COOKSAPP: RETE DI CUOCHI A DOMICILIO

Se prima era considerato un lusso andare al ristorante, oggi può ritenersi tale portare lo chef a casa propria e godersi la cena con i propri ospiti senza lo stress e la confusione di location affollate, del traffico o di quegli altri piccoli e noiosi dettagli che ti rovinano l’umore. Cambia da un certo punto di vista il concetto del “lusso”, quello vero, che non si traduce o si quantifica in soldi, stile o eleganza, ma in gestione del tempo libero per se stessi.

Questi cambiamenti trovano una risposta nelle svariate declinazioni del settore ristorativo, che mette a disposizione i cosiddetti cuochi a domicilio o cuochi free lance. Una categoria molto discussa, che per parecchio tempo ha vissuto in una sorta di limbo, ma che oggi è stata riconosciuta e sdoganata dal mercato, presentandosi rispetto a prima con un servizio più strutturato e di qualità. Negli ultimi anni, infatti, il mercato ha focalizzato l’attenzione su questa tipologia di chef, e soprattutto è la clientela, spesso di fascia alta o luxury, che accorgendosi di questo servizio ne ha compreso vantaggi e potenzialità e lo richiede, portando la domanda iniziale a crescere sempre di più.

Tra le varie realtà presenti sul mercato nazionale c’è Cooksapp (www.cooksapp.catering), non un semplice portale vetrina che raccoglie i free lance dei fornelli di tutta Italia a disposizione per le cene “casalinghe”, ma un vero e proprio servizio di catering a livello nazionale, che si struttura su una rete di professionisti free lance e fornitori food & wine intorno a una propria filosofia ed etica ristorativa.

To Cook up significa spadellare, armeggiare in cucina, il gioco di parole in questi ultimi anni sempre più digitali è venuto facilmente – spiega Luigi Mercuri, Ceo e founder di questo progetto. Nella mia lunga esperienza nel mondo della ristorazione e del management turistico mi sono ritrovato più volte a parlare con i clienti, cosa che dovrebbe fare ogni ristoratore, scoprendo che molti di questi turisti stranieri fittavano per lunghi periodi delle case in Italia o addirittura le compravano (e in Umbria in particolare dove vivo e lavoro). Capii di trovarmi dinanzi al target perfetto: dei foodies veri e propri, che volevano fare esperienze enogastronomiche di cucina italiana e con una capacità di spesa medio-alta. Se erano disposti ogni sera a andare in giro a “provare la tradizione culinaria”, figurarsi quanto potevano essere felici di farlo direttamente a casa propria”.

Un’intuizione, anticipatrice dei tempi, che ha portato a disegnare il progetto di Cooksapp fin da subito come un servizio organizzato e ramificato e non come servizio del singolo cuoco. Ristorazione a domicilio curata sotto ogni punto di vista da uno staff proprio che copre tutti i settori necessari (cucina, sala, sommelier, designer per gli allestimenti) che viene coordinato su tutta Italia. Nessuna improvvisazione in questo caso, ma una macchina che deve funzionare senza intoppi o imprevisti di alcun genere e per di più rispetta tutte le pratiche igienico –sanitarie e quelle fiscali e del lavoro.

“Se l’idea messa subito in atto ha avuto il primo anno dei risultati bassissimi (solo 10 ordini ricevuti), ad oggi registriamo oltre 300 servizi l’anno in diverse aree d’Italia”, sottolinea con soddisfazione Luigi.

Ma cosa succede quando qualcuno ordina la sua home dinner?

Spiega Mercuri: “Noi ci occupiamo dell’organizzazione della cena dei nostri committenti, ascoltiamo e soddisfiamo le loro richieste, creiamo dei menu ad hoc per la serata, che vengono proposti dai nostri cuochi e rispettano territorialità e tipicità gastronomiche. Il cuoco che arriva in villa è selezionato secondo dei criteri rigidi che ci portano ad assicurarci la professionalità, riservatezza e rettitudine del soggetto (non dimentichiamo che il loro lavoro si svolge a casa di persone estranee). In poche parole i cuochi free lance che collaborano con noi devono essere gli “osti perfetti”, i nostri uomini di fiducia, capaci di essere padroni di casa in casa di altri”.

Un servizio del genere è capace di creare ordine e sistema intorno alla figura del cosiddetto cuoco free lance, che è colui che opera a domicilio e che rappresenta un settore esistente da un po’ di anni, ma non completamente riconosciuto e valorizzato dallo stesso mercato della ristorazione.

Se inizialmente al di là delle possibili mode, era un figura che si era autonomamente ritagliata un ruolo forse un po’ forzato e in molti casi improvvisato, a causa di un mancato posizionamento all’interno di un ristorante, ora che il mercato è esploso e la richiesta è forte la sua professione e professionalità è sdoganata e riconosciuta.

“Il grosso problema iniziale è stato trovarsi di fronte a una domanda consistente con un’offerta incapace di gestire e cavalcare l’ondata del business di successo. Abbiamo assistito anzi a un riconoscimento di opportunità lavorativa che è stata interpretata in modo errato: i più per assicurarsi il lavoro hanno sposato, vuoi per mancanza di esperienza, vuoi per mancanza di professionalità, una politica del prezzo promozionale, chiamiamola così, rovinando un mercato in crescita che assicurava dei grossi ricavi. Senza parlare poi dei menu proposti, dell’interpretazione forse macchiettistica dell’italianità in cucina, molte volte fatta da tagliatelle, pizza e bruschette al pomodoro” – fa notare il titolare di Cooksapp.

Ad oggi è importante osservare lo scenario e cercare di capire verso quale direzione si svilupperà, cercando anche di anticipare il mercato stesso. Se finora il cibo nella sua sfera di consumo è stato il protagonista, il prossimo step sarà la sfera esperienziale ed emozionale. Cibo da scoprire, da insegnare e imparare, cibo da lavorare. Niente di nuovo all’orizzonte, ma inquadrato in una veste sempre più sociale e social. Dove il cuoco free lance sarà sempre più protagonista e partecipe, maestro e compagno dei suoi clienti”.  Questo secondo Mercuri il trend del futuro, che si traduce in una nuova parola: cooking class.