Nel cuore pulsante di Roma, a due passi dalla Stazione Termini, c’è un luogo che racconta una storia di ospitalità lunga quattro generazioni: l’Hotel Diana. Un indirizzo storico che non ha mai smesso di evolversi, mantenendo intatto il suo spirito originario. Nato nel 1939 dalla visione imprenditoriale di Benedetto De Angelis – pioniere del turismo moderno – questo hotel ha attraversato decenni di trasformazioni urbane e sociali, rimanendo sempre fedele a un’idea precisa di accoglienza: autentica, sartoriale, mai omologata.
Oggi il Diana è un elegante quattro stelle dove la tradizione incontra l’innovazione, grazie a una gestione familiare che ha saputo rinnovarsi nel tempo, puntando sulla qualità e sull’esperienza. Emblema di questa visione è L’Uliveto Roof Garden, il rooftop panoramico che domina i tetti della Capitale: una terrazza-giardino sospesa nel silenzio, dove la cucina dello chef Alessandro Pinca celebra i sapori del territorio con stile contemporaneo. Un luogo inaspettato, in cui il tempo sembra fermarsi e l’ospitalità diventa un’arte.


Il risveglio di una terrazza e la visione gastronomica
Rilanciato nel 2008 da Caterina De Angelis, L’Uliveto Roof Garden è diventato negli anni uno degli angoli più ricercati per godersi un tramonto tra cocktail d’autore e cucina gourmet. Oggi la terrazza si presenta con un nuovo allestimento botanico e cromatico, aperta tutti i giorni dalle 17 a mezzanotte con servizio cena e cocktail bar. I drink firmati dal bar tender Gianluca Storchi dialogano perfettamente con i piatti di Alessandro Pinca, chef giovane e concreto, capace di rileggere la tradizione in chiave raffinata ma accessibile.
“Sono arrivato nel 2018 come aiuto cuoco, poi sono diventato secondo, e con il Covid – complice la chiusura del ristorante interno – ho assunto il ruolo di primo chef. È stato un periodo difficile ma anche fertile: grazie al fatto che L’Uliveto è una terrazza all’aperto, siamo riusciti a rilanciare proprio in quel momento” – racconta lo chef.
Durante le fasi alterne della pandemia, la struttura ha saputo reinventarsi, ideando anche formule condivise per eventi in piena sicurezza: “Abbiamo creato un menù ad hoc con piatti serviti al centro tavola, ognuno con la sua posata e il proprio piatto: è stato un modo per vivere l’esperienza in modo conviviale ma sicuro”, spiega Caterina De Angelis, oggi tra le anime della struttura.




Tradizione laziale, materie prime selezionate, nomi che raccontano
La cucina dello chef Pinca affonda le radici nel Lazio, con un lavoro minuzioso di ricerca e valorizzazione dei piccoli produttori locali. Dalla carne Marango allevata nella Tuscia, alla mozzarella di bufala DOP Casabianca di Fondi, passando per le verdure selezionate da agricoltura biologica e i prodotti in acquaponica firmati The Circle.
“Lavoro solo con ingredienti che conosco personalmente, scelgo produttori locali e bio. Anche l’olio extravergine è della mia famiglia: si chiama ‘Essenza’, è prodotto in Sabina dalla nostra azienda agricola Tradizione Terra. Ne facciamo poco, 700-800 litri l’anno, ma di altissima qualità”, racconta con orgoglio lo chef.”
Il menu estivo 2024, elegante e narrativo, si articola in percorsi degustazione – Radici, Contrasti e Naturae – e una carta à la carte dove ogni piatto ha un nome evocativo, perché, come afferma Pinca, “attraverso il titolo si apre un mondo… ed è possibile già immaginare il piatto”. Ecco allora piatti come Sinfonia mediterranea, tonnarelli con frutti di mare del litorale laziale, o Roma/Milano andata e ritorno, una costoletta alla milanese completamente vegana, con verdure selezionate e un finto osso di verza: “Volevo che sembrasse una cotoletta vera, ma fosse 100% vegetale: la mia sfida era quella”. Non manca il tocco dolce con Er Magozzo, rivisitazione del maritozzo con crema di mango e panna montata.


L’Uliveto roof garden, un rooftop (quasi) segreto, per chi sa cercare
Nonostante l’unicità della location, L’Uliveto è frequentato in gran parte dagli ospiti dell’hotel – “il 99% della clientela” – precisa Caterina De Angelis – mentre è ancora poco conosciuto dal pubblico romano. “Dieci anni fa era una novità, ora i rooftop sono tanti, ma durante il Covid molti romani hanno scoperto questo spazio e ancora oggi capita che tornino”. Un’oasi verde e silenziosa, punteggiata da alberi d’ulivo e piante aromatiche, dove ci si dimentica di essere a pochi passi da Termini. “Chi arriva qui – spiega la proprietà – trova accoglienza, gentilezza e tanta tranquillità. È come essere fuori Roma, pur restando nel suo centro più vivo“.
Con una clientela internazionale – britannici, americani, australiani, canadesi e giapponesi – e una filosofia che mette al centro il valore umano, la cura dei dettagli e il legame con la storia, l’Hotel Diana e il suo rooftop L’Uliveto rappresentano una delle realtà più autentiche e sorprendenti dell’hôtellerie romana.





