Food Bag, la buona pratica contro lo spreco alimentare

Quante volte vi è capitato di mangiare al ristorante e non finire ciò che si aveva nel piatto, non perché non piacesse, ma perché era una porzione particolarmente abbondante o perché avevamo ordinato troppe cose? È successo, e anche spesso, a tutti. Accade in trattoria, in pizzeria, in enoteca, alle feste e nei buffet. E cosa si fa in questo caso? Di solito si rispedisce al mittente, preoccupandosi di dire che non abbiamo più fame o non riusciamo a finire la pietanza, per non offendere la sensibilità dello chef.

Ma se invece imparassimo a chiedere ciò che è nostro, ciò che in fondo abbiamo pagato e ritroviamo sul conto a fine serata? Non solo per una questione economica, ma per un semplice motivo legato allo “spreco alimentare”. Sarebbe una richiesta etica, un atto molto utile che dovrebbe diventare obbligatorio.

La Food Bag

E se riportare a casa la pizza nei cartoni o una bottiglia di vino è più semplice dal punto di vista del trasporto e della conservabilità del prodotto, come possiamo fare con la carne, il pesce, il sushi o qualsiasi altro alimento cucinato o crudo? Ci vorrebbe una bella Food Bag, un contenitore funzionale disegnato ad hoc, in cui mettere il cibo ordinato al ristorante e non consumato, che ogni cucina, da quelle stellate a quelle delle osterie di quartiere, dovrebbe offrire come servizio. Un’opportunità all’avanguardia per il cliente, per la propria economia di gestione, per il mondo stesso.

La petizione

Pensare ad una Food Bag permetterebbe infatti di ridurre notevolmente gli sprechi alimentari che si verificano nei consumi fuori casa. Questa è l’idea proposta dagli organizzatori del Festival del Giornalismo Alimentare, svoltosi a Torino dal 20 al 22 febbraio scorso, e che hanno lanciato una petizione su Change.org che, ad oggi, ha raccolto oltre 14.000 firme. Il sostegno arriva da tutta Italia, consumatori e chef uniti in questa iniziativa, dimostrando che molti italiani sono sensibili al tema degli sprechi alimentari.

Si potrebbe (e dovrebbe) seguire l’esempio della Francia che già da 4 anni ha in vigore una legge che obbliga i ristoranti a consegnare il cibo avanzato dai clienti se questi lo richiedono. In Italia ancora siamo lontani da prassi di questo tipo sia dal punto di vista legislativo che culturale. Alla base la difficoltà più grande è il timore o l’imbarazzo di chiedere il cibo avanzato.

Il Panel

L’argomento Food Bag con annessa proposta di legge fatta al Ministero delle politiche agricole e forestali è stato anche oggetto di un nutrito panel durante il Festival del Giornalismo Alimentare, che ha messo insieme Maria Chiara Gadda, della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, prima firmataria della Legge antisprechi, Susanna Cenni, Vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, Ugo Alciati per l’Associazione Ambasciatori del Gusto, e Milvia Panico, Head of Corporate Communication and Public Relations Metro Italia.

La Legge Antispreco

Il percorso che conduce all’adozione della Food Bag è stato avviato con l’introduzione della legge che prevedela donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”. “Una legge nata con l’intento di far dialogare chi produce con chi consuma. – spiega l’On. Gadda – Proviamo a dare valore ai prodotti: quando hanno perso il loro valore commerciale, possono ancora soddisfare una necessità. Riusciamo così a far dialogare il profit con il non profit. In questo, il cibo diventa elemento fondamentale. Il salto di qualità, oggi, è riuscire a intervenire sullo spreco dei prodotti più difficili, come il fresco, e nei luoghi più complessi, come la ristorazione.”

La ristorazione in questa operazione può avere un ruolo di grande responsabilità nell’arginare gli sprechi. Ne è certa l’ On. Cenni che ha parlato di un provvedimento in fase di preparazione, atto a incentivare un sistema concreto per recuperare il cibo non consumato nei ristoranti:  “l’obiettivo principale è intervenire a livello culturale e fare in modo che il consumatore non abbia più l’imbarazzo nel chiedere il cibo avanzato e possa preferire i luoghi in cui sa di poterlo fare.”

La proposta

La proposta prevede che su richiesta del cliente il ristoratore sia tenuto a consegnare il cibo non consumato. Che il costo del contenitore sia a carico delle aziende che si occupano di smaltimento e un sistema di incentivi e sgravi per chi adotta questa buona pratica. Insomma una vera e propria forma di economia circolare nella ristorazione. E se poi volessimo facilitare questa iniziativa e agevolare il cliente “timido”, dovrebbe essere proprio il ristoratore a proporre o, senza troppi giri di parole, a mettere in mano ai propri clienti la loro food bag prima dei saluti, con tanto di istruzioni su come e per quanto tempo conservare il cibo e come riciclarlo. Si avvierebbe così una buona pratica interna che nel tempo creerebbe abitudine e cultura. Ciò che prima poteva sembrare “disdicevole e imbarazzante” diventerebbe una cosa normale.

L’opinione dello chef

Di questo stesso parere è anche lo chef Ugo Alciati, che sottolinea convinto: “è compito di noi ristoratori togliere dall’imbarazzo il cliente, soprattutto nei ristoranti da un certo livello in su. Stiamo pensando ad un progetto di promozione culturale nelle scuole, perché innescare buone pratiche a partire dai bambini può essere più semplice che intervenire sugli adulti. Io per esempio ho imparato dai miei genitori a non sprecare il cibo”.

Dall’altro lato per chi si sente più “sfacciato” bisognerebbe provare a chiedere, testare la reazione dei camerieri e dei ristoratori, quanto siano culturalmente e materialmente preparati (non sempre sanno dove mettere il cibo avanzato e non per colpa loro). Anche in questo caso come nelle leggi del marketing la domanda genera l’offerta. E se poi si analizza bene questo piccolo strumento “porta vivande” ancora da studiare nella forma per la conservazione e il trasporto, diventa simultaneamente un mezzo di comunicazione, uno strumento di marketing che rafforza l’identità e i valori del ristorante stesso.

L’uso della Food Bag è un piccolo grande gesto, che mette in circolo tutti i protagonisti della filiera, dal momento della spesa che deve essere mirata fino al consumo. E in questa circolarità ancora più importante diventa la comunicazione, che come sempre riveste un ruolo e ha potere centrale, se vogliamo trasformare le buone pratiche dalla teoria ad un modus operandi quotidiano e non straordinario.

Per consultare il testo della petizione e l’emendamento di legge:

https://www.festivalgiornalismoalimentare.it/petizione