Il rito dell’aperitivo italiano, quello vero!

Aperitivo

Se non ci avesse pensato Ippocrate probabilmente oggi l’aperitivo non esisterebbe nemmeno. Fu lui a inventarlo. Un aperitivo leggero per la precisione: una sorta di ‘vinello’ aromatizzato con fiori, assenzio e ruta per solleticare naturalmente l’appetito dei pazienti inappetenti e regolarizzare il loro intestino. Per molti divenne un rito: una buona abitudine nell’ambito di una vita sana che, proprio come ha insegnato il celebre medico dell’Antica Grecia – Fà che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il tuo cibo – non può prescindere da ciò che si mangia e che si beve. L’aperitivo dovrebbe stimolare le secrezioni gastriche e quando è fatto bene, cioè con le bevande giuste ed eventualmente con lo spuntino appropriato, è assolutamente consigliato. 

A ben guardare di quell’aperitivo leggero ideato da Ippocrate è passato un po’ di tempo –  più di ventiquattro secoli… –  perché adesso è diventato una sorta di rito sociale, l’agognato epilogo di una giornata o di una settimana lavorativa in cui si indugia con amici o colleghi al bar sorseggiando e mangiando qualcosa. Rinunciarci? Giammai! Sapere scegliere invece sì, sempre. In generale l’aperitivo non deve sostituire la cena rimpinzandosi troppo e andrebbe fatto limitando il consumo di tutte quelle bevande e quegli alimenti che causano picchi glicemici che poi fanno venire ancora più sete e più fame.

Un po’ di storia dell’aperitivo

L’aperitivo cosiddetto ‘moderno’ nasce a Torino nel 1786 quando Antonio Carpano inizia a produrre il vermut – nome riadattato della parola ‘Wermut’ con il quale in tedesco viene chiamata l’artemisia maggiore, pianta medicinale diffusa in tutta l’Italia continentale – un vino aromatizzato ottenuto con un infuso di spezie ed erbe medicinali. Da allora è diventato l’aperitivo per eccellenza, la bevanda ideale per concludere il pomeriggio in uno dei caffè storici del centro o nei locali contemporanei in stile lounge accompagnato da prodotti tipici locali e regionali come salumi, formaggi, grissini, fonduta (in versione alleggerita) serviti a mo’ di stuzzichini.

Dalla metà degli anni ’90, il rito dell’aperitivo si svolge dalle 18:00 alle 20:00 come pre-cena (meno frequentemente in prossimità dell’ora di pranzo) evolvendosi negli anni dopo con l’apertura di locali sempre più moderni, accoglienti e con ricchi buffet. I prezzi, saliti di pari passo con il diffondersi della moda, lo hanno reso un’abitudine costosa in quanto tale anche se molti considerano un ricco aperitivo – il cosiddetto apericena – il valido sostituto di una cena a un prezzo molto più ragionevole. Tutti questi fattori hanno contribuito al successo e a celebrare il 26 maggio di ogni anno dal 2022, la Giornata Mondiale dell’Aperitivo.

Spritz cocktails

Ma che cosa costituisce il vero, autentico aperitivo, quello che dovrebbe essere il preludio alla cena? Riguardo le bevande, si può scegliere uno dei cocktail italiani famosi in tutto il mondo – Spritz, Americano, Negroni, Negroni sbagliato o Bellini, quest’ultimo più indicato nel periodo estivo – ma anche tra due grandi classici come il Gin Tonic e il Martini. In alternativa, un calice di bollicine di qualità – Conegliano-Valdobbiadene Prosecco DOC, Prosecco DOCG Superiore di Cartizze o Franciacorta Satèn – oppure un Campari Soda, l’aperitivo monodose per definizione. E poi, qualcosa da piluccare scegliendo tra mandorle, arachidi o anacardi, tutti tostati, leggermente salati e olive verdi greche denocciolate (per non lasciare su piattini o ciotoline gli antiestetici noccioli una volta mangiate). Il tutto ‘condito’ da chiacchiere spensierate e sane risate. Quelle, di certo, non fanno mai male. Alla salute e all’umore.

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