Il processo estrattivo di quella che gli alchimisti chiamavano la quintessenza, è il quinto elemento costitutivo dell’universo che Federico Silvio Bellanca, esperto di trade marketing nel settore Ho.Re.Ca., autore per testate di settore e lifestyle come Forbes, Gambero Rosso, Rolling Stone e Tgcom24, dedica all’Italia affinché possa diventare una destinazione di riferimento per gli appassionati di distillati, cocktail e luoghi iconici del buon bere, grazie all’apporto del suo nuovo lavoro “Spirits dei Luoghi”, uscito lo scorso 22 aprile 2025 per la collana Accadde Domani – FuTurismo, curata da Nicoletta Polliotto per Dario Flaccovio Editore.

Lo sapevate che il nome Frangelico è un omaggio al monaco eremita Fra Angelico vissuto sulle colline piemontesi nel XVII secolo? Che il celeberrimo Alkermes è arrivato in Toscana insieme agli spagnoli – non a caso deve il suo nome all’arabo al-qirmiz, che significa “cocciniglia”, l’insetto da cui si ricava il caratteristico colorante che conferisce al liquore la sua tonalità cremisi – trova la sua codifica proprio presso l’Officina dei frati di Santa Maria Novella?
Questi sono solo un paio di esempi di curiosità legate al mondo degli spirits in Italia, alla loro nascita e al loro essere protagonisti tra i Paesi che hanno potuto declinare in base alle proprie materie prime anche le proprie tradizioni culturali. Dalla canna da zucchero ai Caraibi nascono i rum, dall’ agave in Mesoamerica il mezcal e tequila, da vino e vinacce in Europa, in Sudafrica, in Sudamerica, brandy, grappa, pisco, cognac e armagnac; e poi ancora i cereali, che in Russia vedono nascere la vodka e nel Regno Unito il whisky, e la frutta, dalle prugne in Est Europa ai datteri nei Paesi arabi, le patate, il mais, la betulla, l’acero e ogni possibile vegetale.
Il volume esplora il fenomeno dello SpiriTurismo, un viaggio tra tradizioni artigianali, storia dei brand e cultura del bere miscelato, analizzando modelli internazionali e offrendo strumenti pratici per creare esperienze indimenticabili. Ma non c’è viaggio possibile senza una mappa che permetta di riorientarsi e costruirsi dei percorsi di senso, di racconti.
La prefazione di Ottavio Di Brizzi, direttore editoriale di Touring Club Italiano, presenta Bellanca come “un globetrotter del gusto, esploratore esperto ed edonista, è un romanzo di possibilità, puntuale e accurata geografia sentimentale con coordinate non sempre prevedibili. Il desiderio d’altrove e la sete di viaggio sembrano inestinguibili e la contemporaneità sembra priva di luogo in cui consistere senza un selfie che punteggi una linea, un cibo o una bevanda unici e desiderabili, una mancolista di un ideale e non completabile album di francobolli d’esperienza. È in questo gusto per l’altrove, per i tanti altrove del gusto, che seguire le tracce di qualche viaggiatore consapevole, una guida che fornisca modelli e indicazioni di senso, per i sensi e gli occhi aperti, ridiventa molto importante”. La connessione tra le arti visive, letterarie, e il mondo degli spirits è ancora materia poco nota nel nostro Paese, ma non per questo del tutto sconosciuta. Umberto Eco ha scritto bellissime pagine sul suo amore per il Martini, Emilio Salgari tessuto le lodi di Galliano all’interno dei suoi racconti d’avventura, Edmondo De Amicis parlava del vermouth nel celebre Cuore. Le opere pittoriche e di design dei futuristi con tema alcolico sono tutt’oggi celebrate, e le leggende che vogliono Maria Callas e il Brancamenta legati a doppio filo sono parte della cultura popolare. Quello che a oggi mancava era un testo che valutasse la portata turistica di questo patrimonio immateriale, proponendo una struttura analitica per lo sviluppo di questo segmento.
Il libro si sviluppa attraverso un’analisi approfondita dello SpiriTurismo, trasformandosi in un viaggio suddiviso in tre parti principali spaziando tra passato – le radici di questo fenomeno, illustrando modelli internazionali – il presente che esplora il panorama attuale del settore in Italia e il futuro che delinea possibili sviluppi futuri dello SpiriTurismo in Italia, suggerendo itinerari tematici che valorizzino distillerie, locali storici e tradizioni regionali
La prima parte è composta da capitoli che toccano quasi più la saggistica che la manualistica e serve per assicurare al lettore un approfondimento propedeutico rispetto alle tematiche trattate, mettendo a disposizione gli strumenti che poi serviranno per costruire una narrazione storica e formulare itinerari credibili: la storia dei più famosi locali internazionali, come a Cuba La Bodeguita e El Floridita di Hemingway o il King Cole Bar del The St. Regis New York, dove venne perfezionato il Bloody Mary, e quella d’Italia negli ultimi tre secoli, dal Risorgimento in poi, si è fatta anche all’interno dei bar, luoghi terzi per eccellenza, lontani dall’essere casa o lavoro, contraltare della neonata borghesia ai salotti chiusi degli aristocratici. E in questi bar si bevevano dal vermouth sabaudo al Negroni fiorentino, davanti a questi bicchieri si è fatto politica, si sono pianificate guerre e si sono scritti romanzi d’amore. Bellanca narra alcune storie che aiutano a capire l’importanza di questo patrimonio per meglio comprendere il presente. Si potrebbe raccontare il motivo per cui il Negroni stia diventando il sinonimo della Dolce Vita, ma svelare ora tutte le curiosità del suo lavoro sarebbe un peccato. Una volta acquisite queste nozioni, sarà molto più intuitivo per il lettore seguire lo svolgersi dell’analisi sulle mete turistiche che il nostro Paese può offrire.

La seconda parte del libro dunque mira a essere molto più pratica, srotolando davanti agli occhi del lettore il dettaglio del patrimonio tangibile e immateriale presente nel nostro Paese, dividendolo per aree tematiche, scoprendo in giro per la Penisola musei, distillerie, caffè storici, ricette di liquori tipici e di cocktail tradizionali. In un primo momento vengono fornite analisi tematiche, per poi addentrarsi nella terza e ultima parte che crea dei veri e propri itinerari da organizzare e proporre a livello turistico.
Non mancano le esperienze, battezzate spirits tips: il turismo legato al mondo dei bar popolari; la Milano da bere col Bar Basso; a Torino sulle orme del Vermouth; il Caffè Florian in Piazza San Marco a Venezia, che non ha mai cessato di essere una delle attrazioni principali della città. Volete scoprire qual è il locale creato da Ferruccio Bindi Santi, l’inventore del Brunello di Montalcino? dove è stata inventata la celebre “coda alla vaccinara”? qual è il locale storico dove Ibsen, il padre della drammaturgia moderna, terminò Gli Spettri? qual è l’hotel dove Enrico Caruso trascorse gli ultimi mesi della sua vita e dove Lucio Dalla ha scritto la celebre canzone Caruso? Sapere che anche se oggi il nostro Paese non è il più rilevante a livello globale per quanto riguarda la distillazione, è proprio qui da noi che l’arte dell’estrazione dell’alcool, pratica puramente medica all’inizio, comincia a indagarne gli aspetti ludici ed edonistici? Queste e cento altre curiosità come in una vera e propria caccia al tesoro intorno al globo, “perché i viaggi non hanno inizio e fine, ma solo andata e ritorno, e tutti noi non aspettiamo altro che un biglietto per ripartire” grazie al nuovo, curioso ed esaustivo lavoro di Federico Silvio Bellanca “Spirits dei Luoghi”, Dario Flaccovio Editore. Scopri il libro