Identità Golose Milano 2021, idee e voci della terza giornata

Ieri si sono si sono conclusi i lavori del 16 congresso IDENTITA’ GOLOSE MILANO. Un ritorno dopo una lunga assenza per riflettere e confrontarsi sul tema delicato del lavoro nella ristorazione, dove per lavoro si intendono le relazioni sociali ed economiche che regolano il settore.

Anche nell’ultima giornata di lunedì 27 settembre i nomi protagonisti dei vari convegni sono stati tanti per i vari settori coinvolti. Identità di Pizza e Identità Naturali sono state le new entry del programma e ai microfoni di Radio Food sono stati diversi gli chef, i pizzaioli, ma anche bartender e pasticcieri che hanno raccontato e motivato, secondo la loro esperienza personale, un’ipotesi o meglio dire un sentimento di rinnovamento.

Le parole chiave di Identità Golose Milano 2021

Anche in questa ultima giornata le parole più ricorrenti sono state: relazione, socialità, tempo libero, formazione, bellezza. Ed è da queste parole che deve ripartire l’idea del rinnovamento e la sua stessa pratica, oramai non più rimandabile. Nelle parole di tutti c’è la necessità di riscoprire il famoso “capitale umano”, di creare una socialità più complessa e di investire sul benessere dei propri collaboratori. Solo così si lavorerà con entusiasmo, orgoglio ed efficienza, perché come tanti hanno detto: fare lo chef è il lavoro più bello del mondo.

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Le voci della terza giornata di Identità Golose Milano 2021

Anche in questo terzo giorno di Identità Golose Milano 2021 sono state tante le testimonianze interessanti passate ai microfoni di Radio Food. 

Primo ospite della giornata Riccardo Camanini che per ripartire nel settore ristorativo, ma soprattutto nel come ripensare il lavoro di chef, sottolinea l’importanza di riscoprire la grande cultura della cucina italiana e della sua bellezza. Ritrovare in essa la responsabilità di ciò che è stata e di ciò che deve continuare ad essere per l’Italia e per il mondo, solo ritrovando in essa importanza e bellezza, si può ritrovare l’orgoglio e l’entusiasmo per fare questo lavoro, specie per i giovani, spesso non motivati correttamente.

Sempre sul concetto di bellezza si concentra  Gianluca Gorini che ha partecipato al congresso Identità naturali e che sottolinea l’importanza come chef di rivedere il lavoro da un punto di vista emozionale. E lo fa con un messaggio chiaro: “Circondiamoci di cose belle!”

Le voci di Identità di Pizza

In questa terza giornata si è svolto anche il congresso Identità di Pizza, tra le voci autorevoli c’è Simone Padoan che tra gli elementi di ripresa pone attenzione su socialità, tempo e formazione. Bisogna trasmettere ai ragazzi la passione, la voglia di lavorare e la responsabilità, farli sentire parte del progetto e non di passaggio. C’è voglia di lavorare e tornare in pista, creiamo allora le condizioni più ideali.

Anche Pier Daniele Seu, ospite di Identità di Pizza. Per lui la ripartenza passa dall’investimento di tempo e formazione nei propri collaboratori, che devono crescere insieme all’azienda e dare anche la loro impronta. E questo si riesce a fare solo se il “maestro” riesce a fare un passo indietro dai riflettori, mettendo al primo posto la linea, la matrice e non il nome.

Mirko Petracci, maestro pizzaiolo di Ancona, nella sua testimonianza sottolinea l’esigenza di lavorare sulla socialità e sugli orari di lavoro e i turni. Un approccio che sta già testando nel suo locale e che sta portando un evidente benessere del team.

La voce di Paolo Marchi

E chiudiamo questo ciclo di tre giorni di intervista anche con la dichiarazione in diretta ai microfoni di Radio Food di Paolo Marchi ideatore di Identità Golose. Anche a lui abbiamo chiesto cosa deve essere rivisto nel concetto di lavoro nella ristorazione. La sua risposta trova radice nell’attenta osservazione degli anni precovid e in quello che la pandemia ci ha fatto capire, obbligandoci a fermarci. “Socialità, rapporto con i collaboratori, formazioni, gestione del tempo e delle attività tutto va rivisto secondo nuovi criteri. C’è bisogno di una visione nuova per avere una ristorazione più identitaria e soprattutto portare i giovani a essere orgogliosi di fare questo percorso”.

Paolo Marchi