A pochi passi dalla suggestiva via Giulia, nel silenzioso Vicolo delle Grotte, Clorofilla si rivela come un’oasi contemporanea di sapori e verde urbano. Siamo nel cuore pulsante della Capitale, tra Campo de’ Fiori e Ponte Sisto, ma l’atmosfera è tutt’altro che frenetica: l’ingresso nel locale segna una cesura netta con il caos cittadino. Tra archi in mattoncini, elementi in rame e un tripudio di piante stabilizzate, si entra in quello che è molto più di un bistrot. È un luogo dove la cucina diventa racconto, sorpresa e cultura gastronomica.
La regia è affidata a una brigata giovane guidata dallo chef Giorgio Tandoia, mente creativa che ha scelto di fondere tecniche complesse, identità italiana e contaminazioni globali in un percorso fatto di estetica e sapore. L’approccio è audace ma ben bilanciato, tra piatti dai toni decisi, presentazioni sorprendenti e un senso del gioco che non sconfina mai nell’eccesso.


La creatività a tavola
La cena ha avuto inizio con una provocazione visiva: un apparentemente innocente lampone si è rivelato essere una salsa di pomodoro trasformata in scultura. Un inganno voluto, una mossa teatrale che introduce perfettamente il tono del menu. A seguire, un pan brioche alla nocciola servito con pomodorini datterini rossi e gialli ha accompagnato il passaggio alla portata successiva.
Il ramen di carpaccio di calamaro, presentato in brodo dashi con funghi pioppini e cipollotto fresco, ha confermato il coraggio della proposta. Nessuna pasta, ma calamaro crudo tagliato finemente: un abbraccio umami che gioca con la temperatura e la consistenza, lasciando una lunga e piacevole persistenza.
La vera firma dello chef emerge nei gyoza al pollo alla cacciatora, piatto manifesto della filosofia Clorofilla. Tradizione romana rivista in chiave orientale, con una spuma che racchiude il sapore dell’infanzia e un impasto spesso ma perfettamente equilibrato, capace di esaltare il ripieno senza prevaricarlo. Questi ravioli, spesso declinati anche in altre varianti locali (dall’abbacchio alle patate, alla coda alla vaccinara), rappresentano un felice punto d’incontro tra Roma e l’Estremo Oriente.
Non manca la provocazione nel cosiddetto “risotto alla pescatora”, che risotto non è. La scelta cade infatti sulla fregula sarda, una pasta di semola lavorata a mano in piccole sfere, perfetta per assorbire il ricco fumetto e la bisque di crostacei. Il risultato è un piatto elegante e profumato, arricchito da scorfano, lime, calamaretti, yuzu, cozze, mazzancolle e salicornia. Un vero esempio di come ingredienti di qualità, tecnica e sensibilità possano portare la tradizione marinara italiana a nuovi livelli.
Il piatto più travolgente? La carbonara ripiena al tartufo nero. Bottoni di pasta con cuore di pecorino e tartufo, spuma di tuorlo, polvere di guanciale e generose scaglie di tartufo completano una portata che non si dimentica. Intensa, avvolgente, goduriosa. Un colpo basso per chi ama i sapori decisi.


Il secondo ha riportato l’attenzione sulla carne con un agnello servito su misticanza di campo ripassata, un piatto solido, rustico, perfettamente integrato nel percorso gastronomico.
I dolci mantengono il fil rouge tra divertimento e coerenza. Il tiramisù, detto anche “Clorofillamisù” servito in un vasetto con terra di cacao e germoglio è una trovata scenica che non dimentica il gusto. Per i più golosi, la cheesecake al caramello con biscotto al miele e fava di cacao tostata rappresenta una coccola finale ben calibrata.
I cocktail originali di Clorofilla
Oltre alla cucina, Clorofilla è un vero tempio del cocktail pairing. Il bancone, guidato dal barman Nicholas Caglia, diventa spazio di dialogo: ogni drink è pensato per sposarsi con il piatto, ma anche per raccontare il cliente. Nessuna lista rigida, ma grande flessibilità: il mixologist ascolta, interpreta e crea. Frutta, verdura, scarti di cucina trasformati in ingredienti da bere: un laboratorio di mixology sostenibile, che abbraccia lo zero waste e la stagionalità con spirito giocoso e serio al tempo stesso.
Pane e pasta qui sono fatti in casa. Si può ordinare alla carta oppure scegliere uno dei due menu degustazione: il primo “Degustazione Clorofilla” (6 portate a scelta dello chef a 70 euro), il secondo “Degustazione Tradizione” (6 portate a 60 euro). Chi invece non volesse impegnarsi in un’intera cena può sempre optare per un aperitivo: qui il cocktail non è un accessorio, ma un’esperienza su misura.
Clorofilla è il luogo dove la cucina italiana si reinventa con intelligenza, dove ogni piatto è una dichiarazione d’amore per la materia prima e ogni sorso racconta una storia. Un bistrot che sorprende, accoglie e seduce, proprio come Roma sa fare nei suoi angoli più inaspettati.
Info: Vicolo delle Grotte, 17 – Roma / 06 6940 2296 – www.clorofillacucinaedistillati.it