Passo delle Tortore, vino e amore per il territorio.

“Passo delle Tortore”, azienda vinicola irpina, trae origine da un’idea di tre giovani imprenditrici del sud ed un giovanissimo enologo formatosi fra le viti della Francia. Lo abbiamo intervistato e ci siamo fatti raccontare i vini di questa giovane cantina campana, che già dal nome esprime amore e attaccamento per il territorio.

Quella con Francesco De Pierro, enologo, socio e appassionato ambasciatore del territorio, su cui nasce “Passo delle Tortore”, è stata una chiacchierata informale, piacevole e formativa allo stesso tempo, che mi ha fatto scoprire una realtà giovane, ma che affonda le proprie radici in una tradizione secolare, fatta di terroir e attaccamento.

Passo delle Tortore, un viaggio iniziato nel 2016

“Passo delle Tortore” viene costituita nel 2016 dall’esperienza di Nicola De Girolamo, direttore commerciale della Cantina del Taburno per circa 25 anni, per volontà di un team appassionato costituito dalle figlie Nunzia, Graziana e Francesca, Ilaria Facchiano e Maria Carla Di Gioia, cui si unisce il giovane enologo, consigliato nientemeno dal Prof. Luigi Moio.

Francesco accetta di iniziare questa avventura solo dopo aver consolidato un’esperienza quinquennale in Francia e aver approfondito lo studio dell’affinamento presso le tonnellerie più importanti, una delle quali confeziona su misura ancora oggi le barriques di cui Passo delle Tortore fa uso. L’Azienda, infatti, commissiona una pièce bourguignonne da 228 litri, invece della classica da 225, poiché la forma panciuta e più stretta favorisce un contatto del liquido con il legno più omogeneo e, paradossalmente, meno invasivo.

La scelta dei terreni da acquistare per iniziare questa nuova avventura avviene dopo un’attenta selezione delle zone e altitudini. Nel 2017 vengono così impiantati Falanghina e Aglianico a Pietradefusi, per un motivo preciso; ad un‘altitudine di circa 400 m.s.l.m. con esposizione a sud-est, questa è una delle zone dove la maturazione dell’aglianico avviene più precocemente, condizione ottimale per ottenere un vino che preservi le sue peculiarità, evitando l’esposizione ai rischi climatici cui va incontro solitamente nel resto dell’Irpinia, per la sua tendenza a maturare tardivamente. Percorrendo il terreno per la messa a dimora delle barbatelle, De Pierro nota veri e propri gusci di bivalvi importanti incastonati nelle pietre che affioravano, condizione abbastanza comune negli Appennini, ma in Irpinia non si avvistano così superficialmente. Il lavoro con un geologo ha portato alla luce l’origine di quella che fu una battigia di un lago derivato da moto ondoso di origine oceanica e la roccia madre è superficiale. Questa caratterizzazione calcarea del terreno lavora per contrastare l’escursione termica, grazie al calcare dei gusci che tiene in fresco le radici dalle alte temperature estive e mantenere una temperatura costante.

Per il Fiano e Greco vengono acquistati terreni a Lapio e Montefusco dove già vi erano vigne di 25 anni, soprattutto per l’altitudine a 700 mt che conferisce eleganza e longevità.

La scelta del nome dell’Azienda deriva dall’elevata concentrazione di tortore in questa zona, ma ancor di più è stato scelto per il suo significato simbolico di attaccamento e fedeltà al territorio. E anche i nomi delle diverse etichette omaggiano le bellezze del territorio.

Passo delle Tortore, scopriamo le etichette

“Bacio delle Tortore” Fiano di Avellino Docg – Le uve provenienti da terreni di alta collina, siti in Lapio, zona di grande vocazione per la produzione di uva Fiano. Le condizioni climatiche e le forti escursioni termiche, danno vita ad un vino fresco, fruttato con sentori di miele , tiglio e frutta tropicale. L’evoluzione in bottiglia produrrà nel tempo note di cedro candito e nocciola tostata, che renderanno il vino ancora più complesso.

“Le Arcaie”, Greco di Tufo Docg –  Le uve provengono da un piccolo appezzamento di alta collina, nell‘areale di Montefusco. I terreni freschi, tufacei caratterizzano un vino di grande struttura, complesso e con spiccata mineralità. La bassa resa per ceppo dà origine ad un vino bianco fresco ,elegante con note di confettura di albicocca, pesca gialla e cannella. Il bouquet dopo qualche anno diventa più complesso, sviluppando piacevoli note di zenzero e fiori di sambuco. Questa splendida etichetta prende il nome dalle arcate del vecchio borgo avellinese dove le piccole tortore selvatiche ricevevano i semi della vita, mentre una vecchia signora con il profumo del mosto selvatico inebriava l’intera comunità.

“Piano del Cardo” Irpinia Falanghina Doc – Dai campi fioriti dei cardi selvatici che invadevano questa collina è nato il vino dal colore giallo paglierino, presenta un colore giallo paglierino intenso. L’odore fruttato ricorda l’ananas, la mela verde e i fiori di limone. Il bouquet aromatico diventa più complesso nel tempo, sviluppando sentori di salvia e camomilla.

“SassoserraIrpinia Aglianico DocUn’elegante camminata nei luoghi adiacenti a Pietra dei Fusi, denominata Passo Serra, ha ispirato il rosso rubino del nostro Aglianico Dai diversi colori rossastri, come le pietre di questi terreni da cui nasce il nome “Pietrarubra”. Un vino di colore rosso porpora, equilibrato ed elegante presenta un colore rosso rubino, profumi complessi che ricordano i frutti di bosco, la liquirizia la prugna matura. I tannini ben fusi conferiscono al vino una straordinaria eleganza, insieme ad una notevole struttura. L’affinamento in bottiglia lo caratterizza con morbidezza e cremosità.

“PietraRubra” Irpinia Campi Taurasini DocÈ prodotto solo con uve aglianico provenienti da un piccolo appezzamento di terreno di tipo argilloso calcareo con esposizione a sud-est, condizioni ottimali dove l’Aglianico esprime il massimo delle sue potenzialità. Matura per 8/10 mesi in barriques di rovere francese. II risultato finale è un vino di colore rosso porpora, con profumi di confettura di ribes nero, more e ciliegie. Al gusto è morbido ed equilibrato, tannini ben fusi ed eleganti donano un finale lungo e persistente che ricorda il tabacco e Ie spezie.

L’appuntamento con l’enologo Francesco De Pierro, iniziato chiacchierando di tecniche e territori, si è concluso confidando passioni personali, sogni e aspirazioni; un incontro informale, gioioso e allo stesso tempo molto costruttivo, sotto il punto di vista professionale e umano, come solo le persone preparate e sicure di ciò che fanno sanno intavolare.

Ii risultati del Concours Mondial de Bruxelles.