Concept C, dove moda e vino raccontano il territorio.

Durante un viaggio in Calabria, ci siamo fermati a Castrovillari e tra le varie tappe abbiamo scoperto Concept C, un atelier di moda dove poter fare delle degustazioni guidate di vino. Un luogo in cui tutto esprime passione e racconta il territorio. Da un’idea della stilista Cinzia Tiso e Valerio Cipolla di Tenuta Celimarro.

Cinzia Tiso, capelli ricci, occhi profondi e brillanti, ci accoglie nel suo atelier al centro di Castrovillari (Cs) con il suo sorriso e un pizzico di emozione che trapela dalla voce. Qui prima c’era lo studio di un fotografo storico della città, ora ci sono i suoi vestiti, colorati, dalle forme originali, che si alternano a una serie di bottiglie di vino, in fondo un po’ nascosto agli occhi dei visitatori c’è il suo piccolo laboratorio creativo, pieno di schizzi, cartamodelli, stoffe e la sua macchina da cucire. È qui che Cinzia libera la sua fantasia e disegna le sue collezioni, mentre al piano di sopra c’è un angolo con un grande specchio retrò dedicato alle consulenze di armocromia e un tavolo degustazione. Se vi state chiedendo cosa si potrebbe degustare in un atelier di moda, la risposta non è poi così difficile: vino.

Non pensate però ad un approccio fashion, questo luogo che unisce Bacco a Venere è frutto di un progetto legato al territorio dove la moda che ne diventa sua interprete si sposa al vino che ne è sua espressione. L’idea è di Cinzia e del suo compagno il viticoltore Valerio Cipolla, di Tenuta Celimarro, che alleva e lavora i vitigni autoctoni del territorio come il Magliocco Dolce, il Montonico, il Greco Bianco: “tra la moda e il vino ci sono più punti di contatto – ci raccontano entrambi – innanzitutto l’artigianalità con cui lavoriamo, la passione, il territorio che si vive sia nel calice che nei colori e nei tessuti, la stagionalità, fino all’eleganza come concetto più alto per entrambi”.

Da questi elementi prende forma l’idea di questo spazio dove creare, ma soprattutto dove accogliere chi si vuole avvicinare alla loro arte: “in questo ambiente ci raccontiamo e attraverso il contatto con la moda e il vino creiamo una sorta di zona comfort, quasi giocosa. Allo stesso tempo è uno spazio di condivisione e confronto culturale: qui organizziamo presentazioni di libri, degustazioni a tema, letture di poesie e così via. Il nostro obiettivo è dare vita ad una vera e propria aggregazione culturale, dove parlare e promuovere la cultura sotto ogni aspetto. Il tutto legato ovviamente dalla moda e dal vino che sono filo conduttore di questa avventura”.

Da Alta Roma a Cinzia Tiso Handmade

La moda ha fatto sempre parte della mia vita ma questa cosa l’ho capita nel tempo, attraverso le esperienze, i corsi, la mia stessa visione di moda che seppur cambia nel tempo, rimane legata al concetto di “trasformazione”. Perché attraverso la moda possiamo dare un’immagine diversa di noi stessi, di ciò che siamo o anche di ciò che a parole non riusciamo ad esprimere, e su questa idea di base si può giocare in mille modi diversi, in un equilibrio tra personalità e creatività”.

Cinzia Tiso ha iniziato in Calabria il suo percorso di studi per poi proseguire a Roma frequentando l’Accademia Altieri, uno stage da Alberta Ferretti, è stata vestierista nelle sfilate, si è occupata di sartoria teatrale e di produzione. A soli 23 anni, nel 2016 partecipa ad Alta Roma con una sua collezione vincendo il premio come stilista emergente che la porta ad andare in Cina per il progetto Casa Italia come rappresentante del made in Italy. Un percorso ricco di esperienze e molto concentrato, che trova la sua acme nella nascita del brand Cinzia Tiso Handmade e a seguire, dopo qualche anno, della prima boutique a marchio, che con coraggio Cinzia decide di aprire nel suo paese natio, San Lorenzo del Vallo, piccolo borgo della provincia di Cosenza. Con l’arrivo di Valerio nella sua vita, il progetto boutique si amplia per perseguire una visione un po’ fuori dagli schemi.

“Una cosa che abbiamo voluto proporre e cercare far capire soprattutto è che il vino, così come le mie creazioni, sono e vogliono essere espressione del territorio. Attraverso i tessuti, i ricami, le stampe, i colori io voglio dare forma ai paesaggi che vivo quotidianamente, alla storia e alle bellezze naturali che respiriamo in questi posti. Un tentativo non semplice, spesso anche poco compreso. Dall’altra parte ci sono i vini di Tenuta Celimarro, che ha sempre puntato a valorizzare i vitigni autoctoni e attraverso di essi rappresentare quella fetta di territorio calabrese racchiuso tra Pollino e Sila” – ci spiega Cinzia.

Cinzia Tiso e i suoi abiti unici come le annate dei vini

Ci facciamo raccontare qualcosa dei suoi vestiti e della sua filosofia: “I miei vestiti prendono forma seguendo tre direttive principali: l’artigianalità, la portabilità e l’essere contro controcorrente. Mi piace per certi versi osare, mi piace anche lasciarmi andare nel disegno e nella creazione del capo e raccontarmi da più punti di vista”. E continua: “Come si fa a raccontare il territorio attraverso gli abiti? C’è uno studio continuo e approfondito dai tessuti ai ricami, dai colori ai modelli storici o alle usanze delle lavorazioni di certi tessuti. Cerco di far rivivere il vecchio, la tradizione e la storia in modo moderno, proponendo un’immagine di donna minimal, progressista, sportiva se vogliamo, con elementi di stile preziosi e la scelta di stoffe di qualità, che ne aumentano il valore e non banalizzano il modello”.

Cinzia Tiso è eclettica, così come lo sono i suoi modelli che vediamo indossati da lei e esposti nel concept store, che sintetizzano viaggi, amicizie, cose viste e fatte, sogni e tempi passati. Così come eclettica è la donna che vuole rappresentare, figlia di questo tempo, trasversale, dinamica e che sa guardare oltre alle apparenze. Esempio anche di artigianalità, alta sartoria e made in Italy, ma anche di qualità e di no spreco. Sintetizziamo in questi termini il lavoro di questa giovane stilista calabrese, che non smette di ricercare, studiare, trovare materiali da lavorare, che arrivano da lontano come India o l’Oriente.

Si respira un’atmosfera particolare qui, nel Concept C, soprattutto al piano superiore. Salite le scale si ha l’impressione di entrare in un ambiente cristallizzato nel tempo. E, infatti, come spiega la stessa Cinzia, non sono stati fatti ritocchi strutturali, ma le pareti e le zone sono rimaste quelle dello studio fotografico. Cinzia ha tappezzato una parete con i suoi bozzetti e sempre in questi spazi si dedica a provare gli abiti o a studiare quelle clienti che vogliono un vestito “su misura”. Eh sì, perché Cinzia oltre alle sue continue mini collezioni che si rinnovano ogni mese con dei capi limited edition, disegna e cuce sulle esigenze e la personalità delle sue clienti i capi a seconda delle esigenze. Dall’abito per la cerimonia, da sera o per qualsiasi occasione Cinzia studia chi ha di fronte attraverso le sue parole e i suoi desideri, la fisicità, scegli i tessuti, gli elementi, i colori per poi creare ex novo un abito unico senza replica.

Qui si abbatte completamente il concetto di fast fashion, troppo abusato e radicato nelle abitudini odierne, ma si sposa quello di ricerca e qualità, di dettaglio, made in Italy e anche sostenibile e no spreco. “Da me applico il cosiddetto made Order, ovvero creare al momento dell’ordine e solo su richiesta, in questo modo si evitano rimanenze, si ottimizza il lavoro attraverso la creazione personalizzata. Tutte le stoffe sono usate senza buttare via nulla, con ciò che rimane realizzo collane, foulard, turbanti e accessori di ogni genere e poi sono molto attenta ai tessuti tecnici, quelli con alta percentuale di fibre naturali (lino, seta, cotone, canapa).

Il vino di Tenuta Celimarro

Dall’altra parte c’è Tenuta Celimarro, situata a Castrovillari (CS), un’azienda di 20 ettari di vigneto e 5 ettari di oliveto secolari, che Valerio Cipolla enologo e responsabile di produzione ci racconta così: “Il territorio dove ci troviamo ha una storia e valenza archeologica, sia la contrada Celimarro che la tenuta che abbiamo ripristinato e trasformato in azienda vitivinicola. Esattamente nel 2006 abbiamo realizzato i nostri primi impianti con l’unico obiettivo di dare voce al territorio. Nel 2013 abbiamo prodotto le prime bottiglie di Magliocco, evitando ogni intervento esterno sui vini per garantire il massimo di riconoscibilità dei vitigni, poi nel 2014 è nato il nostro primo vino bianco autoctono, il Greco Bianco e dopo qualche anno il rosato da uve Aglianico, a cui quest’anno è stata assegnata la prima corona della guida ViniBuoni d’Italia. Ultimo tra i vini il Montonico, un bianco autoctono, riscoperto e portato in produzione e che per noi rappresenta un altro tassello importante per l’enologia calabrese”.  

Valerio racconta con orgoglio il lavoro fatto nella sua famiglia, fin da piccolo seguiva il lavoro del nonno e forse per questo gli studi di enologia sono stati naturale conseguenza. “Nonostante la laurea mi abbia concesso di diritto il titolo di Enologo, mi piace definirmi un semplice viticoltore. Dal 2019 faccio parte di ONAV Cosenza (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) in qualità di Assaggiatore Tecnico e Sono inoltre socio Assoenologi (sezione Puglia Basilicata e Calabria) e dal 2022 siedo nel CdA del Consorzio Terre di Cosenza Dop”.

Anche Valerio è un ragazzo intraprendente, ma in modo particolare un ragazzo calabrese legato alla sua terra, che cerca di promuovere in tutti i modi e di farla conoscere. Come sostiene da anni: “se non si fa cultura della Calabria, dei nostri luoghi e della loro storia, nessun prodotto o azienda (soprattutto nel mondo del vino non facile) potrà essere conosciuto, scelto o acquistato”.

Un pensiero che sposano in tanti e che per fortuna sta portando dei buoni risultati facendo conoscere luoghi e vini calabresi un po’ da per tutto. Merito di chi come Valerio e Cinzia decidono di rimanere o tornare nei loro luoghi per farli crescere e rinnovarli.

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