Il simbolo del Natale marchigiano: il Frustingo

Frutto della tradizione povera locale, il Frustingo è una specialità dolciaria prettamente legata alle festività natalizie. Ricco di golosi ingredienti, assume nomi e aspetti differenti spostandoci qua e là tra le province marchigiane. Scopriamo nomi e tipologie e poi proviamoci a casa con la ricetta della mamma.

Il patrimonio enogastronomico marchigiano, oltre ai propri cavalli di battaglia come “le olive Ascolane IGP” o “il ciauscolo”, vanta un grande assortimento di dolci tipici proposti durante le varie festività. Tra questi, spicca il frustingo (o fristingo), termine derivante dal latino “frustum” tradotto in “pezzetto”. Si tratta di una torta natalizia di stampo rurale proposta in varie modalità (si contano circa 22 varianti) per tutta la regione. Classico esemplare del “brutto ma buono”, la poca eleganza estetica nasconde un cuore di genuinità e bontà, dal sapore avvolgente e deciso grazie all’ingente dose di ingredienti casarecci come cacao, pane, frutta secca e canditi. Per tali caratteristiche, tanto care al popolo delle Marche, questo dolce rappresenta un “must” dei pasti natalizi, degustato al meglio se accompagnato con un buon bicchiere di vino cotto (bevanda liquorosa tipicamente regionale) e il calore dei propri affetti vicini.

Provincia che vai Frustingo che trovi

Dal Montefeltro al Piceno, il frustingo si presenta in modi e denominazioni differenti, tutte da scoprire insieme.

Frustingo del Montefeltro: Nella provincia di Pesaro – Urbino si presenta come “bostrengo”, differenziandosi per la presenza di alcuni ingredienti aggiuntivi come riso (al posto del pane raffermo), miele, alcuni frutti (mele e pere fresche), pangrattato e un bicchierino di rhum o punch al mandarino.

Frustingo della Valle dell’Esino: Ad Ancona e dintorni lo troviamo con mele affettate in modo finemente sottile, messe successivamente in ammollo con fichi secchi e uva passa, amalgamate poi con tutti gli ingredienti utilizzando una farina di polenta.

Frustingo del Maceratese: Vengono assunte le denominazioni di “Frostengo” o “Pistingo”, i quali ingredienti rispecchiano quelli tradizionali venendo però ridotti in una pappa, previa cottura sul camino, versata poi su una teglia rivestita di strutto e pangrattato messa poi 1 ora in forno per la cottura finale.

Frustingo del Fermano: Noto come “Fristingo” o “Lu Ficusu” ossia dolce di fichi, il trattamento riservato ai fichi si differenzia per la loro aggiunta in acqua tiepida il giorno prima, venendo poi fatti sobbollire per eliminarne tutta l’acqua in eccesso. Una volta riproposta la pappa con tutti gli ingredienti, il tempo di cottura in forno viene dimezzato rispetto alla variante maceratese.

Frustingo del Piceno: Particolari sono i metodi di ammollo degli ingredienti, poiché l’uva sultanina viene immersa nel mistrà (liquore tipicamente del Maceratese a base di anice), i fichi in un intruglio di acqua e vino ed infine il pane raffermo adagiato come base sulla teglia per ospitare tutto l’impasto.

Origini storiche del Frustingo

Con questo piatto, si può ufficialmente smentire la teoria che l’uomo moderno non è stato il primo a saper godere dei piaceri della buona cucina. Il Frustingo infatti ha origini antichissime, le quali risalgono a più di 2000 anni fa. Il suo antenato, chiamato “pane picentinum”, venne servito sulle tavole degli antichi Piceni sotto forma di un impasto composto da alica (semolino prodotto con vari cereali e legumi) e succo d’uva passita, successivamente cotto in olle di creta. La fama di questo piatto arrivò sino alle porte di Roma, venendo la ricetta menzionata da Plinio il vecchio nel trattato naturalistico “Naturalis Historia”. Fu già noto il singolar modo in cui il pane raffermo veniva ammorbidito, in questo caso bagnato con latte e miele, anticipando le metodiche odierne di preparazione dove viene utilizzata l’acqua o del mosto cotto. La ricetta si è evoluta poi nel corso del tempo nelle case delle famiglie povere contadine le quali, in base alle loro disponibilità materiali, la modellarono con vari ingredienti rendendola più ricca, gustosa e molto “calorica”. Se ci tenete alla linea non ne abusate, potreste pagarne il conto sopra la bilancia a Gennaio!

La ricetta del frustingo di mia madre

Raccontandovi la storia dietro questo dolce, riaffiorano in me tutte quelle sensazioni positive di ricordi lontani d’infanzia, custoditi gelosamente nel mio cuore. Tutta la gioia di un bambino, nato e cresciuto nella provincia di Fermo, trepidante per l’avvento del periodo natalizio con tutte le sue luci, risate e compagnie si rispecchia nelle mani di mia madre Tiziana mentre prepara il frustingo da servire durante il giorno di Natale insieme a tutti i propri cari. Vi presento quindi tutti i passaggi della ricetta di mia madre, grande appassionata di cucina casareccia, condividendo con voi tutta quella magia natalizia che si respira ogni anno a casa mia.

Ingredienti per 3 kg di frustingo

  • 1 kg di pane
  • 500 gr di fichi secchi
  • 100 gr di mandorle sgusciate
  • 100 gr di noci
  • 100 gr di uva sultanina
  • 50 gr di canditi
  • 2 bustine di Saporita (misto di spezie: cannella, noce moscata, chiodi di garofano, anice stellato, pepe e sale)
  • 70 gr di cioccolato fondente
  • 2 tazzine di caffè
  • 2 cucchiai di caffè in polvere
  • 50 gr di cacao amaro
  • 100 gr di farina 00 e farina di mais
  • 100 gr di olio di oliva
  • 1 scorza di limone
  • 1 scorza di arancia
  • 50 cl di Varnelli (mistrà)
  • 500 cl di mosto coto
  • 1 tazzina di rhum
  • 300 gr di zucchero
  • Noci, mandorle sgusciate e ciliegie candite come decorazione

Preparazione

  • Difficoltà: facile
  • Non adatto a: celiaci, diabetici, bambini (in tal caso moderare l’utilizzo dell’alcol)
  • Reperibilità degli ingredienti: media

I tempi di preparazione del dolce, tralasciando una nottata per ammorbidire gli ingredienti, sono relativamente brevi. Per la sua conservazione, lo si può anche tenere fuori dal frigo per circa 4-5 giorni.

  1. Con un coltello ben affilato, tritate in modo grossolano i fichi secchi per poi lasciarli lessare in 1 l di acqua per circa 1 ora
  2. Prendete il pane raffermo, tagliatelo finemente e poi lasciatelo a mollo nel brodo di fichi per una notte intera
  3. Il giorno seguente, unite tutti gli ingredienti in una ciotola, mescolandovi rigorosamente con le mani
  4. Riversate in una pirofila unta con l’olio di oliva tutto l’impasto ottenuto
  5. Decoratelo sopra con gli ingredienti indicati.
  6. Infornate il tutto per circa 1 ora a 180 gradi
  7. Una volta pronto, sedetevi a tavola, prendete un bel bicchiere di vino cotto e…buon appetito!

La crescia sfogliata marchigiana