Ci sono prodotti che non si limitano a sfamarti: ti raccontano una storia, ti restituiscono il profumo del vento, la voce delle colline, la memoria di mani che lavorano da secoli nello stesso modo. Il Pecorino Crotonese DOP è uno di questi. Non è solo un formaggio: è la Calabria trasformata in gusto, un pezzo di cultura che ha trovato la sua forma rotonda e i segni inconfondibili del canestro. Ogni forma di Pecorino Crotonese è un pezzo di Calabria che viaggia: dalle mani dei casari fino alle cucine stellate, dai mercati contadini fino ai ristoranti internazionali. È il simbolo di un territorio che non si arrende all’omologazione industriale e continua a raccontare, con ogni morso, una storia fatta di pastori, erbe di campo, clima mediterraneo e resilienza.
Il territorio di produzione
Il cuore produttivo del Pecorino Crotonese DOP è una fascia di Calabria che sa di sole e di sale: la provincia di Crotone e parte di quelle di Catanzaro e Cosenza. Qui il clima è mediterraneo ma sorprendentemente vario: pascoli collinari, pianure ventose e pendii pedemontani creano una vera “culla di biodiversità”.
Le greggi brucano loglio, trifoglio, cicoria, sulla, erba medica e decine di erbe spontanee che arricchiscono il latte di aromi complessi. Ogni forma di pecorino è una fotografia della stagione in cui è stata prodotta: quello primaverile è più dolce e floreale, quello estivo più intenso, quasi selvatico. E poi non c’è Pecorino Crotonese di qualità senza pecore felici. Gli ovini pascolano per gran parte dell’anno in libertà, seguendo il ritmo delle stagioni e l’alternanza dei pascoli. Questo riduce lo stress, migliora la salute degli animali e soprattutto regala un latte ricco di proteine, vitamine e acidi grassi benefici come il CLA. Il risultato? Un formaggio più digeribile, dal gusto autentico e nutrizionalmente interessante.

Dalla Magna Grecia alla tavola di oggi
La storia del Pecorino Crotonese comincia quando Kroton era una delle città più fiorenti della Magna Grecia. Virgilio, nelle Georgiche, raccontava dei pascoli dell’Esaro e delle mandrie sacre a Hera che vivevano libere sul promontorio Lacinio.
Col passare dei secoli, i pastori calabresi iniziarono a cagliare il latte ovino utilizzando le fuscelle di giunco, imprimendo al formaggio quel disegno a righe che ancora oggi è il marchio di fabbrica del Crotonese. Nei secoli, questa piccola forma rotonda è stata un lusso riservato a nobili e proprietari terrieri: sulle tavole dei contadini arrivava di rado. Con il riconoscimento DOP nel 2014, questa tradizione millenaria è stata protetta e valorizzata grazie anche al Consorzio di tutela del Pecorino Crotonese, nato dalla visione dell’Apocc, la Cooperativa di allevatori ovini e caprini della Calabria, con l’obiettivo di salvaguardare e tutelare un prodotto con una lunga storia. Oggi il Pecorino Crotonese è diventato ambasciatore della Calabria in tutto il mondo.
Pecorino Crotonese DOP : 3 anime, un solo formaggio
Il Pecorino Crotonese DOP è ricco di proteine nobili, calcio e vitamine, il Pecorino Crotonese è un alleato per ossa e muscoli. Grazie ai grassi a catena corta tipici del latte ovino, è anche più digeribile di altri formaggi. Inserito con moderazione, è perfettamente in linea con la Dieta Mediterranea, che lo considera parte integrante di un’alimentazione equilibrata. Dal gusto poliedrico perché incontra tutti i palati ci sono tre tipologie di prodotto: il Fresco a pasta bianca, morbida, gusto dolce: perfetto con pomodori appena colti, olio buono e pane croccante; il Semiduro con una stagionatura lo rende più sapido e complesso. Ideale con miele di castagno, noci o fichi secchi e infine quello Stagionato, che èil più carismatico con la sua pasta compatta, profumi di cantina, note piccanti. Da grattugiare sulla pasta al forno calabrese o da servire in scaglie, magari con un bicchiere di Cirò rosso.

E in cucina? Sicuramente è un passe-partout per chef e appassionati, dalle lagane e ceci, pasta al forno o nelle polpette calabresi è l’essenza della tradizione pura, ma sa anche essere un tocco gourmet se usato in scaglie su un carpaccio di pesce spada o trasformato in una mousse oppure grattugiato su un risotto alle zucchine con un filo di olio evo e menta fresca. Se invece volete mangiarlo in purezza possiamo consigliare della confettura di cipolla di Tropea, miele di agrumi, vini rossi calabresi o bianchi macerati che ne esaltano la sapidità come accompagnamento.





