Merendine al passo col tempo: dagli anni ’50 ad oggi

Il consumo delle merendine preconfezionate è iniziato nella seconda metà del secolo scorso e, da allora, ha visto una fortuna che continua ancora oggi. Quali sono le necessità a cui sono andate incontro?

“Dimmi che merendina mangi e ti dirò chi sei”, disse il gastronomo francese Brillat-Savarin… ah, no, forse disse questo: “Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei”.

Sebbene la frase giusta sia la seconda, se fosse vissuto oggi e non nel 1700, l’autore di Fisiologia del Gusto avrebbe potuto comprendere molti aspetti delle persone e della società osservando il consumo delle merendine.

Non c’è bisogno di chiedere a lui, però: avete presente quei post che un po’ di tempo fa giravano sui social in cui si chiedeva la preferenza di una merendina piuttosto che di un’altra, oppure del tè alla pesca o quello al limone? Ecco, queste semplici burle sono modi divertenti attraverso cui scambiamo qualcosa l’uno con l’altro: la girella la mangi a morsi o la srotoli strato per strato? Divertente la risposta, il confronto, un momento frivolo di gioco.

Le merendine in una società industrializzata

Spostandoci dal singolo, anche della società le merendine ci dicono molto: sono state una risposta pratica alla difficile domanda “Dove trovo il tempo?”. Confezioni monoporzione, pronte all’uso, che soddisfano ogni preferenza: la soluzione perfetta per famiglie che hanno iniziato a passare più tempo fuori casa per motivi soprattutto lavorativi e che hanno bisogno di mandare i figli a scuola senza, possibilmente, lasciarli a digiuno.

Le prime merendine

Così Angelo Motta intercetta questa necessità e inizia a produrre, negli anni ’50, il Mottino, al quale seguiranno decine di merendine Ferrero, Mulino Bianco, Bauli e di tante altre marche, che ancora oggi amiamo mangiare e mettere nello zaino un attimo prima di uscire. Nel tempo le merendine non sono state solo associate al momento di pausa, ma anche a personaggi creati dalle varie aziende con i relativi gadget e premi, che hanno indubbiamente amplificato il senso di familiarità che si prova nei confronti di questi snack. Un processo di marketing che ha ripagato le scelte delle aziende fidelizzando il cliente.

Se le vendite delle merendine sono ancora elevate, con un mercato che secondo dati NielsenIQ nel 2024 ha avuto un valore di 1,4 miliardi di euro, non è però solo per questo: l’industria dolciaria ha dovuto inevitabilmente stare al passo con le esigenze dei consumatori, mantenendo la promessa di fare risparmiare tempo nella preparazione della merenda, ma anche adeguandosi ai nuovi gusti e alle nuove linee guida per una sana alimentazione.

Le merendine oggi

Come segnala una ricerca condotta da Astra ricerche per Unione Italiana Food, ogni anno vengono immesse nel mercato tra le 8 e le 10 nuove referenze, che sempre più spesso sono le versioni preconfezionate di dolci di fama internazionale come waffle, pancake, muffin e plumcake.

Per quanto riguarda le esigenze nutrizionali, la grammatura è stata ridotta e calibrata intorno ai 35 grammi. Le kcal per ogni pezzo sono tra le 110 e le 190; grassi saturi e zuccheri sono stati ridotti al contrario della percentuale di fibre che è stata aumentata.

Gli avvisi dell’OMS

Sebbene spesso vengano motivati questi cambiamenti come risposte a semplici trend salutisti, ad oggi non è possibile liquidare così il problema. L’OMS, infatti, segnala da tempo la necessità di contrastare le percentuali molto alte di adulti e bambini che convivono con condizioni di obesità, e questo è probabilmente uno dei modi per l’industria di fare la sua parte, sebbene ognuno debba tenere presente che non ci sono prodotti da eliminare ed altri da venerare, bensì è necessario riuscire a bilanciare la dieta che è un sistema multifattoriale, non basato solo sui momenti di pausa e su singoli alimenti.

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