Il caffè può essere sostenibile?

Quanto può essere sostenibile il caffè? Dalla produzione al consumo fino al riuso di capsule e sacchetti. senza contare che a livello globale, circa 125 milioni di persone fanno affidamento sull’industria del caffè per trovare lavoro.

Il caffè è una delle materie prime più commercializzate al mondo, secondo solo al petrolio. Si stima, infatti, che ogni giorno vengano consumate circa 2.5 miliardi di tazze di caffè. Sebbene la maggior parte della produzione avvenga nei paesi in via di sviluppo come il Sud America, il consumo maggiore si verifica, invece, nei paesi cosiddetti sviluppati.

La richiesta del mercato cresce ogni anno e si stima che entro il 2050 la domanda del caffè sarà addirittura triplicata. Spesso, ciò porta a una coltivazione seguita da deforestazione senza controllo per poter far spazio ai terreni da coltivare, con conseguenti danni ambientali e sociali irreparabili. In più, negli anni settanta si è passati dalla coltivazione all’ombra a quella al sole, complicando maggiormente le cose.

Metodi di coltivazione all’ombra per un processo produttivo sostenibile

In passato la pianta del caffè veniva coltivata protetta dalle fronde degli alberi e ciò portava a numerosi benefici dal punto di vista ambientale. Gli alberi divenivano l’habitat perfetto per gli uccelli, ovvero i predatori naturali di alcuni insetti responsabili di danneggiare i raccolti. Senza questi predatori, l’utilizzo di pesticidi si rende necessario per debellarli. Grazie alla coltivazione all’ombra, inoltre, non si sprecava l’acqua nel terreno.

La coltivazione al sole, sebbene più produttiva nel breve periodo, a lungo termine impoverisce il terreno, richiedendo un maggiore dispendio idrico (si stima che per produrre una tazza di caffè siano necessari almeno 110 litri d’acqua al giorno), nonché un uso sempre più intenso di pesticidi per eliminare i parassiti che devastano il raccolto.

Tornare ai metodi di coltivazione all’ombra ripopolando le foreste, potrebbe essere il primo passo verso una produzione più sostenibile nel lungo periodo. In questo modo si eviterebbe anche l’impatto economico sui produttori e, di conseguenza, sul consumatore finale.

Consumo e sostenibilità: come scegliere il caffè giusto ed evitare l’impatto ambientale

I consumatori possono, innanzitutto scegliere di acquistare caffè con certificazioni Fair Trade biologici, ovvero caffè equosolidali che sostengono le coltivazioni sostenibili e aiutano a migliorare la vita dei coltivatori.

Prediligere l’acquisto di caffè presso piccole realtà aziendali, permette, inoltre, di avere un contatto più diretto con coloro che selezionano il caffè e, quindi, un maggior controllo sulla filiera. I marchi locali si affidano spesso a piccoli produttori che lavorano rispettando la terra e i lavoratori.

Un’altra scelta sostenibile è quella legata al vero e proprio consumo. Evitare le capsule in plastica, preferendo l’uso del caffè in polvere o delle cialde compostabili aiuta molto l’ambiente. È preferibile, inoltre, scegliere i bicchierini e le tazzine riutilizzabili per bere il caffè, anziché i prodotti usa e getta.

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Cosa si può ottenere dal riuso del caffè?

Sneakers e borse. Ebbene sì dal riuso dei fondi caffè si possono ottenere un paio di sneakers. E’ quanto realizzato da Nespresso in collaborazione con Zèta, start-up di moda a zero sprechi, per creare RE:GROUND, una sneaker elegante realizzata con fondi di caffè riciclati.
La capsule collection in edizione limitata è stata ispirata dai principi di zero rifiuti, eco-design e stile francese, con RE:GROUND destinato a diventare un’icona della moda sostenibile.

Ogni paio di sneakers RE:GROUND contiene l’equivalente di 12 tazzine di caffè, proveniente dal programma di riciclaggio delle capsule Nespresso. I fondi sono stati utilizzati per le tomaie e le suole delle scarpe; il resto di RE:GROUND è realizzato utilizzando l’80% di materiali riciclati e sostenibili.

Altro prodotto che si può realizzare, utilizzando questa volta i sacchetti di caffè insieme alle bucce di banana è la borsa. La startup Meraky, partendo proprio da questi due scarti, è riuscita a rinnovare il look di una moda sempre più circolare e a impatto zero. E così a Bologna, sostituendo plastica e pellame con scarti da raccolta differenziata, Rosaria Maraffino ed Emilia Paolicelli hanno dato vita a una biopelle per borse, zaini, portachiavi e accessori 100% circolari.