Il sushi conquista il mondo (e tutte le età): viaggio tra storia, mode e reinterpretazioni di un’icona globale

Il 18 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Sushi, un’occasione perfetta per raccontare uno dei fenomeni gastronomici più amati e trasversali del nostro tempo. Perché il sushi non è solo una moda, ma un simbolo della globalizzazione alimentare, capace di adattarsi, trasformarsi, reinventarsi. E soprattutto di mettere d’accordo generazioni e gusti diversi, da chi cerca un pranzo veloce e bilanciato, a chi ama la convivialità delle cene all you can eat, fino ai puristi del crudo e agli intenditori che sognano un’esperienza autentica da omakase.

Sushi, una passione che non conosce crisi

Che sia in una colorata bowl da asporto, in un elegante vassoio take-away o nei piatti scenografici di un ristorante fusion, il sushi è ormai parte della nostra quotidianità. È un cibo che riesce a essere elegante ma informale, leggero ma appagante, popolare ma anche elitario. I numeri parlano chiaro: secondo le ultime ricerche di mercato, il sushi è uno dei cibi più ordinati a domicilio in Italia, con picchi nel weekend e un consumo trasversale che coinvolge tutte le fasce d’età, dai giovanissimi ai senior. Le città italiane pullulano di locali dedicati, e non solo giapponesi: ormai anche chef italiani si cimentano nella sua reinterpretazione, miscelando ingredienti locali e tecniche nipponiche.

Dalle origini fermentate al boom globale

Ma come nasce il sushi? La sua storia è molto più antica e curiosa di quanto si pensi. Le sue origini risalgono al IV secolo d.C. in Asia sud-orientale, dove il pesce veniva conservato sotto riso fermentato per poter durare più a lungo. Solo secoli dopo, in Giappone, si abbandonò la fermentazione e si iniziò a consumare il riso insieme al pesce, dando vita al narezushi. Ma il sushi moderno, quello che conosciamo oggi con il riso condito con aceto e accompagnato da pesce crudo o altri ingredienti, si sviluppa tra il XVIII e il XIX secolo a Edo (l’attuale Tokyo), come cibo di strada veloce e pratico.

Sushi all’italiana: reinterpretazioni e contaminazioni

Oggi, però, il sushi che mangiamo in Italia è lontano da quello tradizionale giapponese. In Giappone, ad esempio, difficilmente troveremmo un uramaki con salmone, avocado, maionese e granella di pistacchio. Quella che da noi è diventata la normalità è frutto di una reinterpretazione in chiave occidentale. Il sushi europeo (e in particolare italiano) è spesso più ricco, più saporito, più elaborato. Ingredienti come tartufo, burrata, frutta esotica o tempura si mischiano alle preparazioni tradizionali, creando un sushi fusion che piace e diverte, anche se – va detto – fa inorridire i puristi del Giappone. Eppure è proprio questa capacità di reinventarsi la chiave del suo successo: il sushi è una tela bianca, pronta ad accogliere le influenze delle cucine del mondo.

Le declinazioni del sushi nel mondo

Il sushi, infatti, ha saputo attraversare confini e culture. Negli Stati Uniti è nato il famoso California Roll, con surimi, avocado e cetriolo. In Brasile esistono versioni dolci con frutta tropicale e cioccolato. In Corea del Sud, il kimbap è simile al maki ma fatto con carne, verdure e olio di sesamo. E poi c’è la pokè hawaiana, che condivide con il sushi l’amore per il crudo e per l’equilibrio nutrizionale, ma si mangia in ciotola e con una maggiore componente vegetale. Anche in Italia sono sempre più frequenti le contaminazioni: pensiamo ai sushi burger, ai sushi tacos o persino ai sushi a forma di arancino.

Più di un piatto: un rito e un’esperienza

Il sushi non è solo da mangiare, ma anche da vivere. Per qualcuno è l’appuntamento fisso del sabato sera con gli amici, per altri è una coccola da gustare con calma. Nei locali più raffinati, l’esperienza si trasforma in un vero rito: si parla di edomae sushi, si assaggia boccone dopo boccone secondo il ritmo dello chef, si scoprono tagli di pesce rari e tecniche millenarie. Dietro a ogni pezzo di sushi ci sono tecnica, rigore, estetica. Eppure riesce ad arrivare a tutti, in ogni forma e occasione. È questo il vero segreto del suo successo.

Celebrare il sushi il 18 giugno significa riconoscere la forza di un cibo che ha saputo superare i confini geografici e culturali, reinventarsi senza perdere identità, e restare – al tempo stesso – tradizione e innovazione.

Il glossario del sushi per non sbagliare