanno raggiunto in questi mesi importanti risultati a tutela degli agriturismi di tutta Italia – ha commentato il presidente di Turismo Verde-Cia, Giulio Sparascio ma ora occorre non allentare il filo con le regioni, molte delle quali ancora non rendono accessibili i contributi a fondo perduto previsti dal Dl Rilancio.”  Inoltre ha aggiunto “è necessario rifinanziare la cambiale agraria strumento di accesso al credito agile e libero da lacciuoli burocratici, che ha già dimostrato di essere una boccata d’ossigeno per agricoltori e operatori agrituristici”.

Settore agricolo centrale per economia

C’e’ poi la grande opportunita’ del Recovery Fund, ha dichiarato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, “lavoriamo insieme con il Governo e sul territorio affinché si dia il giusto spazio e progetti mirati alla promozione delle aree interne coinvolgendo gli agriturismi”.

Il ministro per le Politiche agricole, forestali e alimentari, Teresa Bellanova, rispondendo al Question Time alla Camera sull’impiego di risorse del Recovery fund nel settore agricolo ha dichiarato che: “L’esperienza di questi mesi insegna che il settore agricolo è fondamentale per la tenuta sociale ed economica di una comunità. Esso è centrale nel rilancio economico e nel processo di transizione verde e digitale dell’intera economia”.