Dopo quattordici anni sono finalmente tornato al Cairo per incontrare alcuni ex colleghi egiziani e visitare nuovamente con loro uno dei luoghi più caratteristici: il Khan Al-Khalili, l’enorme mercato cittadino famoso in tutto il Paese, ma anche del Medio Oriente, secondo per dimensioni solo al Gran Bazar di Istanbul. L’ultimo mio soggiorno si interruppe improvvisamente all’inizio della rivoluzione egiziana tra gennaio e febbraio del 2011. Ricordo il rientro frettoloso in Italia assieme a molti altri connazionali che, come me, vivevano in Egitto per motivi di lavoro. Da allora molte cose sono cambiate in questa zona di mondo: alcune – poche per la verità – in meglio, altre – parecchie – in peggio. Resta il fatto, comunque, che l’Egitto rimane un Paese sempre seducente e ricco di storia. Anche dal punto di vista gastronomico.
Questo per i musulmani è tempo di Ramadan: un periodo durante il quale si commemora la rivelazione dei primi versetti del Corano a Maometto da parte di Allah e si impone il massimo rigore. È un mese di purificazione per la mente e per il corpo, ma anche di devozione alla preghiera e di digiuno. Una pratica dai significati profondi, affascinante nella sua ritualità e, a detta dei diretti interessati, fisicamente provante. Ma come funziona, quali sono i suoi precetti e, soprattutto, quali alimenti vengono consumati dai musulmani in questo periodo?

Il Ramadan, ovvero il mese caldo, viene celebrato nel nono mese del calendario islamico. Questo è composto da dodici mesi lunari di 29 o 30 giorni, per un totale di 354 giorni, con un giorno in più – una sorta di anno bisestile – ogni tre anni. Considerato che il calendario islamico è di tipo lunare, ovvero basato su cicli di mesi sinodici o lunari, ogni mese viene identificato con la forma a semicerchio della luna crescente e inizia quindi con una data di calendario sempre diversa. Ne consegue, quindi, che anche l’inizio del nono mese cambia è sempre variabile. Quest’anno inizierà la notte del 28 febbraio per concludersi il 27 marzo. In questi ventinove giorni, tutti i musulmani sono tenuti a un periodo di digiuno e decoro dall’alba al tramonto, così come voluto dai cinque pilastri o obblighi fondamentali della religione islamica. L’obiettivo è quello della purificazione tramite il digiuno, la meditazione, la preghiera e il rifiuto dei piaceri di qualsiasi tipo. Per questo, non solo si mangia unicamente durante la notte, ma di giorno si evitano bevande, fumo e rapporti sessuali. Sono chiamati all’osservanza del Ramadan tutti gli adulti in buona salute, mentre ne sono esentati i bambini, le donne in gravidanza o che allattano, i malati e le persone in viaggio.
Durante il ramadan si consumano due pasti principali: il Suhur poco prima dell’alba e il Fitùr (o Iftar), sorta di cena immediatamente successiva al tramonto. Le pietanze scelte sono le più varie e sono diverse a seconda della nazionalità di ciascun fedele anche se esistono alcune similitudini. In linea generale e senza pretesa di essere esaustivo, si può così riassumere:
Il Suhur è solitamente di un pasto leggero: la quantità di questo pasto dipende dalla quantità di cibo mangiato durante la notte. Si può consumare sottoforma di normale prima colazione, ma anche solo con dello yogurt o della frutta fresca. Come detto, deve avvenire all’alba e, una volta finito, non si può mangiare fino al successivo tramonto.

Il Fitùr si celebra al calare del sole e segna la fine del digiuno. Generalmente consta di due portate. La prima prevede un numero dispari di datteri essiccati consumati con del latte, per seguire l’esempio del profeta Maometto. I datteri non solo hanno un significato spirituale, ma rappresentano anche un’ottima fonte di energia e zuccheri naturali, perfetti per riequilibrare rapidamente il livello di glucosio nel sangue. In alternativa c’è chi sostituisce i datteri con altra frutta essiccata come albicocche, fichi o prugne. Dopo il Maghreb, la preghiera della sera, inizia la portata principale si compone di un piatto di carne – manzo o pollo – accompagnato da riso bollito e verdure. Per queste ultime la scelta è abbastanza varia: zucchine, fagioli, melanzane, patate, okra (un ortaggio molto diffuso nel continente africano simile nell’aspetto a peperoncino di colore verde e alla melanzana in quanto a gusto) o molokia (delle foglie ricavate dalla pianta omonima servite come stufato o sottoforma di zuppa densa). Per finire non mancano i dolci – piccoli, ma estremamente dolci – come il kunafa e il baklava. In questa seconda fase si consumano alcune bevande tipiche di questo periodo, per riportare l’organismo alla corretta idratazione: il tradizionale tè, il karkadè, la sobia (la versione egiziana è ottenuta con latte vaccino e latte di cocco) o il tamr hendy (a base di tamarindo) evitando l’eccessivo consumo per non stimolare troppo la diuresi e perdere quindi sali minerali indispensabili durante il giorno successivo. Durante la notte, anche se meno frequentemente, si consumano frutta e prodotti dolciari da forno accompagnati da bevande a base di frutta come succo di mango o di guava. Curiosamente il consumo di acqua naturale è limitato o poco frequente – quantomeno qui in Egitto – considerata la scarsa qualità dell’acqua degli acquedotti cittadini.
Lo scopo principale del pasto serale e dell’eventuale spuntino notturno non è però quello di un’abbuffata di recupero rispetto al digiuno giornaliero: l’intera alimentazione avviene nel decoro e nella sufficienza, senza inutili esagerazioni. Di conseguenza, anche se non esplicitamente vietato, si evitano cibi estremamente grassi come i prodotti delle grandi catene di fast food, per non compromettere la purificazione in corso. Poi, anche qui, ognuno fa come crede o sceglie cosa mangiare secondo coscienza.
Ramadan Kareem!