Serre fotovoltaiche per il Cedro di Diamante

A Belvedere Marittimo in Calabria si coltiva il cedro in serre fotovoltaiche. Un progetto di Agrovoltaico premiato da Coldiretti con l’Oscar Green 2022. A ricevere il premio Antonio Lancellotta, coltivatore illuminato che ha saputo unire la produzione di energia pulita all’agricoltura con grandi risultati e vantaggi per tutti. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare il funzionamento di queste serre.

Lo scorso 22 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra a Roma si sono svolti gli Oscar Green di Coldiretti nell’ambito del primo salone della creatività Made in Italy. I vincitori di questa edizione 2022 sono giovani imprenditori, menti creativite che hanno saputo coniugare la ricerca all’ambiente, la tecnologia all’agricoltura e alla sostenibilità. Tante le idee rivoluzionarie e le novità proposte dai giovani nelle campagne per garantire l’autosufficienza alimentare ed energetica al Paese di fronte alla crisi ambientale e quella economico sociale scatenata dalla guerra.

Tra i premiati c’è Antonio Lancellotta di Belvedere Marittimo con il suo progetto di serre fotovoltaiche per la coltivazione del cedro nella categoria “Sostenibilità e transizione ecologica”. Un riconoscimento importante che conferma l’agrovoltaico come modello innovativo capace di produrre quell’energia pulita di cui il Paese ha bisogno senza consumare suolo e di offrire prodotti di qualità, valorizzando le vocazioni agricole dei territori.

La motivazione di Coldiretti

Il premio di coldiretti è stato così motivato: “L’indipendenza energetica è al centro della start up Le Greenhouse di Antonio Lancellotta che in Calabria ha sperimentato serre fotovoltaiche per la coltivazione dei cedri, prodotto simbolo della Pasqua ebraica. I pannelli solari (di EF Solare Italia) oltre a svolgere la propria funzione creano un microclima capace di garantire maggiore fertilità nella produzione dei frutti. Le serre fotovoltaiche permettono di contingentare l’acqua, favorire la subirrigazione e la fertirrigazione programmata, oltre alla vaporizzazione delle chiome. Inoltre, l’attività agricola negli impianti abbassa la temperatura del pannello, favorendone l’efficacia nella produzione di energia. I risultati sono 18 megawatt di energia, senza avere sottratto un solo metro di terreno ai 27 ettari che ospitano 11 mila agrumi”.

Le serre fotovoltaiche e il cedro di Antonio Lancellotta

Antonio, hai vinto l’Oscar Green di Coldiretti con le tue serre fotovoltaiche, non solo un premio, ma una conferma di un’idea vincente sotto tanti punti ci vista. Ci spiegni come ti è venuta l’idea di adattarle al cedro?

L’intuizione di usare le serre anche per la coltivazione del cedro arriva nel 2010 osservando proprio il territorio e come qusto frutto si produce e cresce meglio quando si trova in condizioni di ombreggiamento. Abbiamo capito che il calore ma senza una luce diretta aiutava la pianta a dare frutti migliori. Così abbiamo cominciato a sperimentare la produzione del cedro e di altri agrumi in serra. Ovviamente non semplici serre, come quelle che conosciamotutti, ma serre agrivoltaiche, ovvero che uniscono e applicano la tecnologia del fotovoltaico all’agricoltura.

Cosa significa questo?

Significa che l’agrivoltaico è il connubio veramente vincente tra produzione di energia con il fotovoltaico e l’agricoltura, in poche parole si sfruttano le coperture fotovoltaiche delle serre, capaci di produrre energia pulita riutilizzabile sull’intero territorio nazionale. Ad oggi abbiamo calcolato una produzione di energia green per 16 mila famiglie con una riduzione di 20mila tonnellate di co2.

La produzione di energia avviene su terreni agricoli ma senza sottrarre suolo all’agricoltura, mettendo in sinergia le due cose, e avendo un doppio vantaggio, da un lato (quello del cedro) abbiamo generato la condizione ideale per l’habitat di questa pianta e dall’altro la produzione di energia. E proprio questo aspetto di produrre maggiormente più cose (energia e frutti) senza togliere valore al terreno agricolo, ma anzi dandone uno nuovo che è stato premiante e decisivo per la scelta di Coldiretti.

Inoltre è importante dire che in Italia c’è una grande necessità di produzione autonoma di energia e lo stesso Ministero della Transazione Ecologica sta puntando molto sull’agrivoltaico. Si sta infatti lavorando su nuove linee guida e leggi per incentivare questo tipo di tecnologia e buona pratica.

I pannelli solari oltre a svolgere questa funzione creano un microclima capace di favorire allegagione, cioè maggiore fertilità nella produzione dei frutti. Le serre fotovoltaiche permettono di contingentare l’acqua, favorire la subirrigazione e la fertirrigazione programmata, oltre alla vaporizzazione delle chiome.”.

Tu che coltivi il cedro hai detto che non deve essere solo buono, ma anche bello. Perché?

Il Cedro che noi coltiviamo è quello “liscio” tipico della zona di Diamante e la produzione in ambiente controllato ci permette anche di verificare e limitare gli ingressi di patogeni e di proteggere di più il frutto. Questo implica che a livello estetico il nostro cedro ci guadagna: non ci sono macchie e il frutto risulta come “di prima scelta” con una bassissima percentuale di scarto. Pertanto possiamo dire che la produzione in serra fotovoltaica è sostenibile al 100%. Da un punto di vista organolettico, dalle ultime analisi fatte risulta tra i migliori agrumi igp. Quindi un prodotto bello, ma anche salubre e con residuo zero. Tutte queste caratteristiche di produzione sono sotto osservazione da parte del Mite che sta studiando un’etichetta con la dicitura di provenienza da Agrivoltaico per incentivare sia la tipologia di produzione, ma anche per far conoscere meglio e sensibilizzare il consumatore verso un prodotto che garantisce sostenibilità e salubrità e senza nessuna ifferenza di prezzo sul mercato”.

Oltre al Cedro, che pare sia sacro per gli ebrei, avete applicato questo format ad altre colture?

“Siamo partiti con il Cedro, nello specifico la varietà liscia di Diamante, che è infatti considerata sacra da tutti i rabbini del mondo e il frutto simbolo del Sukkot che ricorda i 7 giorni biblici degli israeliti nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto. Una tradizione millenaria, ancora viva: il cedro liscio di Diamante viene selezionato con rigorose ritualità dalla comunità ebraica internazionale, che viene a individuarlo ancora acerbo aspettandone, per ognuno, la maturazione. Oltre al Cedro con Le Greenhouse è presente in Sardegna dove su 11 ettari si coltiva la pompia sarda, agrume tipico dell’oristanese, e in Umbria con due ettari dedicati a ortaggi di vario tipo”.

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Sei l’esempio di un nuovo modello di agricoltore, che guarda al futuro, che cerca la qualità sia nel risultato, che nello strumento, che adotta e sa applicare, sfruttando positivamente la tecnologia. Cosa consigli alla nuova generazione di “contadini”?

“Sicuramente c’è bisogno di innovare e saper integrare il reddito agricolo, ovvero riuscire a creare un’alternativa al reddito che non sia derivante solo dalle produzioni agricole. Quello che abbiamo proposto è un format che può essere replicato con successo e che vive alla base di due fattori per me importanti: la condivisione del territorio e delle idee. C’è bisogno di lavorare insieme, di creare sinergia tra produttori illuminati. Da qui nasce Le Greenhouse, che è il primo Consorzio di aziende specializzate nella coltivazione in ambiente agrofotovoltaico”.

Agricoltura e digitale, una domanda forse retorica, ma a questo punto obbligatoria.

“Con il nostro consorzio prestiamo consulenza alle società che operano nel settore fornendo un pacchetto di progettazione di piani di miglioramento fondiario e coordinamento della realizzazione di nuovi impianti agrofotovoltaici, con fornitura di sistemi di monitoraggio volti all’ottimizzazione dei fattori di produzione. Dai parametri fenologici delle piante, all’assetto linfatico delle piante per vedere se a livello idrico si soddisfano i parametri o le piante vanno in sofferenza, dal monitoraggio dell’apporto idrico e dell’umidità del terreno, per stabilire piani di irrigazione e di fertilità del suolo alla capacità fotosintetica della pianta tutti questi fattori importantissimi per la vita e la crescita sana della pianta sono monitiorati e gestiti da una serie strumenti digitali che ci permettono di prevenire e intervenire per tempo. Questo comporta anche l’assenza di interventi meccanici o di trattamenti fitosanitari chimici.

Altra grande novità su cui stiamo lavorando sono le arnie spie. In ogni serra viene montata un’arnia spia di cui su monitorano i voli delle api per capire attraverso il livello di salute dell’alveare (presenza di rugiada o il tasso di umidità) se le attività che facciamo in campo sono in linea con la vita delle api e la produzione del miele. E questo ci serve  per tutelare la biodiversità e la salute degli insetti produttivi”.

All’interno delle tue serre non si coltiva solo il cedro, ma si organizzano anche degli eventi, ci puoi dire di più?

“Abbiamo festeggiato il compleanno di un’amica che si sta laurenado con una tesi su un argomento specifico e i ha chiesto questa possibilità, che abbiamo voluto regalarle. Subito dopo abbiamo cominciato ad avere numerose richieste di attività conviviali. Cosa che non escludiamo di fare considerando le linea guida ministeriali che prevedono l’utilizzo dello spazio agricolo anche per i non addetti ai lavori, in quanto utile per le aziende agricole e la produzione non solo di nuovo reddito, ma anche di cultura e conoscenza della tradizione e delle attività svolte al di fuori”.